L’interno dolce, cremoso, soffice, vellutato è in contrasto col croccante e il cioccolato. Ecco il cornetto Algida. O “cuore di panna”, come intona la canzone delle storiche pubblicità capaci di suscitare emozione. Un cuore di panna che batte da più di 60 anni nell’estate degli italiani. 

“Il cornetto Algida è per me, come per moltissime persone, un simbolo. Sa di estate, cose buone, momenti speciali, spensieratezza e ricordi unici. Per questo è stato un onore essere coinvolto in questo progetto. Ho trattato Cornetto per quello che è: un prodotto iconico. Non l’ho stravolto ma ho solo cercato di renderlo ancora più speciale. Ho scelto ingredienti semplici e buoni che sanno di estate e sono in grado di riempire il quotidiano di meraviglia”, a precisarlo è Andrea Tortora, il più giovane pastry chef tristellato d’Italia, con alle spalle prestigiose collaborazioni internazionali. È lui infatti a firmare “Stellati”, la nuova Limited Edition Gourmet di Cornetto Algida.

Una cialda extra dark al cacao racchiude la classica panna del cornetto che, in questa versione, accoglie il tocco frizzante e leggermente acido dei cristalli di zucchero al lampone e l’anima della salsa al lampone. Una doppia punta ripiena al cacao per l’ultimo morso. Il tutto in un elegante involucro.

Il cornetto è nato nel 1959 e da allora ha subito poche variazioni. Cialda croccante ripiena di gelato alla crema di latte coperto da una granella di nocciole e cacao: l’icona del gelato industriale. 

A dargli il nome è stato l’ingegner Wiessne, uno dei fondatori dell’Algida. Un nome fermamente voluto e imposto, nonostante il parere contrario dei collaboratori italiani che in esso avvertivano altri significati.

Algida fu fondata a Roma nella zona del Prenestino, nel 1945, da tre ingegneri slavi che avevano acquistato dagli Stati Uniti il brevetto per la produzione del gelato industriale. Due anni dopo inizia la produzione di gelati su stecco con il ghiacciolo. Dal Prenestino romano, in seguito, ci si trasferì a Napoli. Non esistevano ancora i camion refrigerati, e la consegna e distribuzione del primo ghiacciolo avveniva in pochi bar, nelle zone limitrofe alla produzione. Come trasportare, infatti, il gelato, che ha bisogno del freddo, su tutto il territorio nazionale? È da questa esigenza che si sviluppò la “catena del freddo”: celle frigorifere nelle quali conservare il prodotto appena pronto, e poi camion refrigerati per trasportarlo a destinazione, e infine i frigoriferi da bar nei quali mantenerlo fino al momento del consumo. Avere pianificato, e poi reso possibile, con una politica di marketing davvero innovativa la “catena del freddo” ha permesso lo sviluppo del gelato industriale.

I primi gelati prodotti industrialmente, quelli da passeggio “su stecco”, conquistarono subito i bambini che li preferirono presto ai coni artigianali, trovandoli nuovi e più divertenti.

La multinazionale Unilever, nel ’64, acquista il marchio Algida contribuendo alla sua espansione sul mercato e costruendo lo stabilimento di Caivano, in provincia di Napoli. La più grande fabbrica europea di gelati in casa Unilever e la seconda al mondo dopo quella degli Stati Uniti.

Clementina Speranza

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