DIAGNOSI DI RETINOPATIA DIABETICA, UNO STUDIO ITALIANO UTILIZZA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

DIAGNOSI DI RETINOPATIA DIABETICA, UNO STUDIO ITALIANO UTILIZZA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Tanto amata e tanto odiata, apprezzata e denigrata, cercata e temuta. È l’intelligenza artificiale (AI). Nella musica, separando la voce di John Lennon dal suono del pianoforte, ha consentito l’arrangiamento di un nuovo brano dei Beatles; a San Francisco è presente in 500 robotaxi, auto a guida autonoma e senza conducente; in Italia, uno studio clinico ne ha dimostrato l’efficacia nella diagnosi di Retinopatia Diabetica, fra le principali cause di ipovisione e cecità nel mondo. Lo studio tutto italiano che ha visto l’impiego di DAIRET®, algoritmo di intelligenza artificiale, è stato pubblicato sulla rivista americana Diabetes&Obesity International Journal e sulla rivista internazionale Acta Diabetologica nel settembre 2023.

La retinopatia diabetica (RD), che colpisce la retina, la membrana che riveste la superficie interna dell’occhio, è una delle complicazioni più frequenti del diabete. Nelle fasi iniziali la malattia è asintomatica perché i primi danni si registrano di solito nelle aree più periferiche della retina, non interessate alla visione distinta. Questo fa sì che spesso la diagnosi arrivi in ritardo, quando i danni sono ormai irreversibili.

In Italia sono oltre 3 milioni le persone con diabete e il 30% di queste potrebbe andare incontro a una forma di retinopatia diabetica.

L’idea dello studio è venuta al dottor Alberto Piatti, responsabile della Oculistica territoriale della Asl Torino 5, preoccupato per l’alto numero dei pazienti e per la scarsità delle risorse mediche. “Seguiamo 14 mila pazienti diabetici, e per riuscire a esaminare tutti abbiamo pensato di ricorrere al supporto dell’intelligenza artificiale”, riferisce il dottor Piatti.

Giorda, Romeo, Manti sono i diabetologi che lo hanno affiancato. “Nel 2022, abbiamo condotto uno studio osservazionale che ha interessato i 4 Centri di Diabetologia dell’ASL Torino 5. I partecipanti allo studio, età minima 18 anni, avevano ricevuto una diagnosi di diabete (di qualsiasi tipo, escluso quello gestazionale), ed erano stati sottoposti allo screening della retinopatia in occasione della visita periodica per il controllo del diabete”, spiega Piatti.

Lo studio ha utilizzato una procedura di screening tramite l’impiego sistematico di DAIRET®(Diabetes Artificial Intelligence for RETinopathy), algoritmo diIntelligenza Artificiale per lo screening di primo livello della retinopatia diabetica. L’apprendimento della macchina è stato allenato nella valutazione della RD nel 2015 e nel 2018 su oltre 55 mila pazienti e 245 mila immagini.

Ma come funziona? “L’intelligenza artificiale di DAIRET® lavora all’interno di una cartella clinica digitale, un software di cui quasi tutti i reparti di diabetologia italiana dispongono – precisa Piatti –. Non è quindi necessario fornire dati a un ente esterno. Come tutte le cartelle, ha anagrafica, anamnesi e dashboard, una sorta di lavagna con diario delle visite con una parte che va compilata dall’oculista dove appuntare tutte le complicanze che il diabete può dare”.

È un digital folder, cioè una cartella digitale che raccoglie i dati dei pazienti visitati nei centri di diabetologia e degli oculisti che seguono le complicanze del diabete.

