L’E-COMMERCE DEL FOIE GRAS

L’E-COMMERCE DEL FOIE GRAS

È tra i prodotti più famosi e apprezzati della cucina transalpina. Può essere d’anatra (canard) o d’oca (oie). Si tratta del foie gras, alimento disciplinato dalle leggi francesi.

Ed è sicuramente la Francia il principale produttore e consumatore di foie gras di anatra e di oca al mondo. ll foie gras francese viene commercializzato secondo diverse tipologie previste dal disciplinare: entier (intero), il più costoso, blocco intero costituito da uno o due pezzi dello stesso fegato o al massimo di due fegati differenti; quello costituito da diversi pezzi di fegato compattati insieme; bloc de foie gras, il meno costoso, composto da almeno il 98% di foie gras cotto, dove i vari pezzetti formano un composto emulsionato. Esistono poi altre categorie commerciali meno pregiate che rispondono ai nomi di paté e mousse de foie gras (entrambe devono contenere almeno il 50% di fegato), senza dimenticare il parfait (che deve contenerne almeno il 75%).

Foie Gras Gourmet è l’unico sito e-commerce, che offre la possibilità di inviare scatole di foie gras d’anatra o d’oca all’estero (in Europa, ma anche negli USA, in Australia, a Hong-Kong, ecc.), nessun dazio doganale sarà richiesto al destinatario, che riceverà il suo pacco in 2 o 4 giorni.

Foie Gras Gourmet è nato nel 2014 e ha lo scopo di far di scoprire il miglior Foie Gras del Sud-Ovest della Francia.

L’IGP (Indicazione Geografica Protetta) Sud-Ovest o Périgord, Label Rouge, l’Appellazione Oca del Périgord garantiscono l’origine del Foie Gras, ma anche il rispetto di una serie di regole per quanto riguarda i criteri di allevamento e di produzione.

Il foie gras del brand Foie Gras Gourmet è preparato nel rispetto della tradizione ed è realizzato da una cooperativa di artigiani: viene meticolosamente lavorato a mano, poi cotto e condito solo con sale e pepe, senza aggiunta di alcun colorante, conservante o additivo.

Le anatre e le oche vengono allevate in libertà e nutrite con mais nelle pianure di Chalosse, a sud delle Landes, dipartimento della regione della Nuova Aquitania.

Il foie gras si mantiene per diversi anni a temperatura ambiente (la data di scadenza è stampata sul barattolo/lattina), va conservato in un luogo fresco e asciutto o in frigorifero. Se si conserva fuori, si consiglia, prima della degustazione, di tenerlo in frigorifero per un paio di ore. Una volta aperto può essere conservato per diversi giorni, sempre in frigorifero. Andrebbe servito a temperatura ambiente, tagliato col coltello a fette di circa 0,5-1 centimetro di spessore. Non andrebbe spalmato, ma mangiato intero, anche solo con un pezzetto di pane.

Da poco Foie Gras Gourmet ha rinnovato il proprio sito e-commerce e ha aggiunto alla vendita una selezione di prodotti da accompagnare al Foie Gras d’anatra o d’oca, intero o in blocchi, per degustarlo meglio.

Condimenti:

– Chutney di mango, Chutney di fichi e Confit di cipolla, tutti provenienti da agricoltura biologica del marchio Saveurs&Fruits.

– Bucce di Tartufo Nero e Tartufi Neri extra spazzolati della marca Plantin.

Vini:

– La Ficelle de Saint-Pourçain, AOC, Denominazione di Origine Protetta, Saint-Pourçain in Alvernia, da uve Gamay e Pinot Noir.

– Comte de Beaulieu, AOC, Denominazione di Origine Protetta, Côtes de Bergerac. Vino dolce prodotto con le varietà di uva Sémillon e Muscadelle.

– Les Gouyats, AOC, Denominazione di Origine Protetta, Périgord. Vino prodotto in Dordogna dalla famiglia Dubard, realizzato con le uve Sauvignon Blanc e Sémillon.

