EVA BOLOGNESI, UNA DONNA SOCIAL
Durante il boom di “non è la RAI” le sarebbe piaciuto entrare nel mondo dello spettacolo. E invece si laurea in Psicologia, e in seguito frequenta un master in Bocconi. Vive a Milano da 12 anni, ha lavorato per diverse aziende, e da 4 anni è prevalentemente responsabile della selezione di figure manageriali presso una multinazionale. Lei è Eva Bolognesi anche Creator digitale su Istagram col nome di Eva_labolofficial. “Perché Bolognesi è il mio cognome e non volevo utilizzare il mio nome per intero”, spiega. L’abbiamo intervistata per conoscerla meglio e per farci chiarire le differenze tra influencer, blogger, brand ambassador, digital creator.
Eva Bolognesi, possiamo definirti una donna Social?
Sì, sono tanto attiva. Trascorro parecchio tempo a costruire delle relazioni virtuali che possano essere un arricchimento. Mi è capitato di parlare per mesi con persone mai viste, con le quali condividevo delle passioni, poi le ho incontrate e abbiamo attuato anche piccoli progetti insieme. Uso maggiormente Istagram. Poi Facebook, dove ho soprattutto i contatti costruiti negli anni, i vecchi amici… una sfera un po’ più personale.
Nel tuo account Istagram si legge anche press agent Andrea Iannuzzi. Da cosa nasce l’idea di avere un ufficio stampa?
Per circa 3 anni ho fatto tutto da sola su Istagram. Penso però che per essere professionale sia utile il supporto di qualcuno che ti aiuta a creare i contenuti. Ognuno col proprio lavoro, altrimenti si rischia di fare tutto e male.
Sono molto contenta di Andrea perché è super capace e sta mettendo in luce alcuni aspetti meno noti di me. Ed è ciò che mi interessava, anche perché solo con Istagram è difficile venir fuori. Poi io non sono un’influencer da 3 mila seguaci o da un milione, come quelli che lo fanno a tempo pieno, proprio come lavoro.
Blogger, influencer, brand ambassador, digital creator, ci chiarisci la differenza tra le varie figure?
La blogger su Istagram ha anche un blog. E un giorno mi piacerebbe averlo…L’influencer punta sulle esperienze condividendole con la community tramite le interazioni, attraverso il network che si crea. Dovrebbe influenzare con il proprio punto di vista.
Influencer e digital creator sono 2 figure vicine.
Il creator è un creatore di contenuti. Deve riuscire a narrare attraverso a uno strorytelling efficace. Cosa che fa anche l’influencer, sono 2 figure che si sovrappongono.
Il brand ambassador, poi, è legato a uno o più brand, ha collaborazioni durature nel tempo e ha una conoscenza approfondita del marchio. Spesso viene pagato con un compenso fisso, la differenza sta anche nel fatto che i suoi post e la sua immagine possono essere divulgati nei canali social dell’azienda. L’influencer, invece, fa delle collaborazioni spot.
Un vero influencer come nasce? E come si accredita verso i propri follower e i propri clienti?
È importante essere sinceri su abiti, prodotti di cosmesi o ristoranti. Se lo fai perché sei stato pagato si vede, si capisce che i messaggi non nascono spontaneamente. L’accordo che spesso faccio con i brand è parlarne in modo sincero: me lo mandi, lo testo, ne parlo. E se non mi piace preferisco non parlarne.
Cosa si aspettano un influencer e un blogger da Istagram?
L’influencer vorrebbe un maggior numero di seguaci, persone interessate e che interagiscono, poi è importante anche la parte economica. Per un blogger forse è più difficile ottenere un riscontro economico.
Qual è stata la chiave per raggiungere un alto numero di followers e di likes, un costante interesse e una buona audience?