“Sono stati considerati 637 pazienti. Le immagini retiniche erano ottenute adoperando un sistema di immagini del fondo dell’occhio non midriatico (true color, confocale) – precisa Piatti –. Veniva fotografata la retina e le immagini ricavate venivano esaminate dall’intelligenza artificiale che forniva un referto. Per cui tutti i pazienti hanno ricevuto il referto sperimentale dell’AI e quello del medico, e i due risultati sono stati comparati per verificare se la diagnosi dell’intelligenza artificiale era corretta. L’AI ha individuato al 100%  i pazienti con una retinopatia molto alta, da dover trattare, e il 70%  delle forme più lievi, dove la retinopatia diabetica non era da trattare. Tutti i pazienti che avevano bisogno di cure, quindi, sono stati individuati”.

I dati dello studio hanno anche evidenziato un’accurata sensibilità dell’algoritmo nel rilevare i casi lievi e moderati, con rilevante specificità.

DAIRET®, il sistema di Intelligenza Artificiale per la valutazione automatizzata della retinopatia diabetica, ha dimostrato quindi di essere un ottimo strumento per accelerare il percorso diagnostico e ridurre il tempo di attesa per i pazienti. “I risultati sono stati molto buoni. Il tempo di esecuzione di uno screening con DAIRET®è di 2 minuti a persona. Il grande vantaggio dell’AI è che fa grandi numeri e non si stanca mai. Normalmente i diabetologi visitano una ventina di pazienti al giorno, noi in un mese abbiamo raggiunto 637 pazienti, un numero sufficiente per avere una significatività statistica”.

L’Intelligenza Artificiale permette uno screening rapido, individuando precocemente i pazienti che necessitano di un approfondimento da parte dell’oculista. La classificazione, poi, è affidata all’oculista che diagnosticherà se la RD è lieve (R1), moderata (R2) e grave o pre-proliferante (R3), o se si tratta di retinopatia proliferante (RP).

Dallo studio sono emersi anche i seguenti dati: l’età media dei partecipanti (18-92 anni) era 65 anni, il che riflette l’età avanzata della popolazione che in Italia frequenta i Centri per il diabete.   61 pazienti (9%) avevano il diabete tipo 1 e 555 (82%) tipo 2.  Il 43% dei partecipanti erano donne e il 57% uomini. Come ci si aspettava, i soggetti col tipo 1 erano più giovani ma con una durata della malattia più lunga rispetto ai pazienti col tipo 2. “La Retinopatia Diabetica è responsabile di cecità nelle persone giovani (40/50 anni) in piena età lavorativa. Il diabete di tipo 1 inizia spesso anche a 10-12 anni di età e dopo circa 20 anni può comportare danni alla vista. Per cui è un grosso problema sociale e anche lavorativo”, sottolinea il dottor Piatti che, prima di intraprendere lo studio sull’AI, era stato premiato a Varsavia, da ESASO (European School for Advanced Studies in Ophthalmology), Associazione che insegna ai giovani oculisti le tecniche oftalmologiche più innovative sia in ambito chirurgico che in ambito clinico, presentando un percorso di diagnosi e cura dei pazienti con Retinopatia Diabetica.

Identificare le lesioni precoci, ancora suscettibili di trattamento risolutivo, assume enorme rilevanza nella prevenzione della cecità dovuta al diabete. Infatti, se eseguita prima della comparsa di sintomi visivi, la fotocoagulazione laser previene la perdita della vista in oltre il 95% dei casi di retinopatia proliferante. Le persone con diabete, anche in assenza di una sintomatologia specifica e soprattutto dopo i 40 anni, dovrebbero sottoporsi periodicamente all’esame del fondo oculare in modo da poter identificare precocemente la comparsa di lesioni alla retina prima dello sviluppo di ulteriori complicanze. Nelle forme di edema maculare diabetico, oggi causa principale di danno visivo nel diabete, è efficace l’intervento mediante iniezione intravitreale di farmaci biologici e/o steroidi.

Ci sono stati pazienti a cui non è stato possibile effettuare l’esame? “Lo screening viene fatto con la retinografia in via prioritaria, non in via assoluta, e ci sono dei casi in cui non è stato possibile effettuarlo, per esempio in presenza della cataratta, o nel caso di una pupilla molto stretta in alcune persone anziane perché la macchina fotografica del retinografo non riesce a passare attraverso pupille molto piccole”, precisa Piatti.

