ADIDAS SUPERSTAR, C’ERA UNA VOLTA E C’È ANCORA

ADIDAS SUPERSTAR, C’ERA UNA VOLTA E C’È ANCORA

Nel precedente articolo abbiamo parlato della competizione tra Adidas e Nike, e oggi parliamo di un modello di sneaker: Adidas Superstar. Nonostante il difficile periodo storico, la sua vendita non si arresta. Perché? In primis, per la popolarità, ma anche per il suo spirito rivoluzionario che tocca da sempre l’ambiente del basket, dell’hip-hop e della comunità skate. Un oggetto cult, da possedere. Uno dei modelli universali e più trendy del giorno d’oggi.

Nata nel 1969 come scarpa da basket, la Superstar vuole essere la versione low-top della scarpa da basket Pro Model.

Considerata tra le maggiori rappresentanti della “cultura delle sneaker”, è stata aggiornata cercando di rispettare l’ambiente, con una tomaia in pelle liscia ed ecologica, 3 strisce in tessuto, e punta a conchiglia.

Attualmente la tecnologia dell’industria calzaturiera si è evoluta, ma negli anni ’80, l’Adidas Superstar era il “non plus ultra” delle sneaker. La band hip-hop Run D.M.C., le aveva rese di moda indossandole sul palco senza lacci e dedicandogli una canzone dal titolo “My Adidas”. Era il 1986, e per la prima volta un marchio sportivo utilizzava la musica per commercializzare il proprio prodotto.

La Superstar è oggi disponibile in molte forme e dimensioni, e viene regolarmente indossata come calzature casual e non soltanto per lo sport.

La capacità di attirare diversi tipi di culture giovanili e orientare i movimenti della moda ha consolidato la sua immagine di classica scarpa Adidas.

Nel 2005, il brand ha celebrato il 35° anniversario della Superstar collaborando con icone del mondo della musica, della moda e delle arti per creare la collezione Adidas 35thAnniversary. Tra il 2015 e il 2016 questa sneaker ha raggiunto il picco di vendita. 

Concludendo: che piaccia oppure no, Adidas Superstar è uno di quei must have da custodire nella propria scarpiera, sapendo di aver acquistato un oggetto simbolo di diverse sottoculture.

Cristiano Gassani

RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

MILANO FASHION WEEK WOMEN’S COLLECTION: APPUNTAMENTO DIGITALE

MILANO FASHION WEEK WOMEN’S COLLECTION: APPUNTAMENTO DIGITALE

Il ricco calendario della Milano Moda Donna dimostra l’immensa voglia da parte delle maison e degli operatori di raccontare al mondo la qualità, lo stile e la maestria artigiana italiana (e non solo) attraverso le sfilate, la rete e il digitale.

“Sono molto felice di vedere anche per questa Fashion Week la partecipazione di molti nostri soci e la presenza di nuovi brand, a sottolineare l’importanza e la valenza della settimana della moda di Milano sia pure in un momento così difficile per la nostra industria”, dichiara Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI).

In programma dal 23 febbraio al 1° marzo, la Milano Fashion Week Women’s Collection Autunno-Inverno 2021/2022 annovera 68 sfilate, 65 presentazioni e 7 eventi per un totale di 140 appuntamenti che hanno come temi chiave: l’inclusione, la diversità, la formazione, la sostenibilità, la narrazione, la digitalizzazione e il sostegno ai giovani talenti.

Le sfilate, le presentazioni dei brand, le stanze tematiche dedicate ai vari progetti e gli showroom virtuali si possono seguire sulla piattaforma digitale della Camera Nazionale della Moda Italiana (milanofashionweek.cameramodait).

Per la prima volta sono presenti nel calendario sfilate: Brunello Cucinelli, Alessandro dell’Acqua x Elena Mirò, Del Core, We are Made in Italy, Onitsuka Tiger, Fabio Quaranta, Pierre-Louis Mascia, Maxivive, Dima Leu, Münn, Budapest Select, Alessandro Vigilante, Giuseppe Buccinnà e CHB.

