IL PAZIENTE ANZIANO
A seguito dell’allungamento medio della vita, è stata creata una nuova categoria di anzianità, dividendo le persone con più di 65 anni in due categorie: chi appartiene alla terza età (caratterizzata da buone condizioni di salute, inserimento sociale e disponibilità di risorse) e coloro che appartengono alla quarta età (caratterizzata dalla dipendenza da altri e dal decadimento fisico). Di questo si è parlato il 28 ottobre 2022, al Grand Hotel Villa Itria di Viagrande, durante il convegno “Il paziente anziano: aspetti demografici, medici e sociali” di cui è stato coordinatore scientifico il dott. Gaetano Roberto Valastro, Dirigente Medico presso UOC Attività Ospedaliere ASP Catania.
Quella di “anziano” oggi non è solo una categoria medica ma anche socio-demografica, e quindi non è chiaro come chi studia la biologia dell’invecchiamento (gerontologo) o i problemi di salute delle persone anziane (geriatra) possa stabilire scientificamente una precisa età in cui si diventa anziani. Quella dell’anzianità è una soglia che va adattata alle attuali aspettative di vita nei paesi con sviluppo avanzato. I dati demografici dicono che in Italia l’aspettativa di vita è aumentata di circa vent’anni rispetto agli inizi del secolo scorso. Non solo: larga parte della popolazione tra i 60 e i 75 anni è in ottima forma e priva di malattie. “Definiamo ‘vecchi’ quei soggetti ultrasessantenni che hanno perduto l’autosufficienza. Il 90 enne che si lava e veste da solo non ci sentiamo di definirlo vecchio”, afferma Valastro e aggiunge: “È comunque fondamentale, per continuare a stare bene, non lasciarsi andare: mantenersi attivi mentalmente e fisicamente, avere interessi, accettando però i nuovi limiti”.
Si è parlato di perdita di ruolo sociale e ruolo fisico, della solitudine e della possibile depressione dell’anziano. “Elementi che noi medici abbiamo scarsamente considerato”, afferma Valastro e aggiunge “Non tutti gli anziani sono fragili, ma siamo noi medici a renderli tali, quando non li sappiamo trattare e se non diamo loro la giusta cura”.
Con il dott. Giuseppe Squillaci, Dirigente Medico, responsabile UVP area metropolitana Catania, si è parlato anche dell’assistenza domiciliare integrata (ADI) e di come questa rappresenti un servizio potenzialmente centrale nell’assistenza sanitaria al paziente anziano. “È la casa, il setting dove vuole morire il paziente anziano. Oggi l’assistenza domiciliare è al 4% e dobbiamo arrivare al 10%. Lo scopo è anche quello di ridurre l’immobilità e cercare di aumentare la qualità di vita. Sul territorio regionale siciliano esistono 2 tipi di assistenza: una parte pubblica basata sulla valutazione che fa l’ASP, e una erogatrice di servizi che riguarda le ditte private convenzionate con noi. E il segreto per la giovinezza dell’anziano? È mantenere sempre la mente attiva”, conclude Giuseppe Squillaci.
Diabete, ipertensione, problemi di natura artrosica o artritica. Per prevenire una patologia, o il suo aggravamento perché magari è già presente, la ricerca e l’individuazione delle malattie deve essere molto accurata. “Spesso nell’anziano la malattia si presenta in maniera anomala: una broncopolmonite senza febbre, una pleurite non causata da infezione ma dovuta a uno stato di ipoproteinemia, in quanto la mancanza di proteine crea un effetto osmotico per il quale si accumula liquido in uno o in entrambi i polmoni.
Nel paziente anziano è importante raccogliere una anamnesi basata sulle giuste domande, fare quindi un’accorta diagnosi impostare una terapia con dosi di farmaci quanto più possibile ridotte che duri quanto meno possibile”, precisa Valastro.
La geriatria è prevalentemente riabilitazione, perché dobbiamo tirare fuori le risorse residue di ogni soggetto anziano. E a parlare di “riabilitazione del paziente anziano” è il dott. Antonino Filippello, direttore del Medical Center di Acicatena e Fisiatra (responsabile della robotica) all’AIAS di Acireale.
“L’anziano è spesso esposto a scarsa alimentazione, con carenza di vitamine, di sali minerali e di altre sostanze fondamentali. Questo e la scarsa attività fisica contribuiscono all’atrofia dei muscoli. Un giusto equilibrio ormonale e di elettroliti è fondamentale per la calcificazione delle ossa, ma anche il movimento contribuisce alla calcificazione attraverso 2 elementi, la pressione sviluppata sulla superficie delle ossa dalle contrazioni muscolari e quella della pressione atmosferica circostante. Durante le contrazioni si sviluppa, inoltre, un tipo particolare di energia che viene chiamata piezoelettrica, che contribuisce anch’essa alla deposizione di calcio. Durante il movimento si produce il liquido sinoviale e, poiché la cartilagine è priva di capillari sanguigni, questa è l’unica fonte del suo nutrimento. Se il paziente sta troppo fermo, quindi, la cartilagine non può assorbire il liquido sinoviale, perciò si secca, si frammenta e si usura come quella degli atleti sottoposti a esercizio stressante, e le fibre di fibrina elastica dei muscoli vengono sostituite sempre più da fibre rigide e di scarsa qualità con perdita dell’elasticità muscolo tendinea. Con l’immobilizzazione i tendini e i legamenti tendono, inoltre, a formare aderenze con i tessuti circostanti, a volte anche calcificazioni, e la velocità del sangue si riduce favorendo i processi trombotici e di deposito di scorie sulle pareti vascolari. Questo ostacola anche gli scambi nutritizi e di ossigeno con i tessuti e soprattutto con il cervello, dove entrano in sofferenza: i neuroni, che possono degenerare più facilmente, e le cellule della glia, fondamentali per l’interconnessione tra un neurone e l’altro, la cui importante funzione, ancora quasi del tutto sconosciuta, acquista sempre più importanza in conseguenza di recenti scoperte.
La salute è basata su 4 pilastri essenziali: acqua, movimento, mangiare sano e serenità. Per cui anche bere è fondamentale, e l’acqua acquisisce un ruolo imprescindibile per il benessere dell’anziano in quanto è alla base di tutte le reazioni chimiche che avvengono nell’organismo. L’atrofia muscolare, l’artrosi, la rigidità articolare, le neuropatie da compressione del midollo e dei nervi, i disturbi vascolari, la riduzione della vista e dell’udito nel loro insieme rendono l’equilibrio dell’anziano molto precario, esponendolo sempre a più pericolose e frequenti cadute, e nei casi più gravi alla relegazione in carrozzina”.
Ma qual è il segreto per vivere meglio? “Prendere pochi farmaci e soprattutto stare alla larga dai medici”, il dott Valastro conclude così, con un sorriso, tra gli applausi.
Clementina Speranza
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