MISTER ARTURO DI NAPOLI E LA NEW DREAMS IN CAMPO PER LA SOLIDARIETÀ

MISTER ARTURO DI NAPOLI E LA NEW DREAMS IN CAMPO PER LA SOLIDARIETÀ

Artisti, musicisti, cantanti, personaggi televisivi, social star hanno deciso di mettersi in gioco per scopi benefici in un campionato FIGC. Il 10 ottobre 2021 hanno esordito, in terza categoria contro la squadra dell’Academy Pro Sesto, presso il centro sportivo “Gaetano Scirea” di Cinisello Balsamo, in provincia di Milano.
In campo, con la maglia della New Dreams: il portiere Andrea Zelletta, modello e cantante reduce dall’esperienza al Grande Fratello, l’attaccante Valerio Mazzei, cantante e tiktoker, il fantasista Shade, rapper e doppiatore. C’erano anche Davide Vavalà, protagonista de “Il Collegio”, Patrizio Morellato, AstolPeejay, Anima, Andrea Cioffi, Lele Giaccari, Ludwig, Tancredi, Jaro, Mazay, Cosmic, i gemelli La Presa e Marco Filadelfia.

Capitanava la squadra Mister Arturo di Napoli, mitico “Re Artù”, con un passato di grande attaccante anche nelle file di Napoli, Inter e Messina.

Gli abbiamo rivolto qualche domanda.

Da calciatore hai giocato tante partite per beneficienza e continui anche da mister. Com’è stato coordinare la New Dreams?

È sempre emozionante regalare sorrisi, qualsiasi sia il ruolo che si ricopre.

Il più promettente in squadra?

Valerio Mazzei ha colpi da vero calciatore.

Quanto conta per te aiutare chi ha bisogno? Perché lo fai?

È fondamentale, io lo faccio perché fa bene al mio cuore.

Conoscevi Marco Simoncelli?

Non personalmente e non conosco la sua famiglia ma meritano d’essere sostenuti.

 

Tra i supporters della New Dreams anche Carlo Tavecchio che ha creduto fin dall’inizio al progetto e il F.C. Cologno che ha concesso il centro Brusa per gli allenamenti della squadra.

La New Dreams ha perso 3-0, subendo i tre gol nella prima mezz’ora. Ma dopo lo stentato avvio ha saputo ricompattarsi, sbagliando un rigore e tenendo testa agli avversari fino al triplice fischio finale. L’incontro, valido per il girone C della terza categoria di Milano, si è svolto davanti a un nutrito pubblico presente sulle tribune ed è stato l’occasione per raccogliere un contributo economico a favore della Marco Simoncelli Fondazione O.n.l.u.s. organizzazione di utilità sociale senza scopo di lucro. Dopo la scomparsa del pilota sul circuito di Sepang, in Malesia il 23 ottobre 2011, la famiglia ha costituito l’associazione per onorare la memoria di Marco mantenendo vivo l’impegno di solidarietà e di attenzione verso i più deboli che SuperSic ha sempre affiancato alla carriera di pilota. La Fondazione sostiene e promuove progetti di solidarietà e cooperazione anche intervenendo direttamente, quando necessario.

Clementina Speranza

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DA ROMA A ROMA

DA ROMA A ROMA

La memoria ci metterà alla prova tra un po’ di anni quando si ripenserà all’Europeo 2020 giocato nel ’21. Chissà quali inevitabili paralleli con lockdown, chiusure, mascherine e vaccini. Ma nello smarrimento di ricordi amari, si troverà una gemma preziosa: la fantastica corsa degli Azzurri.

La serenità è stata il marchio di fabbrica della loro impresa. Inaspettata, sorprendente perché arrivata dopo la storica e dolorosa mancata qualificazione ai mondiali. Lo scarso credito inizialmente concesso a una formazione priva di stelle e con tanti giovani si è trasformato, grazie alle belle prestazioni, in un ottimismo spensierato: merce rara di questi tempi! Ottimismo che ha permesso la realizzazione del sogno, nostro e di Roberto Mancini, unico visionario convinto nella vittoria quando iniziò il progetto.