È uno studio in prospettiva futura perché al momento la normativa non consente l’uso dell’AI. “Nella pratica clinica non ci serviamo dell’intelligenza artificiale in modo autonomo – sottolinea Piatti –, si può utilizzarla solo come supporto perché non è ammessa in Italia una diagnosi da macchina. Abbiamo usato l’AI nello studio per verificare i suoi dati di sensibilità e specificità. La nostra indagine ha dimostrato che la sensibilità è molto elevata, e il giorno in cui sarà approvata a livello europeo la normativa per utilizzare l’intelligenza artificiale in autonomia, senza che il medico riverifichi ogni volta l’esame, si potrà farlo.

L’AI nel campo medico, specialmente nello screening della RD, rappresenta una eccitante frontiera nella Medicina. Screening guidati dall’AI possono abbassare significativamente i costi per la salute riducendo la necessità di rivolgersi a personale specializzato e rendendo più efficaci i processi di analisi. È essenziale notare che questi sistemi debbono essere visti come strumenti per aiutare, non per sostituire, l’intervento del personale sanitario umano. Combinando le forze dell’AI e dell’esperienza umana possiamo sperare di ottenere per il futuro delle cure precise, accessibili ed efficaci.

Le evidenze emerse dallo studio offrono alle società scientifiche diabetologiche spunti di riflessione circa la possibilità di applicare questa nuova metodica di screening nella pratica clinica quotidiana. L’AI, sono in molti a criticarla… ma come spesso succede il segreto è tutto nel come viene utilizzata. Il problema non è l’intelligenza artificiale, ma chi la usa.

Clementina Speranza

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4 GIORNI DI LIBRI E CULTURA A CITTÀ DI CASTELLO

4 GIORNI DI LIBRI E CULTURA A CITTÀ DI CASTELLO

Fino a che punto la tecnologia è strumento per lo sviluppo umano e quando inizia a essere un limite? I mass media servono a comunicare o a uniformare il pensiero? Questi alcuni degli interrogativi a cui risponde nel suo libro Massimo Desideri. “Bisogna trovare il coraggio di rischiare, occorre avere o diventare, un ideale da seguire”, scrive nel suo romanzo Bruno Contini. “Respiro spento della città sotto un cielo di carbone”, si legge nel finale della poesia di Patrizia Mencarani. Sono loro i vincitori del XVII Premio Letterario di Città di Castello.

Il premio, che nasce con la famiglia Vella nel 2007, si è svolto quest’anno dal 26 al 29 ottobre. Ha avuto in programma la presentazione del libro dell’Ambasciatore Claudio Pacifico, Una vita in diplomazia. Ricordi di un ambasciatore, edito da Luoghinteriori, presso la Biblioteca Carducci. L’ambasciatore ha raccontato numerosi aneddoti e ha risposto a tante domande, rivoltegli anche dal pubblico. Al tavolo relatori era presente la nostra direttrice Clementina Speranza.

Il 28 ottobre è stato il momento del giornalista Marino Bartoletti e del suo libro La partita degli dei.

Il 29, al Circolo Tifernate Accademia degli Illuminati, sono stati presentati tre libri: Novecento. Cronache d’arte dal secolo breve, di Alessandro Masi, con prefazione di Vittorio Sgarbi;  Hayrig, di Sergio Zerunian; Lezioni di religione di Giulia Cimino, Antonella Ubaldi. L’intenso programma è stato organizzato dall’Associazione Culturale “Tracciati Virtuali”.

Il 28, nell’eleganteTeatro degli Illuminati, si è svolta poi la cerimonia di premiazione del concorso che ha visto la partecipazione di oltre 450 scrittori provenienti da ogni regione d’Italia e anche dall’estero.

