DIARIO DI UN CERVELLO IN FUGA NEL XXI SECOLO: PER CHI HA IL CORAGGIO DI INSEGUIRE I PROPRI SOGNI

DIARIO DI UN CERVELLO IN FUGA NEL XXI SECOLO: PER CHI HA IL CORAGGIO DI INSEGUIRE I PROPRI SOGNI

È il 2008 quando Tiziana e il suo fidanzato, Damiano, decidono di partire lasciandosi alle spalle gli amici e la famiglia: destinazione Inghilterra, nello specifico Newcastle Upon Tyne. Da questa esperienza, durata 220 giorni, nasce Diario di un cervello in fuga nel XXI secolo di Tiziana Lilò, edito da PubMe nella collana I Read It/Io me lo leggo. Si tratta di un vero e proprio diario di viaggio che racconta le esperienze dei due protagonisti in chiave tragicomica, conciliando i momenti divertenti che servono a far sorridere il lettore con un argomento delicato come quello dell’emigrazione, delle difficoltà si devono affrontare pur di non rinunciare ai propri sogni.

I motivi che spingono Tiziana e Damiano a partire sono il desiderio di vivere in condizioni migliori rispetto a quelle offerte dall’Italia, la ricerca di nuove opportunità e la speranza di un futuro più roseo; i due se ne vanno senza troppi preparativi, “zaino in spalla e via”. Pieni di aspettative, carichi di positività. Ma l’arrivo in un paese straniero e la condizione di emigrati, nonché il doversi cimentare con l’inglese, gli fanno capire immediatamente che è necessario ridimensionarsi, spingendoli persino a dubitare della scelta compiuta.

Diario di un cervello in fuga nel XXI secolo ci mette di fronte alle sfide che Tiziana e Damiano hanno dovuto affrontare e agli ostacoli che hanno dovuto superare per raggiungere il loro obiettivo; ci ricorda che, sebbene un pizzico di fortuna non guasti, alla fine ciò che conta è il coraggio di compiere delle scelte drastiche, a volte contro il parere di tutti, lasciandosi guidare soltanto dalla voce interiore che ci parla e ci sprona a non mollare; e soprattutto ci insegna, con ironia e delicatezza, che in ognuno di noi sono presenti quelle facoltà necessarie per raggiungere i propri sogni, e che a volte basta soltanto armarsi del coraggio e della pazienza necessari per rincorrerli fino a non avere più fiato.

Tiziana Lilò, nata Mastrolillo, classe 1980, è un’aspirante scrittrice e questa è la sua prima opera.  Sogna di aprire una sala da tè dove sfornare cupcake dai mille colori. Ma è anche un’appassionata di Ligabue: i titoli dei capitoli di Diario di un cervello in fuga nel XXI secolo, infatti, sono tratti dalle sue canzoni. Per poter far questo, l’autrice ha ottenuto un nullaosta dalla Warner Chappell Music Italiana. Se non siete fan di Ligabue e non lo avete ancora immaginato, ve lo svelo io: il titolo del primo capitolo è Voglio un mondo all’altezza dei sogni che ho!

Eugenia Dal Bello

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RICORDATI DI BACH: ALICE CAPPAGLI TORNA CON UN ROMANZO SULL’AMORE PER LA MUSICA E SULLA FORZA DELLE PASSIONI

RICORDATI DI BACH: ALICE CAPPAGLI TORNA CON UN ROMANZO SULL’AMORE PER LA MUSICA E SULLA FORZA DELLE PASSIONI

Ricordati di Bach è il nuovo libro di Alice Cappagli, edito da Einaudi nella collana “I coralli”, pubblicato il 30 giugno 2020.

Avevo già avuto modo di leggere il suo romanzo precedente, Niente caffè per Spinoza, e di amare il rapporto tra la giovane Maria Vittoria e l’anziano Professore che cerca di insegnarle la filosofia mentre lei gli ricorda la bellezza di una vita ancora tutta da vivere. Le mie aspettative per Ricordati di Bach erano quindi molto alte, e Alice Cappagli non le ha deluse.