Moorer, Gonçalo Peixoto, Alabama Muse, Bacon, Push Button for Fila Korea, Peserico, Yatay, Canadian, OOF Wear, REVENANT RV NT, AC9, Des Phemmes e Nervi sono, invece, le new entry inserite nel calendario presentazioni, mentre ACT N°1 e Marco Rambaldi sono i due marchi supportati dal Camera Moda Fashion Trust.

“L’edizione 2021/2022 della Milano Fashion Week testimonia ancora una volta un approccio di grande flessibilità, che ha spinto tutti gli attori dell’industria della moda a sperimentare nuovi linguaggi espressivi e a cercare modi alternativi per promuovere e distribuire le grandi creazioni che contribuiscono a rendere la settimana della moda unica nel panorama internazionale – afferma Capasa –. Sono argomenti centrali: sostenibilità ambientale e sociale, formazione e sostegno ai brand emergenti, narrazione, e chiaramente, digitalizzazione. Un tema che però voglio sottolineare è l’attenzione all’artigianato, che ha più che mai bisogno di grande sostegno. In questo senso va l’accordo con Confartigianato Imprese, al nostro fianco nella costruzione di una fashion week che racconta di una filiera unica al mondo e mai così coesa”.

Infatti, sulla piattaforma digitale è valorizzata la narrazione, attraverso un progetto che per la prima volta coinvolge l’artigianato italiano, con una stanza dedicata.  L’iniziativa, curata da Sara Sozzani Maino (Deputy Editor in Chief Vogue Italia & Head of Vogue Talents e International Brand Ambassador Camera Nazionale della Moda Italiana), è realizzata in collaborazione con Confartigianato Imprese, e vede protagonista il talento di 5 artigiani: Duccio Mazzanti, Alberto Bevilacqua, Vivian Saskia Wittmer, Marina Rizzini e Anna Tosi. Il progetto si è avvalso della collaborazione della Fondazione Cologni dei Mestieri D’Arte che si impegna a salvare le attività artigianali d’eccellenza dalla minaccia di scomparsa.

WE ARE MADE IN ITALY – The Fab Five Bridge Builders, sviluppato dal gruppo di lavoro di Camera Nazionale della Moda Italiana Black Lives Matter in Italian Fashion, invece, è il progetto curato da Stella Jean, Edward Buchanan, Michelle Francine Ngonmo focalizzato a celebrare i valori dell’inclusione e della multiculturalità e ha l’obiettivo di mettere in risalto il talento di cinque POC (people of color) talent che hanno a disposizione, per le loro performance creative, la piattaforma digitale e una straordinaria visibilità.

L’impegno di CNMI al sostegno dei talenti emergenti si riafferma attraverso il rinnovo della collaborazione con La Rinascente, inaugurata lo scorso settembre, a sostegno dei giovani brand del made in Italy. Nello storico edificio di Piazza Duomo, a Milano, è allestito un pop-up store per offrire un supporto reale e commerciale, oltre che mediatico, ad alcuni dei nomi più promettenti del panorama della moda nazionale, tra cui Marco Rambaldi, Fantabody, Vitelli, Gentile Catone, Themoirè, Drome, Simona Marziali – Mrz, Melampo, Sara Battaglia, Giannico e Greta Boldini.

Il progetto Designer for The Planet, alla sua seconda stagione, accoglie sei brand emergenti del Made in Italy, impegnati sul tema della sostenibilità. “A un anno esatto dall’inizio della pandemia, l’intero mondo del fashion sta sperimentando nuovi modi di mostrarsi, raccontarsi e proporsi grazie a nuovi linguaggi comunicativi ma soprattutto a innovative modalità produttive, sempre più attente al riuso dei materiali e al riciclo, in un’ottica di circolarità e sostenibilità complessiva che va dal filato al prodotto finito – spiega Cristina Tajani, l’Assessora alle Politiche per il Lavoro, Attività produttive, Moda e Design –. Come amministrazione siamo sempre al fianco di Camera Moda e di tutte le aziende che fanno innovazione, perché la moda è l’intero comparto del fashion sono e rimangono soprattutto ricerca nei materiali, nelle forme e nei linguaggi”.