La giuria, di cui era presidente Alessandro Quasimodo, era composta dai giornalisti Marino Bartoletti, Osvaldo Bevilacqua e Benedetta Rinaldi. E poi ancora da Mauro Macale, Alessandro Masi, Luciano Monti, Claudio Pacifico. È stata presentata Clementina Speranza che il prossimo anno ne farà parte.

La conduzione della serata è stata affidata all’instancabile Renato Borrelli e all’editor di Luoghinteriori Alice Forasiepi.Le letture delle sinossi sono state affidate a Silvia Bardascini.

Questo l’elenco dei premiati.

Per la sezione narrativa:

Primo classificato lo scrittore Bruno Contini di Lecce, con il romanzo La mia alba

Secondo classificato Roberto Di Martino, scrittore di Brescia, con il romanzo La strage di Piazzale delle Pannocchie

Terzo classificato il livornese Stefano Lenzi con il romanzo Il sognatore.

Per la sezione saggistica:

Massimo Desideri di Roma, con Il grado zero dell’uomo

Secondo classificato Lorenzo Burlini di Saronno con La filosofia morale di Jaques Maritain

Terzo classificato il salernitano Salvatore Di Conciclio con La solitudine del genio incompreso.

Per la sezione poesia:

Prima classificata Patrizia Mencarani con la raccolta Tua madre nutriva l’usignolo

Secondo classificato Andrea Ottolia di Cuneo con la raccolta Pianto per Magda

Terza classificata Chiara Loria Barone di Genova con la raccolta Mestica di parole

Sono stati assegnati poi i premi speciali della Giuria alla criminologa e giurista Maria Dell’Anno per l’impegno nella battaglia contro la violenza di genere, e a Sergio Zerunian per il romanzo Hayrig che tratta la vicenda tragica del genocidio del popolo armeno.

La cerimonia si è conclusa con la proclamazione della vincitrice della sezione giovani: Sofia Emy Peluso di Lecce, conRiprendiamoci il futuro

Non è mancata la presenza delle istituzioni, e sul palco si sono alternati Luca Secondi, Sindaco del Comune di Città di Castello, Michela Botteghi Assessore alla Cultura del Comune di Città di Castello, Walter Verini Senatore della Repubblica, l’onorevole Catia Polidori, Parlamentare della Camera dei Deputati, il Presidente della Assemblea regionale Michele Bettarelli, il Segretario generale dell’Ambasciata della Repubblica d’Armenia Marieta Stepanyan.

Il premio è patrocinato da Regione Umbria (Assemblea Legislativa, Provincia di Perugia, Comune di Città di Castello, Società Dante Alighieri (Lingua e Cultura Italiane), AIB (Associazione Italiana Biblioteche), Federazione Unitaria Italiana Scrittori.

“L’Associazione Tracciati Virtuali è già al lavoro perché l’edizione 2024 sarà ancora più interessante e vedrà anche il concretizzarsi di un importante progetto, con la creazione di una sezione speciale dal titolo Destinazione Altrove riservata a tutti gli Istituti penitenziari italiani”, ha annunciato Antonio Vella, presidente dell’associazione e promotore del premio.

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IL CORKAGE FEE IN POSTERIA

IL CORKAGE FEE IN POSTERIA

Cos’hanno in comune Trussardi alla Scala, Cracco, Al Pont de Ferr, Manna e La Posteria di Nonna Papera?

La città di Milano. La passione per la cucina. E il “diritto di tappo”, in inglese corkage fee, una pratica consolidata negli Stati Uniti che si è diffusa in Canada, Australia, Nuova Zelanda. E ora anche in Italia.

A inventarla, collezionisti e appassionati di vino che chiedevano al ristoratore di fiducia il permesso di portare una bottiglia da casa per consumarla durante il pasto. Da una parte questo permetteva loro di pasteggiare con il vino preferito, dall’altra consentiva al locale un risparmio. Piano piano la pratica si è diffusa nei ristoranti americani, che hanno deciso di pubblicizzarla.

