L’OSTEOPATIA ANCHE NEI NEONATI

L’OSTEOPATIA ANCHE NEI NEONATI

La pratica medica nel corso della storia ha saputo raccogliere le esperienze e farne sintesi dando così vita a nuove metodiche applicative. L’osteopatia è una di esse e nell’ultimo decennio sta assumendo un ruolo sempre più importante anche nel nostro paese. Nasce negli Stati Uniti dalla pratica medica del dott. Andrew Taylor Still che nel 1874 ne scrive i prìncipi base e nel 1892 inaugura la prima scuola di osteopatia al mondo. Nei primi anni del novecento sbarca in Europa, in particolare in Inghilterra e in Francia, dove da tempo è ben affermata.

L’osteopatia ha il suo principio cardine nel contatto manuale con il paziente, e attraverso di esso riesce a effettuare sia la valutazione che il trattamento.

A Cassina de Pecchi, un piccolo e grazioso paese a nord est di Milano, incontriamo Marco Zignani (fisioterapista e osteopata) e Alessia Cremaschi (massaggiatrice MCB e tecnica Pancafit) che hanno fatto della terapia manuale la loro missione di vita e in particolare hanno deciso di applicare tale disciplina ai neonati. Da un paio di anni, hanno aperto il loro studio professionale (Studio Healthy) dove quotidianamente si dedicano alla cura dei piccoli pazienti.

L’osteopatia ha un approccio diverso dalla medicina tradizionale, la massima attenzione viene posta sulla persona e non sulla malattia. Spesso il dolore è il sintomo di un malessere che trova origine in aree o organi che sono lontani dalla zona dolorante. L’osteopata si dedica con estrema attenzione a rilevare tutti quei piccoli campanelli di allarme che il nostro corpo fa squillare e che evidenziano una alterazione funzionale dello stesso.

È indicata a tutte le fasce di età e viene applicata con scopi curativi e soprattutto preventivi. I casi per i quali ci si può rivolgere dall’osteopata sono molteplici. Si può intervenire sul sistema muscolo scheletrico per le lombalgie, cervicalgia e dorsalgie, ma anche per le periartriti e tendiniti. Si ottengono ottimi risultati anche sul sistema neurologico, come la sciatalgia, le cefalee e le vertigini. Il concetto di riequilibrio vitale che sta alla base dell’osteopatia permette di intervenire su patologie neurovegetative che spesso non trovano risposta dai trattamenti tradizionali. Patologie quali fibromialgia, turbe del sonno, colon irritabile e disordini funzionali delle vie digestive, sono casi che vengono affrontati quotidianamente dall’osteopata.

 

 

Perché dopo gli studi di fisioterapia hai sentito il bisogno di fare osteopatia?

In realtà l’osteopatia è stato proprio il mio primo amore. Da ragazzo, all’età di 14 anni, accusavo i classici dolori dovuti alla crescita: dolori alle ginocchia e alla schiena. I miei genitori mi portarono dall’osteopata, che ricordo ancora oggi con molto piacere: si chiama Iginio Furlan, e ha aiutato moltissimo per i dolori, ma soprattutto mi ha incuriosito la sua figura. E quindi, mentre mi trattava lo riempivo di domande; e così, mentre sul lettino guardavo il soffitto, decisi che sarebbe stato il mio lavoro. Terminate le superiori, quando arrivò il momento di scegliere cosa fare all’università, immediatamente mi informai per intraprendere gli studi di osteopatia. All’epoca non era ancora un profilo ben delineato e non era riconosciuta come disciplina sanitaria, in realtà non lo è pienamente tutt’ora. Quindi decisi di fare fisioterapia, in modo da avere un profilo sanitario ed essere tutelato nell’esercitare la mia professione, con l’idea di approdare successivamente all’ osteopatia. Devo dire che la fisioterapia da allora, cioè dal 2012, quando terminai il percorso di studi, ha fatto decisamente dei passi da gigante. Al tempo c’erano tantissime domande alle quali io non trovavo una risposta nel solo approccio fisioterapico, l’osteopatia invece mi proponeva delle interpretazioni che mi sembravano convincenti e quindi, a maggior ragione, decisi di intraprendere questo percorso.