Protagonista del romanzo è Cecilia Bacci, che ha solo otto anni quando a causa di un incidente d’auto resta con una lesione al nervo radiale della mano sinistra. L’incidente sconvolge la sua vita, fino a quel momento vissuta come “un bonsai nella serra dell’imperatore”, e Alice si trova all’improvviso a dover fare i conti con il mondo esterno, “un organismo gigantesco, sleale e imprevedibile” al quale è impossibile sfuggire. Contro il parere di tutti, e soprattutto dei suoi genitori, Cecilia decide di iniziare a suonare il violoncello e riesce a entrare nel prestigioso Istituto Mascagni di Livorno. Il romanzo segue la storia della ragazza fino ai diciannove anni: veniamo così a conoscenza degli ostacoli presenti nel suo cammino di tenace musicista, del complicato rapporto con i genitori, della sua unica amica, la compagna di corso Odila, ma soprattutto di Smotlak, il suo insegnante.

Smotlak gioca un ruolo fondamentale nella vita di Cecilia: è un uomo cinico, sopra le righe, refrattario alle regole; è uno scommettitore di prim’ordine ed è proprio su Cecilia che scommette, sulla sua mano “di burro”, su quella tenacia che l’ha convinta a suonare “a dispetto dei santi”. Dietro la spessa coltre di fumo di una sigaretta sempre accesa, con uno scintillio sotto i baffi che a volte sembra un sorriso, Smotlak decide che Cecilia deve imparare a suonare come gli altri, come “quelli senza cuciture”, e s’impegna nel progetto con la medesima ostinazione e quel pizzico di follia che in passato lo aveva spinto a perdere al gioco il suo violoncello, un Goffriller del 1703.

Inizia così per Cecilia un percorso all’apparenza impossibile, fatto di sfide continue con gli altri ma soprattutto con se stessa: lentamente ma inesorabilmente, il violoncello si trasforma da semplice strumento a un vero e proprio stile di vita, una passione irriducibile a cui sacrificare tutto, un “posto dove incastrare cuore, cervello e polmoni”.

Alice Cappagli ci regala un romanzo commovente e delicato che è anche e soprattutto la sua storia: come lei stessa ci rivela, “Cecilia sono io”. Ma in fondo Cecilia siamo un po’ tutti noi: con le nostre aspirazioni a volte irrealizzabili, con quelle passioni che sempre più di frequente siamo costretti ad abbandonare in favore di qualcosa di più concreto, spesso in contrasto con chi ci circonda. Cecilia ci insegna che va bene amare l’impossibile, anche se a volte si tratta di un amore non ricambiato; ci insegna che gli ostacoli sono fatti per essere superati e che seguire le proprie passioni non è mai un errore; e ci insegna soprattutto che “le vere lezioni non sono mai a lezione”.

Ricordati di Bach è certamente un romanzo sulla musica, che gli intenditori apprezzeranno per la cura dei dettagli tecnici, ma è prima di tutto un romanzo di formazione che tratta con leggerezza mai banale temi difficili come il dolore, sia fisico che spirituale; è un inno al potere curativo della musica, alla potenza di quelle passioni capaci di compiere “una rivoluzione, perfino un miracolo”; ed è una celebrazione della forza che da tali passioni scaturisce, di cui spesso siamo inconsapevoli fino a quando non ci ritroviamo ad affrontare gli ostacoli che la vita pone sul nostro cammino.

Come Cecilia, anche la livornese Alice Cappagli ha suonato il violoncello: lei lo ha fatto per trentasette anni, nell’orchestra della Scala di Milano. Nel 2010 ha pubblicato un racconto a tema musicale, Una grande esecuzione (Statale 11). Il suo primo romanzo è Niente caffè per Spinoza, pubblicato per Einaudi nel 2019.

Eugenia Dal Bello

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