Ritorna anche Budapest Select. Grazie alla collaborazione tra CNMI e Hungarian Fashion & Design Agency, per la quinta volta, 7 brand ungheresi parteciperanno alla Milano Fashion Week, con una sfilata digitale, che verrà trasmessa il 26 febbraio alle 11:00 nel calendario del Live-Stream, mentre avranno la possibilità di mostrare i loro look in passerella i brand Abodi, Cukovy, Elysian, Kata Szegedi, MERO, THEFOUR, ZIA Budapest.

Un’altra novità è l’evento dedicato alla valorizzazione delle eccellenze formative italiane, protagonista di quest’edizione è la scuola fiorentina Polimoda, con cui CNMI ha siglato un accordo di collaborazione istituzionale. La prestigiosa scuola presenta un Fashion Movie ambientato a Firenze dal titolo Human Poetics. Un percorso creativo verso un nuovo Rinascimento, che vede protagonisti 20 giovani fashion designer in altrettante suggestive location.

Inoltre a testimonianza dell’importanza per CNMI di coinvolgere sempre più i buyer nelle attività a supporto dei giovani designer, sono organizzati degli incontri virtuali tra i designer e una selezione di operatori provenienti da diverse aree geografiche.

Gli appuntamenti della Milano Fashion Week Women’s Collection sono amplificati in tutto il mondo, coprendo così in contemporanea tutte le time-zones, grazie ai partner internazionali: Kommersant Publishing House per la Russia; Tencent Video, per la Cina continentale (escluse Hong Kong, Macao e Taiwan) e The Asahi Shimbun, per il Giappone. Mentre, l’OOH streaming partner italiano, Urban Vision, li diffonderà attraverso maxischermi posizionati in punti strategici delle città (Milano: Piazza San Babila; Roma: Via Condotti/Largo Goldoni; New York: Times Square). È inoltre possibile visualizzare su YouTube i contenuti della fashion week in playback attraverso il canale video Fashion Channel.

Simone Lucci

Ph Giorgio Marcias

MONCLER E STONE ISLAND SI UNISCONO PER GUARDARE INSIEME A UN NUOVO LUSSO

MONCLER E STONE ISLAND SI UNISCONO PER GUARDARE INSIEME A UN NUOVO LUSSO

Il 4 dicembre 2019 si ipotizzava l’acquisizione di Moncler da parte di un gruppo internazionale francese che opera nel settore della moda e del lusso.

Il 4 dicembre 2020, esattamente un anno dopo, la società italiana Sportswear Company che detiene il marchio Stone Island diventa di proprietà della Moncler S.p.A. guidata da Remo Ruffini.

I ruoli si sono invertiti, da venditore ad acquirente, e galeotta è stata una convention di Carlo Rivetti, direttore creativo di Stone Island. “Una sera di alcuni mesi fa, mio figlio Romeo partecipa a un convegno tenuto da Rivetti e nota che entrambe le aziende possiedono la stessa cultura, passione, il medesimo rigore gestionale, il rispetto per il brand e per i consumatori – racconta Ruffini, amministratore delegato di Moncler –. Contatto Carlo Rivetti, e da una chiacchierata è nata l’idea dell’acquisizione, o come preferisco definirla io: l’unione di due famiglie”.

L’operazione nasce con lo scopo di sviluppare una nuova visione di lusso che coinvolga anche ragazzi tra i 18 e i 25 anni, rafforzando la  capacità giovanile di interpretare i codici culturali delle nuove generazioni, e per migliorare la sinergia tra mondo reale e canali digitali, avvicinandosi così al mercato asiatico.

L’idea è anche figlia dell’emergenza che il mondo sta vivendo.