Oggi ci sono quindi parecchi BYOB (Bring your own bottle o bring your own booze), ristoranti basati sul “corkage fee”, dove si paga un compenso prestabilito per il servizio di un vino, non presente nella carta, che il cliente intende consumare al tavolo. In alternativa, il costo del servizio potrebbe coincidere con il costo della bottiglia meno cara del menù. Ogni ristoratore sceglie la propria politica.

“Porti la tua bottiglia e paghi solo il servizio che sarà di 2 euro a calice: stappatura bottiglia, lavaggio bicchiere e utilizzo di decanter o glacette. Puoi portare massimo una bottiglia ogni 2 persone”, precisa Lamberto Frugoni, titolare di La Posteria di Nonna Papera. Il servizio, sottolinea, deve avvenire in modo assolutamente corretto e tocca al personale di sala prendersi cura della bottiglia. “Controlleremo la temperatura di servizio, porteremo il calice appropriato, e ci occuperemo della decantazione, se necessaria – chiarisce Frugoni –. Da giugno, poi, offriremo questo servizio per presentare un aperitivo diverso.  Proporremo i “cicchetti”, una sorta di tapas, un’ampia scelta di bruschette all’italiana, salumi, formaggi e piccole porzioni del menu: mini tartare, rigatoni al sugo di brasato, pennette al sugo di ossobuco”.

La Posteria di Nonna Papera, aperta dal 2005, vanta oltre 200 etichette di vini, dal nord al sud Italia. “Non chiamatelo wine bar, né ristorante, è una posteria, una delle poche rimaste. Per questo ho scelto questo nome. ‘Posterie’ erano le latterie milanesi: negozi di generi alimentari dove ci si poteva accomodare e bere un bicchiere di vino”, spiega Frugoni. ‘Nonna Papera’: come il famoso e divertente ricettario ‘Il manuale di Nonna Papera’, col quale tante generazioni hanno scoperto la passione per la cucina e le appetitose ricette ispirate ai cartoni animati di Walt Disney.

In cucina? “L’ex direttore del Ribot, lo storico ristorante con giardino dall’ambiente a tema ippico: Paolo Peraldo, capelli bianchi, piemontese, pignolo. Compriamo unicamente le materie prime che dice lui: la tagliata di controfiletto di scottona, il lardo di colonnata per i soffritti, i pomodori Pachino per la salsa, il ganassino di manzo per il brasato…”, precisa Lamberto Frugoni.

La cucina è piemontese, milanese, regionale italiana. E poi ci sono le chicche: “I formaggi di Vittorio Beltrami, i salumi dei Fratelli Billo e K. Bernardi, le mostarde artigianali, l’olio proveniente da un agriturismo toscano. Tutte le materie prime sono di piccoli produttori”, spiega Frugoni. La forza del ristorante sta nel Made in Italy, e anche nell’ironia del titolare che elenca il menu, col cellulare in mano, scorrendo le foto dei piatti: “Rustin negàa, manzo all’olio, tonno di coniglio, agnolotti del plin, cotoletta alla milanese rigorosamente di vitello, fritta nel burro chiarificato…”, solo per citarne alcuni.

Clementina Speranza

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MILANO FASHION WEEK 2022: IN PASSERELLA LA FEMMINILITÀ

MILANO FASHION WEEK 2022: IN PASSERELLA LA FEMMINILITÀ

L’ultima edizione della Milano Fashion Week ha segnato un nuovo inizio. Un senso di rinascita ha pervaso la città costellata di eventi in cui la moda è tornata finalmente protagonista.

La settimana della moda milanese andata in scena dal 22 al 28 febbraio 2022 ha visto infatti un ritorno agli show in presenza e un ricco calendario di sfilate e presentazioni che hanno dettato le tendenze del prossimo autunno inverno 2022-2023

La diffusa consapevolezza di un inevitabile cambiamento dello stile di vita nel post pandemia unita, al contempo, a un desiderio di ritrovare quell’antecedente modo di essere, di pensare e di agire ha ispirato le scelte stilistiche dei designer. Una contaminazione spinta dalla voglia di ritornare a ciò che eravamo prima del covid ma con uno sguardo fiducioso verso il futuro.