Gli Europei sono storicamente ostici agli azzurri, ma il tecnico marchigiano è riuscito dove tanti avevano fallito, rinnovando una vittoria che mancava da 53 anni, quando alla guida c’era Mister Ferruccio Valcareggi e la partita si era giocata a Roma. E proprio da Roma è iniziata l’avventura di questa edizione itinerante (per il 60° anniversario) con la prima partita inaugurale disputata contro la Turchia. Da subito l’Italia ha sorpreso per la freschezza del gioco equilibrato e veloce che la squadra esprimeva con i tanti giovani supportati dalle rocce difensive Chiellini e Bonucci, con Jorginho vincitore della Champions e Spinazzola freccia tricolore sulla destra. Partita dopo partita, lo scetticismo è stato spazzato dalla qualità espressa in campo da tutto il gruppo e dalla serena leggerezza, tra scherzi e canzoni, che sbocciava nelle pause tra un match e l’altro a Coverciano, quest’anno più che mai vero rifugio degli azzurri dopo ogni trasferta. Per il clima, tranquillo e scanzonato, tipico nelle squadre di club quando le cose vanno bene, ha certamente avuto un ruolo decisivo il gruppo di tecnici a forte connotazione sampdoriana, creato e voluto da Mancini. Su tutti Gianluca Vialli, fraterno amico, anzi gemello del gol blucerchiato, che con la sua voglia di combattere il difficile momento personale, ha ricordato a tutti le giuste priorità e ha accolto gli abbracci, a ogni gol dell’Italia, e il pianto finale del c.t. Mancini a Wembley, là dove la Sampdoria aveva perso la mitica finale di Champions con il Barcellona di Cruyff.

Gli inglesi, sicuri di portare casa la vittoria, hanno approcciato la finale in casa con superba presunzione, fatta di organizzazione dei “sicuri” festeggiamenti, nessuna considerazione degli avversari con previsioni del numero di gol che avrebbero subito, tricolori bruciati, irriverenti fischi all’inno italiano. Tutto questo supportato dal gol iniziale di Shaw che già al 2° minuto sembrava spianare la strada alla conquista della Coppa. Ma proprio allora sono usciti il carattere, la determinazione e la qualità del gioco degli azzurri che hanno preso in mano la partita e raggiunto gli inglesi con Bonucci. Alla sfida dei rigori, superato il peso di non giocare in casa, grazie alle grandi mani di Gigio Donnarumma (premiato come miglior giocatore del torneo), la Coppa ha preso il biglietto per tornare a Roma. Gloria e gioia, lacrime e canti, caroselli e sfilate. Campioni d’Europa!

Pensiamo a quanto sarebbe stata bella questa edizione se si fosse svolta in un periodo normale, senza limitazioni pandemiche e con la possibilità di viaggiare che avevamo solo due anni fa. Cogliamo almeno la positività del fatto che gli addetti ai lavori hanno potuto ricominciare a spostarsi, seppur con tutte le difficoltà del momento. Rivedere finalmente alcuni stadi pieni, sentire i cori dalle tribune ha permesso di scorgere la luce in fondo al tunnel e ha mandato un segnale di speranza per un ritorno alla normalità.

Da Parigi a Londra” s’intitola il libro di Paolo Valenti, recensito su Emme22, che racconta l’avvincente storia degli Europei fino a quest’anno. Di questa edizione resterà sicuramente il dramma sfiorato per il malore del danese Eriksen e la prontezza del suo capitano Kjaer nel soccorrerlo e nel proteggerlo nel momento più delicato. Rimarranno le lacrime di Spinazzola quando sente il suo tendine spezzato. Rimarranno l’emozione e il tatuaggio di Sterling che realizza il suo sogno di bambino di segnare a Wembley. Rimarranno ovviamente gol e parate. Ma soprattutto resterà in memoria la serenità di capitan Chiellini nel siparietto con Jordi Alba prima dei rigori con la Spagna, il suo sorriso a occhi chiusi sui fischi all’inno di Mameli in finale, l’iconica trattenuta su Saka e il compiacimento educato alla consegna della Coppa, quando la alza nel cielo di Londra.

E se gli inglesi annunciavano prima della finale che il football “it’s coming home”, alla fine possiamo cantare che la Coppa, gli Europei, la vittoria “it’s coming Rome”.