Mantenere interessato il pubblico. C’è, ad esempio, una signora di Milano che, secondo me, è molto brava: fa vedere la sua vita in modo simpatico tutti i giorni, lei lavora come direttrice della comunicazione per alcuni brand, quindi è nel settore. Bisogna trovare la chiave per raccontare la quotidianità, in maniera semplice e diretta, cercando di creare contenuti sempre diversi per non annoiare. Prima del lockdown, appena salita in macchina per andare al lavoro, narravo storie velocissime sul mio outfit, coglievo attimi di normalità e quotidianità. Quindi non solo l’outfit figo per la serata! Non la vita sempre a 5 stelle, non solo il viaggio, la piscina, il ristorante.
Come ti poni nei confronti del made in Italy, del nostro artigianato, del fatto a mano?
Abbiamo delle eccellenze, dall’abbigliamento al cibo.
Sono orgogliosa quando, nel mio piccolo, posso dare un aiuto al mio Paese. L’estate scorsa ho trascorso le vacanze all’isola d’Elba e hanno scritto degli articoli su di me; in quell’occasione ho parlato di qualche ristorante e negozio: ho mostrato ciò che fanno, li ho fatti conoscere alla mia community e ai lettori degli articoli. Tra l’altro, all’isola d’Elba ho la casa da anni, sono molto legata al territorio e sono stata contenta di dare una mano. Non c’è stato guadagno economico, ma ci ho guadagnato come persona.
Ho scelto di non sponsorizzare solo i brand ma anche piccoli negozi. Tra questi Maia Fashion Street Stories, un negozio di Milano la cui proprietaria ha molta grinta ed è molto social. Ogni giorno carica stories, ricerca influencer e inventa qualcosa per pubblicizzare il suo shop, è questo il suo modo di reagire alla crisi causata dalle chiusure forzate per via dei vari decreti.
Quali sono le strategie per sviluppare Instagram nel 2021?
Mi aspetto che il digitale venga incrementato maggiormente dalle aziende e che anche chi credeva meno all’influencer marketing cominci a investirci. Ci saranno meno eventi e quindi ancora tanto digitale.
“Non copiare contenuti visti e rivisti, cosa comunque non semplice in un settore piuttosto saturo”, è una tua frase, ma da cosa trai ispirazione?
Per prima cosa devi capire bene chi sei, cosa vuoi trasmettere, cosa ti piace rappresentare e come. L’ispirazione è fondamentale e a volte può arrivare anche da un oggetto, un abito ad esempio. Poi devi prendere ispirazione da chi ammiri. Per esempio a me piace molto come Giulia De Lellis racconta i prodotti legati al mondo del beauty: spiega in modo semplice e carino come truccarsi, e non è mai noiosa. Io cerco nel mio piccolo di postare contenuti creativi. Non si deve fare il copia-incolla di altre persone. Altrimenti si rischia di essere dei cloni. E poi, bisogna tenere in considerazione la propria community e a cosa è interessata.
Foto o video cosa utilizzi maggiormente?
Mi piacciono e mi divertono molto le foto e le giornate di shooting con gli amici fotografi. Mi rendo conto, però, che i messaggi con il buongiorno, con le stories, con un consiglio alla sera vanno molto e bisognerebbe crearli giornalmente.
Stories e dirette, cosa mi dici?
Ho usato poco le dirette ma credo che abbiano un ottimo potenziale. Le ho utilizzate nello scorso lockdown coinvolta ogni settimana nel progetto di una mia amica influencer che si occupa di digital fashion. Poi ne ho girate altre, con altre persone, e mi sono divertita molto. C’è spontaneità, ti fanno domande e si va a braccio. È poi un modo per farsi conoscere maggiormente. Per quanto riguarda le stories, è bene farle tutti i giorni, coinvolgendo la community su cosa si fa, su cosa si pensa. Se non mi vedono per un po’ mi scrivono e chiedono “Che fine hai fatto”?
Per essere un’influencer bisogna amare essere fotografata. Chi ti scatta le foto? Hai un fotografo di fiducia? Preferisci sia sempre lo stesso?
Quasi sempre un mio amico, Andrea Tosi, abbiamo molta complicità e così le cose vengono meglio! Lo conosco da 20 anni, da quando vivevo a Livorno, c’eravamo incontrati lì e avevamo già collaborato. E abbiamo ripreso a lavorare insieme quando ho iniziato l’attività di influencer. Qualche scatto è anche di mia mamma, che a volte mi segue, per esempio in qualche ristorante.