Per inciso: un ritorno alla femminilità, vera espressione del desiderio di ogni donna di sentirsi nuovamente importante, sensuale e autentica.

Lo ha sottolineato Elisabetta Franchi portando in passerella 21 donne non modelle di professione che si distinguono per la loro forza e personalità come Gessica Notaro, Sabrina Salerno, Veronica Gentili per citarne alcune. Audacia e femminilità sono le parole che più esprimono questa collezione: dagli spacchi vertiginosi alle scollature sensuali, dai tessuti impalpabili e leggeri alla corposità del velluto, dall’ottimismo delle paillettes alla scelta di colori decisi come il rosso, il verde e il viola. Una donna moderna ed elegante che si esprime anche nella scelta del rossetto rosso fuoco e nei capelli dalle onde strutturate ma dal sapore retrò.

Anche Luisa Spagnoli ha portato in scena una collezione dedicata alle donne che vogliono sentirsi valorizzate, che vogliono affermare la propria identità, che sono orgogliose del loro fascino femminile. Caratteristiche ben affermate dal direttore creativo Nicoletta Spagnoli che ha scelto colori decisi e vivaci per vestire la donna del prossimo autunno inverno. Il knitwear, indiscusso protagonista della collezione si traduce in avvolgenti abiti in maglia, morbidi maglioni over dal collo alto, cappotti e gonne impreziositi di intarsi colorati. Per la sera, lunghi abiti sensuali arricchiti di dettagli luminosi rendono la donna Luisa Spagnoli seducente e sicura di sé.

Ermanno Scervino ha celebrato attraverso le sue creazioni la bellezza. Una bellezza che deriva dalla couture attraverso preziosi abiti intagliati, lussuosi pizzi, trasparenze seducenti e completi in velluto monocromatici. Una collezione che strizza l’occhio a capi sportivi come parka, piumini over e stivali dalla suola ampia, in un connubio armonioso e femminile.

“The Italian Beauty” è il titolo della passerella di Tod’s che eleva le creazioni made in Italy richiamando la versatilità del guardaroba femminile con capi imprescindibili come camicie, cappotti, giacche di pelle e tubini. 

Re Giorgio con due doppi eventi ha riaffermato il suo stile iconico al servizio dell’eleganza della donna, in un’atmosfera solidale per quanto che sta accadendo nel mondo: la sfilata della collezione autunno inverno Giorgio Armani si è svolta nel silenzio profondo in segno di rispetto per la guerra in Ucraina.

Femminilità che riecheggia nelle creazioni di Sergio Rossi con le sue calzature seducenti, dalle cromie sorprendenti e dai dettagli preziosi che le rendono glamour e irresistibili. 

Le contrapposizioni cromatiche spiccano tra una passerella e l’altra: colori vividi e allegri ricoprono look monocromatici e si traducono in ricami per impreziosire cardigan, gonne e capi in maglia. In antitesi a tanta vivacità, il nero diventa nuovamente protagonista in tante collezioni: inaspettato per Blumarine, accostato ai colori della terra per Tod’s, celebrato da Onitsuka Tiger.

I codici estetici dei brands tramandati sin dal loro passato si permeano, inoltre, di elementi che guardano al futuro. Etica e sostenibilità sono stati i temi centrali di questa edizione.

Da Gilberto Calzolari a Ferragamo, da Furla (che ha lanciato la sua nuova borsa Bloom Bag in materiale organico e biodegradabile) a Cuoio di Toscana, l’attenzione per l’ambiente è diventato un aspetto peculiare da cui non si può prescindere anche nel settore moda.

E mentre Act n.1 strizza l’occhio al passato della cultura orientale cogliendo la bellezza delle stampe e degli acquerelli cinesi, le creazioni visionarie di Annakiki nel suo “Post Human Code” ci portano nuovamente avanti nel tempo attraverso un mondo cibernetico futuristico in cui la direttrice creativa Anna Yang rappresenta la connessione uomo-macchina in un’installazione robotica al centro della passerella.