Fabio Conte

ph Crediti Gianluca Di Marzio

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UN VIAGGIO NEL TEMPO CON PAOLO VALENTI

UN VIAGGIO NEL TEMPO CON PAOLO VALENTI

Cosa manca in periodo di costrizioni pandemiche? Viaggiare! Anche il solo desiderare o immaginare un viaggio, organizzarlo, programmarlo sembra esercizio lontano e complicato. Chi per lavoro, in questi mesi ha comunque potuto o dovuto muoversi sa quante difficoltà, regole, vincoli e limitazioni ha dovuto affrontare per trovarsi poi a cercare gratificazione nelle piccole differenze dei contenimenti imposti. Ma il “viaggio” quello che fino a poco più di un anno fa potevamo organizzare senza tante complicazioni nel giro di una mezz’ora davanti al computer, quello che ci prometteva libertà, curiosità e sorprese, quello ce lo sogniamo. Leggendo Da Parigi a Londra, storia e storie degli Europei di calcio di Paolo Valenti, invece torniamo a viaggiare, anche nel tempo, seguendo la cadenza quadriennale di un torneo, gli Europei per nazioni, che non avrà l’aura del mondiale, ma che accompagna i ricordi di tutti gli appassionati dello sport più amato dagli italiani.

La bravura di Paolo Valenti è stata proprio quella d’inquadrare il periodo in cui si sono svolte le gare nel contesto storico dell’epoca stimolando così il ricordo dell’evoluzione avvenuta nel calcio e, in particolar modo, nella società di tutto il continente. Così, i vari capitoli di Da Parigi a Londra ci portano dall’Europa bloccata e divisa del 1960, quando proprio l’Unione Sovietica trionfava esaltando il blocco anticapitalista, fino all’ultimo successo del Portogallo nel 2016, primo trionfo del movimento lusitano non ricchissimo ma con il calciatore più famoso e “capitalista”. Un viaggio da oriente a occidente del vecchio continente, un viaggio nella storia, dai blocchi alla caduta del muro, dalla guerra jugoslava al trattato di Schengen, una storia di campioni, da Lev Jasin a Cristiano Ronaldo, un viaggio da nord a sud con le favole di Danimarca e Grecia. Dall’atmosfera rivoluzionaria del 1968 fino al terrorismo di matrice islamica passando per gli anni di piombo, ogni edizione viene inserita nell’ambito socio-culturale al quale appartiene con riferimenti che vanno poi a sfociare negli eventi del torneo.

Risultati, statistiche, tattiche, resoconto delle finali, le particolari evidenze specifiche di ogni torneo arricchiscono le pagine. Ma a esaltare i ricordi contribuiscono curiosità, aneddoti e retroscena capaci di catturare l’attenzione degli amanti del calcio: dalla storia della monetina che aprì le porte della finale del 1968 all’Italia al “cucchiaio” di Totti, dalle magie di Platini al pullman nel quale gli azzurri allenati da Zoff si rilassavano vedendo “Febbre da cavallo”. Dettagli che, in molti casi, vengono raccontati proprio dai diretti protagonisti scesi in campo per difendere la maglia azzurra.

L’extended play con le “voci” dei giocatori restituisce il sapore di quei momenti in maniera dinamica e coinvolgente. Ci sono le interviste inedite a Dino Zoff, Marco TardelliFranco Baresi, Gigi CasiraghiRuggiero Rizzitelli e altri. E quella a Michel Platini, ricostruita raccogliendo varie dichiarazioni rilasciate in passato dal protagonista principale degli Europei del 1984 in merito allo svolgimento della competizione.

Scoprirete così il primo gol del campionato europeo di calcio.  Chi era il giocatore più forte della Nazionale1968 secondo Zoff. Chi rese famoso il rigore a cucchiaio prima ancora di Francesco Totti. A quale concerto assistettero i giocatori olandesi prima di disputare la finale contro l’Unione Sovietica nel 1988. E un aneddoto non conosciuto della spedizione rassazzurra 2008 raccontato da Amelia che conclude dicendo: “… Quando si andava in aeroporto, dopo le partite, ci si riuniva in cerchio e si cantava. Cantavamo l’inno di Mameli. L’inno d’Italia”.

“Da Parigi a Londra, storia e storie degli europei di calcio” è edito da Ultra Edizioni, con la prefazione scritta da Stefano Meloccaro, giornalista di Sky Sport e voce di Radio Capital.

Paolo Valenti è un giornalista, coltiva da sempre due grandi passioni: la letteratura e lo sport, che ama raccontare e praticare. Collabora con case editrici e redazioni giornalistiche ed è opinionista sportivo in trasmissioni radiofoniche e televisive. Nel 2018 ha pubbli­cato con Ultra “Ci vorrebbe un Mondiale”. 