“Non si può aspettare la ripresa o un cambio di rotta dei mercati, bisogna agire – afferma Remo Ruffini –. Proprio in questi momenti si devono stimolare nuove energie e nuove ispirazioni per progettare il domani. È un bel messaggio per l’Italia”.

Dalle vette quota 8 mila metri alle quotazioni in borsa nel 2013, dalle passerelle per l’alta moda all’acquisizione di Sportwear Comanpy. La storia di Moncler e del piumino si può considerare una vera e propria scalata, iniziata a Monestier de Clermont (da qui l’abbreviazione Moncler), paesino francese poco distante da Grenoble in cui nel 1952 era  nata l’azienda che produceva sacchi a pelo, tende foderate e un unico modello di capospalla con logo rosso, bianco e blu: una mantella con cappuccio.

Il primo piumino, realizzato nel 1954, viene testato in quota da una spedizione italiana sul K2. Promosso a pieni voti: le elevate caratteristiche tecniche e l’invenzione della piuma Duvet lo rendono leggero e caldo.

Il piumino pensato per prestazioni sportive scende poi tra le strade delle città, si reinventa di continuo, si adatta ai colori e alle forme del periodo storico.

Dalle divise della scuola francese di sci che invadono le piste e le Olimpiadi del 1968, alla moda simbolo di status dei “paninari” degli anni ’80, con colori scintillanti, nylon lucidi e forme oversize, fino all’entrata in scena di Remo Ruffini che rileva il brand nel 2003 e posiziona Moncler nel mondo del lusso. Nascono allora: Gamme Rouge, Moncler Gamme Bleu e Grenoble, capi ricercati che si adattano alla città e alle vette innevate vestendo un pubblico sempre più selezionato.

Sono stati recentemente creati capispalla d’alta moda con design all’avanguardia.  La collaborazione con la Maison Valentino costituisce un chiaro esempio di sinergia tra sperimentazione e Haute Couture. Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, ha presentato i nuovi piumini Moncler Pierpaolo Piccioli a Parigi, al Musée Picasso, durante il primo giorno della PFW Haute Couture 2020.

Simone Lucci

RIPRODUZIONE RISERVATA

Stone Island (nome che deriva da due vocaboli inglesi ricorrenti nei romanzi di Joseph Conrad) nasce nel 1982 dall’idea di Massimo Osti, che aveva studiato vari tipi di tessuti e si era concentrato su un telone bifacciale, rosso da un lato e blu dall’altro, utilizzato per produrre le coperture dei camion. Il tessuto viene chiamato Tela Stella ed è sviluppato in una collezione di sette capospalla declinati in sei varianti bicolori. Al lancio della collezione, in soli 10 giorni vengono esauriti tutti i capispalla disponibili nei negozi, tanto è il successo del brand.

Nel 1983, Massimo Osti decide di dedicarsi esclusivamente al lato creativo dell’azienda e il Gruppo Finanziario Tessile di Torino sposa il progetto Stone Island.

L’azienda continua a evolversi con nuove sperimentazioni e innovazioni nel campo dei tessuti e dei materiali, uno su tutti quello dell’Ice Jacket, tessuto sensibile che cambia colore al cambiare della temperatura. Nel 1993 Carlo Rivetti subentra in azienda, chiamandola Sportswear Company. In quel periodo Osti lascia la C.P. Company per passare esclusivamente al marchio Stone Island fino al 1995.

Dopo la collaborazione con Paul Harvey che ha curato 24 collezioni, Rivetti, da presidente e a.d. del gruppo, decide di gestire sul piano creativo il marchio con più persone da tutto il mondo, creando una vera e propria squadra (2008).

Nei primi mesi del 2010, l’azienda Sportswear Company vende C.P. Company alla FGF di Enzo Fusco.

Nel 2011 Stone Island, ormai senza CP Company, aumenta il proprio fatturato del 4%, e nel luglio 2017 il fondo sovrano del Governo di Singapore, Temasek, entra in Stone Island rilevando il 30%.