Filtri, foto ritoccate… Cosa ne pensi?
Scattata e buttata lì non è molto professionale, va editata. Questo è quello che mi hanno detto alcuni fotografi. Penso che le foto vadano migliorate, un po’ ritoccate. Appena scattate sono quasi sempre imperfette. Non si tratta di foto che vanno sul nostro album personale ma devono rappresentare qualcosa. Non dico di modificare completamente i connotati del volto, ma togliere i piccoli difetti che sminuirebbero il prodotto stesso.
Quali sono gli ultimi trend di Instagram da quando c’è il problema coronavirus?
Nel primo lockdown erano tutti a casa e tantissimi in diretta. Ho notato che i contenuti erano focalizzati su “come faccio questo a casa”. Io per esempio non ho mai cucinato a pranzo e tutti i giorni mostravo i piatti preparati, e chiedevo consigli. Oppure gli esercizi ginnici e tutto quello che si poteva fare tra le mura domestiche. C’era molta condivisione.
È importante ciò che si scrive sotto una foto?
È molto soggettivo. Se hai una community molto giovane, i testi lunghi possono risultare noiosi, magari neanche li leggono, e piacciono invece le frasi d’effetto. Anche questa è una strategia: scrivere ciò che può interessare la tua community senza mai dimenticare però quello che tu vuoi trasmettere. A me non piacciono le frasi lunghe, preferisco magari fare una story in più. Le Instagram Stories sono testi, foto e brevi video (dalla durata massima di 15 secondi) inseribili nel proprio profilo in una sezione dedicata e restano visibili per 24 ore.
Si possono comprare i followers?
I BOT Instagram sono sistemi automatici che simulano il comportamento che un utente dovrebbe tenere per farsi notare, venivano utilizzati fino a un anno e mezzo fa perché gli algoritmi erano diversi. Con gli algoritmi del 2019 questo è stato impedito e sono stati bloccati tanti profili che ne facevano uso. Oggi ci sono altri sistemi per raggirare questi algoritmi che ogni tanto vengono aggiornati. Oggi crescere è davvero difficile anche perché sono tantissime le persone che intraprendono questo percorso.
I social sono un mondo che non possiamo controllare. Siamo alle dipendenze di un algoritmo che può buttarci nel dimenticatoio da un momento all’altro. Che ne pensi?
Sono d’accordo. Bisogna poi ricordare che il tuo profilo non è tuo, ma di Istagram, che può bloccarlo se non rispetti delle norme, che ti può togliere dei seguaci se ritiene non siano reali. Può penalizzare i tuoi contenuti e farli vedere meno ai followers..
Ci racconti la tua giornata tipo?
Vivendo a Milano è frenetica e spesso piena di impegni. Si parte la mattina intorno alle 8. Trascorro alcuni giorni in ufficio e in altri sono itinerante perché seguo la parte commerciale. Sono spesso in Veneto, nel Nord ovest, Bergamo, Brescia per incontrare clienti e amministratori delegati, per capire quale direzione aziendale vogliono dare e supportarli. Quindi meeting in aziende la mattina, poi torno nel mio ufficio a metà pomeriggio e finisco intorno alle 19,30. In periodi non Coronavirus mi piace andare nei ristoranti. Lo faccio sia per lavoro che per piacere, con i miei amici. Amo il buon cibo e il buon vino e grazie al lavoro di influencer ho realizzato diverse sponsorizzazioni. Mi piace provare ristoranti e condividere questo con la mia community scrivendo delle recensioni.
Il tuo abbigliamento per l’ufficio?
Classico! Sono sobria ma non noiosa. Tubini neri appena sopra il ginocchio, tailleur gonna o pantaloni, blazer e camicie colorati in estate. E tacco sempre abbastanza alto. Gioco con gli accessori: collane vistose e bigiotteria.
Cos’è per te la moda?
Mi piace leggere le riviste di moda, seguire la fashion week e scoprire le ultime tendenze. Ma adatto la moda al mio gusto e alle mie esigenze.
Clementina Speranza
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