Fabio Conte

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LA 30ª EDIZIONE DELLA PARTITA DEL CUORE

LA 30ª EDIZIONE DELLA PARTITA DEL CUORE

È un paracadutista dell’Esercito Italiano, lanciatosi e atterrato in campo, a portare il pallone col quale si giocherà. Mentre a un altro è stata affidata la nostra bandiera che sventolava in volo.

Il suono di un violino intona l’inno di Mameli, e poi un minuto di raccoglimento in ricordo delle vittime della funivia caduta a Verbania.

Siamo all’Allianz Stadium di Torino e, a sfidarsi: la Nazionale Italiana Cantanti, capitanata da Enrico Ruggeri e i Campioni per la Ricerca, capitanati da Andrea Agnelli. Obiettivo? Raccogliere fondi a sostegno dell’Istituto di Candiolo, Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus presieduta da donna Allegra Agnelli. Tra i volti noti scesi in campo in una staffetta di solidarietà, anche Briga, Alberto Urso, Bugo, Raoul Bova, Maicon, Franck Ribéry, Massimiliano Allegri, Nelson Dida, Pavel Nedved, Gigi Buffon, Francesco Totti, Marco Storari, i piloti della Ferrari Charles Leclerc e Carlos Sainz. A iniziare la partita con la maglia dei Campioni per la Ricerca sarà, in bianconero, la formazione delle Juventus Women e 1° gol del vantaggio con colpo di testa di Cristina Girelli, con Dida tra i pali.

Successo finale per i Campioni per la Ricerca, allenati da Siniša Mihajlović, per 7-5 contro la Nazionale Cantanti allenata da Fabio Capello.

A fine partita, poi, l’abbraccio tra Massimiliano Allegri e Andrea Pirlo, immortalato anche dai fotografi.

Siamo onorati di poter sostenere un progetto volto alla ricerca contro il Cancro, ancora causa di circa 10 milioni di decessi all’anno in tutto il mondo, attraverso un appuntamento storico e al fianco di campioni che non si risparmiano diventando un grande esempio sociale”, afferma Cinzia Falasco Volpin, General Manager di Zentiva Italia. Zentiva, azienda farmaceutica e produttrice di prodotti di automedicazione, ha sostenuto quest’evento che unisce sport e solidarietà diventando Main Sponsor della “Partita del Cuore”, giunta alla sua 30edizione.

La partita, trasmessa per la prima volta in esclusiva sulle reti Mediaset, in prima serata su Canale 5, è stata condotta da un’impeccabile Federica Panicucci.

LA STORIA DELLA NAZIONALE CANTANTI

La Nazionale Cantanti è nata nel 1981, da un’idea di Mogol, per sostenere cause benefiche. Nella primissima formazione della squadra ha giocato anche Lucio Battisti. La prima Partita del cuore della Nazionale Cantanti si è disputata nel 1991 all’Arena di Milano con più di 83 mila persone sugli spalti. Negli anni, la squadra ha dato in beneficenza oltre 100 milioni di euro. All’evento, che si è trasformato in un tradizionale e annuale appuntamento televisivo, hanno preso parte (in campo o in tribuna), tantissimi personaggi di spicco dello spettacolo (Richard Gere, Sean Connery), del calcio (Pelè, Maradona, Zinedine Zidane, Roberto Baggio), della musica (Rod Stewart, Liam Gallagher), dello sport (Michael Schumacher, Valentino Rossi) e anche della politica: la scena di Gianfranco Fini che applaude a un gol di Massimo D’Alema ha fatto il giro del mondo. In tribuna hanno presenziato personaggi quali Michail Gorbaciov e il Dalai Lama, grande sostenitore della Nazionale Cantanti. È rimasto negli annali l’incontro, l’ultimo, (alla Partita del Cuore del 2000) tra il Presidente dello Stato d’Israele, Shimon Peres, e il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Yasser Arafat. “La Partita del Cuore” della Nazionale Italiana Cantanti ha oltrepassato spesso i confini nazionali giungendo anche in Inghilterra, Russia, Romania, Ungheria, Polonia, Ucraina, Israele, Iraq, e perfino a Sarajevo, durante la guerra dei Balcani.