Ad ancorarci al presente è il saper fare, la sapienza sartoriale, l’artigianalità made in Italy che da sempre contraddistingue le nostre maison.

Linda Pili

Foto di gmstylephotography

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LA DEA ATENA SI TRASFERISCE IN SICILIA

LA DEA ATENA SI TRASFERISCE IN SICILIA

La posa è sinuosa, il peplo segnato da una cintura stretta in vita. È in marmo pentelico, morbida, flessuosa. Il peso del corpo poggia sulla gamba destra, il braccio sinistro sospeso probabilmente a una lancia. È la statua acefala della dea Atena, custodita al Museo dell’Acropoli di Atene, che, dal 9 febbraio per quattro anni, soggiornerà a Palermo nel Museo archeologico regionale Antonino Salinas. 
Il temporaneo trasferimento nel capoluogo siciliano è frutto di un accordo siglato fra i due musei. La Sicilia ha concesso, in cambio, al Museo dell’Acropoli (per quattro anni, rinnovabili per un uguale periodo) il frammento del fregio del Partenone appartenuto al console inglese Robert Fagan che, venduto nel 1820, era custodito al museo Salinas.

La consegna ufficiale è avvenuta alla presenza della ministra della cultura e dello sport della Repubblica ellenica, Lina Mendoni, e del direttore del museo dell’Acropoli di Atene, Nikolaos Stampolidis, che hanno affidato il prezioso reperto nelle mani dell’assessore regionale dei Beni culturali Alberto Samonà e della direttrice del Salinas Caterina Greco.

Presenti anche il sottosegretario alla cultura Lucia Borgonzoni e il professor Louis Godart, presidente onorario del comitato internazionale per la riunificazione dei marmi del Partenone e Accademico dei Lincei, insieme ai rappresentanti della Comunità Ellenica Trinacria di Palermo e della Comunità Ellenica dello Stretto.

“Oggi Atene consegna al Museo Salinas una statua della sua dea protettrice, Atena – ha annunciato la ministra Lina Mendoni –. Scolpita anch’essa in marmo pentelico, come le sculture del Partenone, ornava la Sacra Roccia dell’Acropoli nel V secolo a.C.  Da oggi e per i prossimi quattro anni, Atena vivrà qui, a Panormo, nella fertile terra di Sicilia, per simboleggiare il lungo e fecondo legame che unisce la Sicilia e la Grecia”.

La ministra ha sottolineato poi come il ritorno ad Atene delle sculture del Partenone attualmente al British Museum rappresenti un obbligo morale per l’Europa, nell’ambito della tutela del patrimonio culturale comune. “L’accordo col museo siciliano indica la via maestra che Londra e il British Museum potranno seguire – ha continuato la ministra della cultura greca –. Le sculture del Partenone che si trovano al British Museum sono state sottratte. La Grecia non riconosce perciò alcun diritto di proprietà, di legittimità e di appartenenza su di loro. Al contrario, è legalmente obbligata e moralmente legittimata a pretendere e a richiedere, con ogni mezzo legale opportuno, il loro ritorno permanente e irrevocabile in patria per la riparazione dell’ordine giuridico e morale, e soprattutto per il ripristino dell’integrità del monumento stesso. La riunificazione delle sculture del Partenone non viene richiesta solo dall’opinione pubblica mondiale. Lo stesso monumento mutilato esige il ritorno delle sue componenti scultoree e architettoniche, al fine di riappropriarsi della sua unica e indivisibile entità fisica, estetica e semantica”.

E allo scadere dei quattro anni, quando la dea farà ritorno in patria? Sempre dal Museo dell’Acropoli arriverà a Palermo una preziosa anfora geometrica degli inizi dell’VIII secolo a.C. 

Clementina Speranza

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