 

In questi anni di attività quale caso ricordi con soddisfazione per i risultati ottenuti?

Riguarda un paziente con ATM (articolazione temporo-mandibolare) bloccata, il paziente accusava fortissimi dolori. L’ATM è una articolazione difficile raggiungere e da manipolare in maniera diretta e, anche se fosse possibile, quando è in fase acuta è praticamente intrattabile. Con questo paziente abbiamo guadagnato, nell’arco di una seduta, una apertura non dolorosa della bocca senza toccare l’ATM, ma trattando l’osso sacro, la colonna lombare, il diaframma, il mediastino e le fasce del collo.

L’osteopatia riesce a stupirmi ogni volta. È l’approccio olistico, cioè il fatto di lavorare lontano dalla sede del sintomo e di ottenere comunque un risultato tangibile e anche immediato. Succede quando si risolve una lombalgia trattando una caviglia, ogni volta che si risolve un problema di spalla trattando la colonna vertebrale, una cefalea trattando un problema del diaframma e del mediastino.

 

Parliamo dei piccoli pazienti che quotidianamente entrano nel vostro studio medico.

Cosa è l’osteopatia neonatale?

È esattamente ciò che è per l’adulto. Una terapia prettamente manuale con un approccio olistico, quindi che guarda a tutta la persona e non solo al sintomo, che punta a mettere il neonato nella migliore condizione di salute possibile in modo che possa intraprendere, autonomamente, processi di auto-guarigione.

La differenza, a mio parere, con l’osteopatia nell’adulto sta nella prospettiva.

Proviamo a visualizzarla con il teatro delle Ombre cinesi, dove l’artista dietro un telo bianco e davanti a una potente fonte di luce, proietta l’ombra delle sue mani, disegnando animali o personaggi fantastici. Più mi avvicino alla fonte di luce e più saranno grandi i miei personaggi.

Con il bambino si lavora molto vicino all’origine del problema, siamo all’inizio della vita e siamo molto vicini al vero significato del termine salute. E quindi facendo molto poco riesco a ottenere veramente tanto. Così come il nostro artista, nel teatro delle ombre cinesi, portando la mano vicino alla fonte della luce ottiene delle ombre molto grandi. Trattando un bambino si ottiene tanto non solo nell’immediato, come nel risolvere la plagiocefalia, il reflusso, la colichetta o l’otite, ma proprio in prospettiva, in termini di prevenzione di problemi futuri più grandi.

Nell’adulto il problema c’è, esiste e puoi aiutarlo solo a trovare il migliore adattamento possibile e quindi a conviverci. Tornando alla nostra similitudine con il teatro delle ombre cinesi, in questo caso il nostro artista sta lavorando lontano dalla fonte di luce e per quanto possa sforzarsi è difficile ottenere delle grandi ombre.

 

Quando è utile sottoporre i piccoli pazienti al trattamento osteopatico? E soprattutto come fa una mamma a capire se il proprio bimbo ha bisogno dell’osteopata?

In linea generale 9 mamme su 10 arrivano da me indirizzate dai pediatri, perché nei bilanci di salute, cioè quelle visite che le mamme fanno fare ai neonati periodicamente a prescindere dal fatto che vi sia un problema o meno, il pediatra riesce ad intercettare quelle problematiche per cui può essere utile il nostro intervento. E generalmente le grandi categorie sono: plagiocefalia, torcicollo miogeno, otiti ricorrenti, colichette e reflusso. Io ai genitori dico sempre che devono chiamarmi quando notano delle importanti asimmetrie nel loro bambino. Tiene sempre la testa ruotata da un lato, tiene sempre la colonna inclinata da un lato, tiene sempre, o comunque nella stragrande maggioranza dei casi, un braccino più flesso e l’altro steso e idem con le gambe, da seduto pende sempre dallo stesso lato, gattonando fa sempre un movimento asimmetrico. In questi casi un’occhiata dall’osteopata non guasta e spesso possiamo aiutare veramente tanto. Sottolineo molto il concetto di sempre dallo stesso lato perché a volte i genitori sono veramente iper-attenti e tendono ad allarmarsi per cose che non lo meritano.

Stefano Rovelli

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