Quindi abbinatelo a vini dolci passiti, bianchi molto profumati, champagne, spumanti e moscati liquorosi. Cin!

EMME22

IL MIGLIOR PROSECCO DEL 2023

IL MIGLIOR PROSECCO DEL 2023

L’Asolo Prosecco Superiore DOCG Extra Dry di Tenuta Amadio è stato eletto Best Prosecco a The Champagne & Sparkling Wine World Championships 2023. Si tratta del più autorevole concorso al mondo sugli spumanti creato da Tom Stevenson, uno dei degustatori di riferimento nel panorama delle bollicine. Ferree le regole di degustazione: tutti gli assaggi vengono condotti alla cieca, i vini in concorso vengono versati in calici codificati prima di essere sottoposti ai giudici, la giuria non vede mai le bottiglie in degustazione, neppure coperte. Un rigore che premia solo la qualità.

A salire sul podio l’Asolo Prosecco Superiore DOCG Extra Dry 2022, giovedì 2 novembre a Londra. Il titolo pone la cantina di Monfumo, guidata da Simone e Silvia Rech, ai vertici dell’enologia nazionale e internazionale, confermando la vocazione vitivinicola di un territorio unico al mondo.

“È una grandissima soddisfazione ricevere questo riconoscimento da esperti del calibro di Tom Stevenson, Essi Avellan e George Markus – commenta Simone Rech – e siamo ancor più fieri di aver ottenuto questo risultato con il nostro Asolo Prosecco DOCG, un vino che è la più autentica espressione del nostro amore per le colline in cui viviamo e lavoriamo. Un territorio prezioso, ricco di storia e cultura, che dobbiamo preservare e valorizzare anche attraverso un’enologia di assoluta eccellenza e sempre rispettosa dell’ambiente”.

Tenuta Amadio nasce dalla passione e dalla volontà di Simone Rech, che assieme alla sorella Silvia, hanno ereditato dal nonno la proprietà. Hanno recuperato la vocazione vitivinicola del territorio e ripopolato i vigneti della proprietà sita a Castelli di Monfumo, in provincia di Treviso. Le caratteristiche distintive di Tenuta Amadio sono la sostenibilità a 360 gradi, non solo in vigna ma in tutto il processo produttivo, e l’attenzione al territorio che passa attraverso la riscoperta di alcuni vitigni antichi, quali la Bianchetta trevigiana.
I vini di Tenuta Amadio nascono a Monfumo, nel cuore della denominazione “Asolo Prosecco” e sono il risultato di una filiera di produzione caratterizzata da avanguardia tecnologica, rigorosamente controllata, e di una lavorazione delle uve effettuata interamente a mano.

La proprietà si sviluppa in diversi possedimenti: il Vigneto del Biss, il Vigneto del Longon e il Vigneto Era Grande. Grazie alle loro specificità offrono uve diverse per sapore e caratteristiche. “Curare il nostro prodotto dalla terra alla bottiglia, seguendo con passione e metodica disciplina ogni fase della lavorazione, è la nostra missione – afferma Silvia Rech –.Collaboriamo inoltre con le iniziative culturale del territorio, mirate a promuovere questa terra e i suoi prodotti. Una terra dove il Prosecco Asolo DOCG rappresenta l’eccellenza. Proponiamo degustazioni anche nel fine settimana ed è possibile effettuare la visita guidata alla cantina, ammirare i vigneti e il giardino didattico, scoprire le varietà autoctone dei colli trevigiani”.