Clementina Speranza

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LUNA ROSSA: ORGOGLIO BIANCO, ROSSO E VERDE

LUNA ROSSA: ORGOGLIO BIANCO, ROSSO E VERDE

Si è rinnovato l’entusiasmo degli italiani per la vela. All’appuntamento con l’American’s Cup la partecipazione di barche italiane non è continuativa e l’interesse del grande pubblico nostrano rischia di affievolirsi. Un Paese con tanto mare come il nostro meriterebbe una maggiore presenza televisiva della vela e di tanti altri sport largamente praticati, sacrificati invece a sua maestà il calcio.

L’American’s Cup, la più importante competizione velica al mondo, ha un fascino unico che moltiplica l’interesse mediatico quando si può tifare per scafi italiani. Fu così dalla prima volta, ormai una vita fa nel 1983, alla comparsa di Azzurra, di cui tutta l’Italia s’innamorò. Dagli Stati Uniti lo scafo dello Yacht club Costa Smeralda comandato dal mitico skipper Cino Ricci fece conoscere e seguire queste regate per la prima volta ottenendo un sorprendente seguito di spettatori nonostante la programmazione nelle ore notturne, in un paese in pieno boom economico, l’estate successiva alla vittoria dei mondiali di calcio quando l’Italia era ammirata nel mondo per moda e designer.

Ma Azzurra si fermò alle semifinali della Luis Vitton Cup, battuta da Australia 2 che poi strappò dopo 132 anni la coppa agli americani, (vincitori  in Inghilterra nel 1851 dell’allora Coppa delle Cento Ghinee col vascello America, che da quel giorno diede il nome alla competizione). Negli anni seguenti, per l’Italia riuscirono a diventare dei veri challenger, degli sfidanti, il Moro di Venezia di Gardini nel 1992, e la prima Luna Rossa di Bertelli nel 2000; sempre sconfitti però dai Neozelandesi nel frattempo diventati detentori del trofeo, nelle proprie acque.

Vent’anni dopo, il ritorno di Luna Rossa, sponsorizzata Prada e Pirelli, ha colpito i tifosi non molti, dato anche il periodo di crisi. Una flessione dell’interesse superata grazie anche alla passione, alla tenacia e alle doti manageriali e di progettazione di Patrizio Bertelli, a.d. di Prada, marito di Miuccia, velista professionista in gioventù. Da quest’anno la Coppa Challenger, degli sfidanti, è diventata Prada Cup sponsorizzando completamente la competizione d’entrata per competere con i detentori in Nuova Zelanda. Le imbarcazioni si sono trasformate in affusolati bolidi lucenti che sfrecciano a 40 nodi volando sulle acque  grazie a pattini alzabili, i foil, che permettono loro di danzare come ballerine a ogni virata,  e di ripartire poi più veloci del vento, sospinte da potenti vele tese e performanti. Uno spettacolo futuristico ed elettrizzante seguire una regata con gli scafi scuri, come l’accattivante rosso e nero di Prada,che volano nella baia, e sono così lontani dall’elegante diporto velistico come una berlina degli anni ’50 lo è rispetto a un bolide di formula uno. Materiali, tecnologia e abbigliamento parlano di velocità, prestazioni e successo.

Gli italiani di Luna Rossa Prada Pirelli Team del Circolo Vela Sicilia di Palermo, costruita a Nembro in provincia di Bergamo e assemblata nel quartier generale di Cagliari, hanno sconfitto nelle acque Maori prima American Magic di New York e, anche grazie a questa esperienza, i fin allora favoriti inglesi di Ineos Team UK con un 7 – 1 che non ha lasciato spazio a repliche, conquistando la Prada Cup Challenger e diventando gli sfidanti ufficiali dei padroni di casa dell’Emirates Team New Zealand. Ad Auckland, dopo una nutrita presenza di pubblico durante la Prada Cup, la pandemia si è fatta sentire e ha fatto slittare di qualche giorno la partenza, ma il 10 marzo dovrebbe iniziare ufficialmente la vera e propria American’s Cup con un sogno per lo stupendo Team tricolore capitanato dal riminese Max Sirena: portare finalmente nelle acque italiane la prossima sfida. Difendere come detentori la vecchia Coppa delle Cento Ghinee dal magico fascino barocco.  Vedere una Luna Rossa riflessa nel golfo di Mondello.

Fabio Conte

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