UN LIBRO PER ESPLORARE LA MONTAGNA

UN LIBRO PER ESPLORARE LA MONTAGNA

Il nuovo Manuale per giovani stambecchi di Irene Borgna è un libro che vuole essere il compagno di avventura per ragazzi che sognano bivacchi e notti stellate, vette da raggiungere, torrenti da guadare, albe silenziose e tramonti indimenticabili.

Ricco di illustrazioni realizzate da Agnese Blasetti, il testo affronta i principali capisaldi dell’escursionismo. Suggerisce come scegliere gli itinerari, come leggere una mappa, come equipaggiarsi, e persino come preparare lo zaino! Spiega come orientarsi e cosa sono “segnavia, paline, tacche, ometti”. E c’è poi una parentesi sui rifugi: “In Italia, tra Alpi e Appennini ci sono 774 rifugi e bivacchi fissi del Club Alpino Italiano, e il numero aumenta se si considerano anche i rifugi e i bivacchi privati o di associazioni diverse dal CAI… I primi rifugi sono nati alla fine dell’ ’800 come avamposti molto spartani riservati agli alpinisti, che li utilizzavano come campi base per le scalate verso le cime. Oggi sono strutture molto più confortevoli delle prime capanne in pietra e legno e, soprattutto, la loro prima missione è accogliere tutti”, si legge nel libro, che spiega anche l’importanza del rifugista, il gestore del rifugio, e propone “il galateo del rifugio”.

Il Manuale per giovani stambecchi parla di come leggere le acque, le rocce, il cielo, le mappe, fino all’utilizzo della bussola, al riconoscimento delle piante e delle tracce degli animali. La quarta parte, “Sicuri sul sentiero”, è dedicata ai pericoli e a come evitarli. Indica i rimedi in caso di piccoli e grandi imprevisti: “Ho poi riportato, in una sorta di Enciclopedia degli errori, alcuni dei guai combinati in montagna da me e dai miei amici, per inesperienza e dabbenaggine. Le disavventure degli altri possono infatti essere molto istruttive”, spiega Irene Borgna.

256 pagine in cui l’intento dell’autrice è quello di far divertire i giovanissimi lettori e fargli acquisire delle competenze, in modo che, una volta riposto il manuale, se ne vadano a spasso sui sentieri per poi tornare a casa con le gambe stanche, i capelli scompigliati dal vento e le guance arrossate dal sole, certi di aver vissuto un’esperienza unica, nel rispetto del delicato equilibrio della natura. “Ho provato a fornire poche coordinate di base, sufficienti per muoversi sui sentieri in modo sensato e senza commettere imprudenze, spronando così i lettori e le lettrici a mettersi alla prova: un manuale infatti è nulla senza esperienza”, scrive l’autrice, un dottorato di ricerca in antropologia alpina, che con Marco Aime ha fatto della montagna la sua passione e il suo mestiere.

Irene Borgna, nata a Savona nel 1984, si è trasferita in Val Gesso dove si occupa di divulgazione ambientale e fa la guida naturalistica, accompagnando gli escursionisti fra cime e rifugi. Per Ponte alle Grazie ha pubblicato Cieli Neri (premio Rigoni Stern) e Il pastore di stambecchi (menzione speciale al Premio Rigoni Stern). Lei nel libro si racconta, e scrive: “… sono una guida naturalistica: vuol dire che le persone lungo i sentieri delle mie montagne preferite. Vivo in una valle alpina e cerco di passare in quota la maggior parte del tempo libero: camminando, correndo, andando in bicicletta, arrampicando, esplorando le grotte, facendo alpinismo”.

Il Manuale per giovani stambecchi è edito da Salani Editore e dal Club Alpino Italiano,  nella collana di narrativa per ragazzi “I caprioli“. L’autrice racconta così la nascita del CAI: “Uno scudo azzurro con una stella nel mezzo: sopra un’aquila con le ali spiegate e ai lati una serie di strani oggetti: un binocolo, una corda, una piccozza. Chissà quante volte ti è capitato di vederlo: è il simbolo del Club Alpino Italiano, per gli amici CAI. Il CAI è la più grande e antica associazione di alpinisti e appassionati di montagna d’Italia. È stata fondata il 23 ottobre 1863 da un ministro alpinista, Quintino Sella: per questo sulle Alpi molti rifugi portano il suo nome”. Il Club Alpino, nella sua più che secolare attività, mette in luce la Borgna, ha sempre cercato di unire la conquista delle vette alla conoscenza.

Clementina Speranza

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Foto di Olga Panova

 

 

 

STORIE E VIAGGI RACCONTATI DA DUE ACCESSORI SENZA TEMPO

STORIE E VIAGGI RACCONTATI DA DUE ACCESSORI SENZA TEMPO

I foulard e le cravatte non passano di moda e basta un pizzico di creatività per indossarli in modi differenti.