EMME22

 

CELEBRITY WINES E AVALINE DI CAMERON DIAZ

CELEBRITY WINES E AVALINE DI CAMERON DIAZ

Fare vino? Sempre di più un business da superstar. Lunga la lista dei vignaioli vip. C’è Robin Williams con il marchio Rude Rise, Miraval di Angelina Jolie e Brad Pitt, che al tramonto della loro relazione si sono contesi a lungo la tenuta in Provenza. C’è il regista di “Star Wars”, George Lucas, proprietario della tenuta Château Margüi, con il suo marchio Skywalker Vineyards. C’è Snoop Dog con le sue bottiglie di “Snoop Cali Red”, c’è il Prosecco “Della Vite” della modella inglese Cara Delevingne, ci sono le bollicine di Kylie Minogue e il Sun Goddess della cantante Mary J. Blige, prodotto in Italia, in Friuli Venezia Giulia. E c’è Cameron Diaz, che in collaborazione con l’imprenditrice Katherine Power, ha lanciato una linea di vini organic. Ma nessuno dei sopracitati vip ha mai messo in piedi una campagna di marketing social tanto poderosa come quella di Cameron Diaz per l’etichetta Avaline. Rosso, bianco, rosè, o in versione cocktail con frutta fresca per un aperitivo, ma anche frizzante, pronto per essere sciabolato in giardino. Il marchio Avaline ha completamente monopolizzato il profilo Instagram di Cameron Diaz, diventato ormai un gigantesco spot. Il brand è nato nel 2020 dalla collaborazione fra l’attrice e l’imprenditrice Katherine Power (nota anche per il brand di moda Who What Wear).
“In una delle prime conversazioni che io e Katherine abbiamo avuto per produrre un vino più pulito ci siamo chieste: che cosa ci aggiungiamo? – racconta Cameron Diaz -. Abbiamo capito che non è quello che aggiungi, ma ciò che non aggiungi. La maggior parte del vino prodotto non viene da uve biologiche, e può contenere oltre 70 additivi. Questo ha completamente cambiato il modo in cui abbiamo progettato di produrre i nostri vini”.

Avaline nasce, infatti, dalla loro attenzione per la salute e il benessere, che, nel vino, si è tradotto in produzioni vegan-friendly, organic, non Ogm, senza glutine e senza aggiunta di zuccheri, coloranti o concentrati artificiali.

“Quando abbiamo iniziato a chiedere vini organici o biologici nei negozi di alimentari e nei ristoranti, tutto ciò che abbiamo ottenuto sono stati occhi al cielo – spiega Katherine Power –. Uno dei nostri obiettivi principali è quello di aumentare la presenza di vino ‘pulito’ sul mercato, rendendolo disponibile laddove il nostro consumatore già acquista”.

Sul sito, infatti, scrivono: “Conosciamo il contenuto di tutto ciò che entra nei nostri corpi, perché non il vino? Il nostro viaggio per rispondere a questa domanda ci ha portato a creare Avaline, deliziosi vini da agricoltura biologica, pieni di bontà naturale e privi di additivi indesiderati e non rivelati. Quando sappiamo cosa c’è nel nostro bicchiere, possiamo lasciare che il vino compia la sua magia: trasformare i pasti, suscitare amore e avvicinarci a coloro a cui teniamo. Tutti i nostri vini iniziano con uve biologiche certificate al 100%, il che significa che sono coltivate senza l’uso di pesticidi sintetici o erbicidi. Abbiamo scelto di produrre i nostri vini con uve biologiche perché l’uva è uno dei frutti della “sporca dozzina”, il che significa che può contenere più residui di pesticidi tossici della maggior parte, e vogliamo evitare la possibilità di tracce di contaminazione da pesticidi nei nostri vini.  

EMME22

 

 

0% ALCOL PER LO SPARKLING ROSÉ DI KYLIE MINOGUE

0% ALCOL PER LO SPARKLING ROSÉ DI KYLIE MINOGUE

“L’interesse e il desiderio per un vino analcolico di alta qualità era sempre più evidente. Ho ricevuto molti messaggi da parte di fan giovani e astemi che volevano far parte della famiglia KMW (Kylie Minogue Wines), così ho voluto valutare se fosse possibile realizzare un vino analcolico, senza sapere, però, quanto sarebbe stato difficile”, ha raccontato Kylie Minogue in una intervista rilasciata alla giornalista Lucy Shaw di Drink Business.

Avendo individuato una lacuna nel mercato, la talentuosa cantante e superstar australiana ha recentemente proposto una bollicina rosé analcolica ideale per cavalcare l’attuale boom del “no-low”. Solo 22 calorie per 100 ml per lo “Sparkling Rosé 0% alcohol” che è stato lanciato a ottobre 2022 in 700 negozi Tesco del Regno Unito.

“È stato il vino più impegnativo della gamma – racconta la principessa del pop –. I vini analcolici spesso sono troppo dolci. Abbiamo fatto una degustazione a New York e non era ancora a posto, quindi abbiamo ridotto la dolcezza fino a raggiungere un livello che mi soddisfacesse. Ho voluto che l’effervescenza fosse come quella di uno spumante alcolico, in modo che i consumatori non abbiano la sensazione di uno stravolgimento sensoriale. Desidero che la gente lo beva nei migliori bicchieri da champagne; il colore è splendido, la sensazione è quella di una celebrazione assoluta”.

Kylie Minogue Wines è stato lanciato nel 2020 in esclusiva dal distributore londinese Benchmark Drinks. In poco più di 2 anni, è tra i nove vini più venduti nel Regno Unito, insieme al Signature Rosé e al Prosecco Rosé. “Essere il marchio Rosé numero uno nel Regno Unito, avere venduto oltre otto milioni di bottiglie da quando lo abbiamo lanciato ed essere presenti in oltre trentuno paesi, mi riempie di gioia”, afferma Kylie Minogue. Ed esorta: “Sono entusiasta, ma divertitevi responsabilmente!”

Numerosi i premi, tra cui due ori, nei prestigiosi Drinks Business Wine Awards.

EMME22

 

TAPPO A VITE E ‘SVITATI’

TAPPO A VITE E ‘SVITATI’

Franz Haas, Graziano Prà, Jermann, Pojer e Sandri e Walter Massa. Cos’hanno in comune queste 5 cantine e relativi produttori? Nel giro di pochi anni tutti i loro vini saranno “tappati a vite”. Per questo si sono chiamati “Gli Svitati” e il 6 marzo hanno organizzato un evento a Villa Sorio di Gambellara (Vicenza) per raccontare e sostenere la loro scelta del tappo a vite. con una chiusura come il tappo a vite si rischiano meno “incidenti di percorso” rispetto a una chiusura naturale come il sughero. Questo è sicuramente un aspetto innegabile sul quale è chiaro che tutti i player del sughero stanno da tempo lavorando per ridurre il più possibile i rischi di “contaminazione” di varia natura.

“Se vogliamo vini protetti da ogni interferenza esterna con chiusure capaci di tutelare al meglio tutti i grandi sforzi che facciamo in vigna e in cantina, la scelta deve cadere inevitabilmente sui tappi a vite, senza nessun dubbio” è il concetto che in modo accorato hanno sottolineato.
Una scelta estrema dettata dall’aver visto troppe volte il loro lavoro attento e preciso per ottenere grandi vini penalizzato da un tappo naturale che ha “contaminato” il loro prodotto, vanificando così tutti i loro sforzi. “Ricordo che qualche anno fa, in un noto ristorante, i clienti seduti a un tavolo vicino al nostro ordinarono una preziosa bottiglia di Barolo di Sandrone. Conoscevo bene quel vino, perchè era uno dei miei preferiti. Vedo che lo assaggiano e iniziano a parlarne male. Rimango stupefatta e quindi chiedo al sommelier, che conoscevo bene, se poteva farmi avere un bicchiere di quel vino. Assaggiandolo, mi rendo conto che era una bottiglia con difetti derivanti dal tappo di sughero. Chiedo allora di portare loro un’altra bottiglia, sempre di quell’annata, dicendogli che l’avrei offerta io. La degustano con piacere e i commenti si trasformano completamente in molto positivi. Anche quella volta mi resi conto di come in pochi minuti si può vedere naufragare, delegittimare, anni di lavoro e di impegno”, racconta Maria Luisa Manna moglie di Franz Haas.

Secondo gli “Svitati”, oltre a eliminare i rischi di “contaminazione da tappo”, il tappo a vite rappresenta anche la scelta migliore sotto il profilo della sostenibilità essendo realizzato in alluminio, materiale ad alta riciclabilità, molto più rispettoso dell’ambiente rispetto allo stagno.