La cravatta, da sempre considerata simbolo di eleganza, stile e raffinatezza, è tra gli accessori must del guardaroba maschile e femminile. Sono lontani i tempi in cui la si vedeva esclusivamente nelle occasioni formali o addosso a uomini d’affari dallo stile rigoroso. Oggi è scelta anche per il tempo libero ed è sfoggiata con i look più casual.

È stato Luigi XIV a sancire definitivamente la nascita di questo accessorio. Durante la guerra dei 30 anni, infatti, i foulard portati al collo dalle truppe croate non sono passati inosservati, e i soldati francesi ne sono rimasti così affascinati da volerli introdurre nel loro Paese. Ci ha pensato poi il Re Sole a decretarne il successo, istituendo persino la professione del “cravattaio”, che aveva il compito di annodare in modo impeccabile la cravatta del sovrano.

Il foulard, invece, è davvero antichissimo e lo testimoniano i ritrovamenti presso le civiltà orientali del 1000 a.C., in occidente, poi, appare dal secondo secolo d.C.

Il foulard moderno, inteso non solo con funzione pratica ma anche come accessorio degli outfit più raffinati, si afferma nel Novecento, e in particolare negli anni ’30.

La moda degli anni ’50 e ’60 suggeriva di indossarlo per ogni occasione: sulla testa, annodato sotto il mento e abbinato a un paio di occhiali da sole, come facevano Audrey Hepburn, Grace Kelly, Catherine Deneuve e Jacqueline Kennedy.

Hermès è la prima casa di moda a commercializzarlo, diventando l’icona del foulard per eccellenza con il suo carré in seta 90×90. Tra le maison che hanno creato foulard per le proprie collezioni: Dior, Yves Saint Laurent, Chanel e Givenchy in Francia, Gucci, Ferragamo e Roberta di Camerino in Italia.

Nel 2013, Kinloch si presenta sul mercato con una linea artigianale italiana di foulard e cravatte in seta stampata Made in Como, cuciti a mano con l’opzione di cucitura a macchina, ideati da Davide Mongelli con il designer e socio Francesco Fantoccoli.

Elementi distintivi del marchio sono le stampe che ogni stagione rappresentano un viaggio diverso. Russia, Messico, Napoli e Las Vegas sono alcune delle mete già realizzate, cogliendo luoghi, personaggi, dettagli naturali in maniera onirica e irriverente. Le misure dei foulard Kinloch si sono moltiplicate: dal classico carré 90×90, al più minimal 70×70, fino ad arrivare al 140×140, a cui si sono aggiunti triangoli per il collo. La cravatta è proposta in due lunghezze, affiancata dal papillon nelle sue due versioni: annodato o da annodare. La pochette da taschino è diventata un must have per il mondo giapponese, fondamentale negli outfit nonché portafortuna, mentre i fazzoletti vengono legati alla borsetta, al polso o al collo per dare al look un tocco di originalità e colore.

Nel tempo, le collezioni sono cresciute e si sono ampliate, ed è l’India la nuova tappa dei viaggi Kinloch per la stagione autunno/inverno 2021.

Cravatte, foulard di tutte le misure, coloratissimi fazzoletti in seta o cotone sono valorizzati da scene di fachiri, ballerine, incantatori di serpenti…  e poi fauna selvatica tra tigri del Bengala, elefanti e caleidoscopiche fantasie arabesque. Il Taj Mahal compare imponente su ampi fondali colorati, mentre danzatori e maestri di yoga si allineano in posa ad adornare sete di ogni tipo, insieme a pavoni e scene romantiche indiane.  Tra le stole, o hijab, si presenta poi una new entry: una sciarpa in flanella realizzabile in più misure.

Per il menswear,  una linea di camicie cucite dai noti camiciai di Napoli in due modelli: Hawaii e Regular, con possibilità di scelta tra seta e cotone; invece per il mondo femminile sono presenti anche una serie di fasce lisce o intrecciate e shu-shu, elastici in seta o cotone stampato. Per completare la collezione: calzini (short e long) per lei e per lui.

Il brand ha creato anche l’Itinerario su Misura, una novità assoluta nel mondo del carré. Basta, infatti, un click sul menu “Personalizza” dell’e-shop Kinloch per diventare designer del proprio foulard, decidendone la texture, lo sfondo e il bordo, con l’opzione aggiuntiva per ricevere il foulard cucito a mano o a macchina e scegliere la fantasia preferita.

Il successo del marchio italiano ha permesso la conquista di alcuni dei più importanti department store soprattutto in Giappone, in Europa, negli USA, nel Far East, e, in Italia, la conquista della Rinascente e  di diversi multibrand nelle città di Milano, Roma, Firenze e Torino.

Simone Lucci

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