Cinque vini degli “Svitati” sono stati degustati nella versione con tappo a vite e in quella con tappo di sughero. Il confronto è risultato decisamente interessante e utile perché ha evidenziato due modelli di vini profondamente diversi tra di loro. Se fosse stata una degustazione alla cieca, per essere chiari, nessuno probabilmente si sarebbe accorto che si stavano degustando due vini della stessa tipologia e annata ma semplicemente con un tappo diverso. Prendendo come esempio la degustazione del Vintage Tunina di Jermann (annata 2013), la versione “a vite” era profondamente diversa da quella tappata con il sughero. La prima più fresca e fruttata ma anche molto meno ampia e complessa, intrigante rispetto alla versione con il sughero. Non esiste una chiusura ideale per tutte le tipologie di vino e di gusti dei consumatori. Non vi è dubbio, infatti, che alcuni vini possano venire privilegiati nell’evoluzione da chiusure più “naturali” rispetto ad altri.

All’incontro è intervenuto anche Fulvio Mattivi, ricercatore della Fondazione Mach di San Michele all’Adige presentando i risultati delle ricerche dell’Australian Wine Research Institute, che nel 1999 ha avviato delle sperimentazioni su quattordici diverse tipologie di chiusure di vino, compreso il tappo a vite. “Lo scopo della sperimentazione era quello di condurre una valutazione indipendente delle prestazioni della chiusura per fornire ai produttori di vino dati solidi su cui basare le proprie decisioni in merito alle chiusure – spiega Mattivi –. Sebbene si prevedesse che la sperimentazione sarebbe durata dieci anni è stata interrotta dopo 3 anni perché i risultati erano chiari e perché il mix di chiusure disponibili sul mercato è cambiato notevolmente in un breve lasso di tempo, in parte a causa dei risultati della sperimentazione. Complessivamente, i risultati delle ricerche presentate dal prof. Mattivi hanno evidenziato risultati positivi per le chiusure con tappo a vite che, anche a distanza di anni, hanno consentito un mantenimento delle caratteristiche organolettiche adeguato e, in taluni casi, anche migliore rispetto a chiusure con tappi di sughero.

EMME22

 

QUALITÀ DELLE UVE PER LA VENDEMMIA SICILIANA

QUALITÀ DELLE UVE PER LA VENDEMMIA SICILIANA

Si concludono i cento giorni della vendemmia siciliana. Iniziata qualche giorno più tardi rispetto al 2021, ovvero a fine luglio sulla costa occidentale dell’isola con la raccolta delle varietà precoci, per completarsi a fine ottobre sui rilievi più alti.

“La vendemmia 2022 si attesta con un 10% di produzione in meno rispetto al 2021 – sottolinea Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela vini DOC Sicilia – un dato che dunque fa registrare un andamento leggermente migliore rispetto alle previsioni. Confermate dai vini della nuova annata invece le aspettative sull’alto livello qualitativo delle uve”. I vigneti siciliani offrono un’annata sorprendente per qualità. La vendemmia 2022 riflette in pieno la diversità e la varietà della viticoltura siciliana: se da un lato si riscontra senza dubbio un andamento molto eterogeneo della quantità prodotta a seconda delle aree, dall’altro la maggiore piovosità del 20-30% rispetto agli anni precedenti e le provvidenziali piogge di agosto hanno consentito diffusamente l’ideale maturazione delle uve. A un autunno piovoso e un inverno con minori precipitazioni, è seguita una fredda primavera, con alcuni eventi piovosi e quindi un’estate con poche precipitazioni, fino appunto ad agosto. Quest’annata si ricorderà in Sicilia per la naturale molteplicità di espressioni, riconducibili a delle caratteristiche pedoclimatiche differenti nei vari areali e da un mosaico di vigneti variegati e ai cambiamenti climatici che hanno presentato fenomeni localizzati estremi e poco prevedibili.

EMME22