L’ARTE DI JAGO: FENOMENO SOCIAL E AMATA DAI GIOVANI

L’ARTE DI JAGO: FENOMENO SOCIAL E AMATA DAI GIOVANI

“A nome di tutta Arthemisia, sono davvero lieta del grande risultato ottenuto dalla mostra di Jago – afferma la Presidentessa Iole Siena -. Un progetto nato da un incontro quasi del tutto casuale con l’artista. Ho apprezzato fin da subito la sua capacità di artista ma anche di comunicatore, per la sua onestà e i suoi principi. È l’emblema dell’artista contemporaneo. Insieme all’instancabile e visionaria Maria Teresa Benedetti, curatrice della mostra, si è istaurato un feeling immediato che ci ha portato ad affrontare questa sfida, che oggi si conclude con un esito strabiliante. Senza mai aver paura, Arthemisia da sempre è alla ricerca di nuovi progetti da proporre al suo pubblico e la sola idea (peraltro confermata in questo caso) che l’arte possa giungere in maniera così forte ai giovanissimi non fa che renderci fieri di quel che facciamo. Amiamo l’arte e vogliamo che sempre più gente possa amarla: questa è la nostra missione”. 

Sono state lunghissime le file che, questo fine settimana, hanno caratterizzato gli ultimi giorni di apertura della prima grande mostra dedicata a Jago e ospitata a Palazzo Bonaparte di Roma. Sono 140.382 i visitatori e gli appassionati del lavoro del giovane scultore italiano che, dallo scorso 12 marzo hanno contribuito al successo della mostra. Amato per il suo indiscusso talento creativo ma anche per la sua grande forza nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, tra visite guidate, firma copie e incontri con l’artista, sono circa 80 mila i giovani under 35 catturati dall’inconfondibile stile di Jago. Anche migliaia le interazioni e condivisioni sui social network. 

“Mi considero un uomo e uno scultore del mio tempo – afferma Jago -. Utilizzo il marmo come materiale nobile legato alla tradizione ma tratto temi fondamentali dell’epoca in cui vivo. Il legame col mondo è fortissimo. Guardo a ciò che mi circonda, gli do forma e lo condivido”.

Scultore e comunicatore, Jago attraverso le sue opere fornisce al pubblico una lettura personale della storia, risignificandola e utilizzando un materiale nobile come il marmo, appartenente alla tradizione, e procedimenti esecutivi classici (dal disegno al modello, dal bozzetto d’argilla al calco in gesso), insieme all’adozione della figura umana come soggetto prevalente.

Nelle sue opere, utilizza anche elementi tragici in un costante gioco di rimandi, con una visione sempre tesa alle tematiche del presente, suscitando provocatoriamente negli spettatori riflessioni sullo status dei nostri tempi. Tra le varie opere esposte: l’opera giovanile “La pelle dentro” dove la capacità dell’arto di penetrare in maniera veemente all’interno della materia è in grado di enucleare una forma che lo rappresenti. Il lavorio incessante dell’acqua sul sasso diviene metafora dell’intervento creativo e la mano è emblematicamente assunta a strumento principe di ogni possibile realizzazione. È la mano dello scultore, strumento fondamentale per ogni operazione creativa. E poi ancora “Apparato Circolatorio”, la rappresentazione iconica del battito cardiaco in ognuna delle sue fasi dedicata a un amico scomparso. Un cuore continua a battere al di là della vita, nel pensiero di chi è stato amato. 

Ma chi è Jago? Jago è lo Pseudonimo di Jacopo Cardillo, noto come “The Social Artist” per le innate capacità comunicative e il grande successo che riscuote sui social. Un talento nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, Jago arriva direttamente al cuore del pubblico che lo ama, anzi lo adora. Paragonabile in tal senso a una rockstar, trasmette l’amore per l’arte ai giovani: le dirette streaming e le documentazioni foto e video (attraverso le quali coinvolge il suo pubblico sul web) raccontano il processo inventivo di ogni opera e il percorso condiviso consente una diretta partecipazione dei suoi followers al singolo passaggio esecutivo.

È un artista italiano che opera nel campo di scultura, grafica e produzione video. Nasce a Frosinone (Italia) nel 1987, dove ha frequentato il liceo artistico e poi l’Accademia di Belle Arti (lasciata nel 2010). Dal 2016, anno della sua prima mostra personale nella Capitale, ha vissuto e lavorato in Italia, Cina e America. È stato professore ospite alla New York Academy of Art, dove ha tenuto una masterclass e diverse lezioni nel 2018. Ha ottenuto numerosi premi nazionali e internazionali: la Medaglia Pontificia (consegnatagli dal cardinale Ravasi in occasione del premio delle Pontificie Accademie nel 2010), il premio Gala de l’Art di Monte Carlo nel 2013, il premio Pio Catel nel 2015, il Premio del pubblico Arte Fiera nel 2017 e ha inoltre ricevuto l’investitura come Mastro della Pietra al MarmoMacc del 2017. All’età di 24 anni, su presentazione di Maria Teresa Benedetti, è stato selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla 54a edizione della Biennale di Venezia, esponendo il busto in marmo di Papa Benedetto XVI (2009) che gli è valso la suddetta Medaglia Pontificia. La scultura giovanile è stata poi rielaborata nel 2016, prendendo il nome di Habemus Homineme divenendo uno dei suoi lavori più noti. L’avvenuta spoliazione del Papa emerito dai suoi paramenti è stata esposta a Roma, nel 2018, presso il Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese, attirando un numero record di visitatori (più di 3.500 durante l’inaugurazione). A seguito di un’esposizione all’Armory Show di Manhattan, Jago si trasferisce a New York. Qui inizia la realizzazione del Figlio Velato, esposto permanentemente all’interno della Cappella dei Bianchi nella Chiesa di San Severo Fuori le Mura a Napoli. L’opera è ispirata al settecentesco Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, collocato nel Museo Cappella San Severo sempre a Napoli. La ricerca artistica di Jago fonda le sue radici nelle tecniche tradizionali e instaura un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo. Nel 2019, in occasione della missione Beyond dell’ESA (European Space Agency) è stato il primo artista ad aver inviato una scultura in marmo sulla Stazione Spaziale Internazionale. Intitolata “The First Baby” e raffigurante il feto di un neonato, è tornata sulla Terra a febbraio 2020 sotto la custodia del capo missione, Luca Parmitano. Da maggio 2020 Jago risiede a Napoli avendo eletto il suo studio nella Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi. All’inizio di novembre realizza l’installazione “Look Downall” temporaneamente collocata in Piazza del Plebiscito (ora nel deserto di Al Haniyah a Fujairah), mentre giorno 1 ottobre 2021 installa l’opera “Pietà” nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, in Piazza del Popolo a Roma.

La mostra “JAGO. The Exhibition” è stata prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Jago Art Studio e curata da Maria Teresa Benedetti. L’evento è stato consigliato da Sky Arte.

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CHAGALL RACCONTA LA BIBBIA

CHAGALL RACCONTA LA BIBBIA

“Fin dalla prima giovinezza, sono rimasto catturato dalla Bibbia; mi è sembrato, e ancora mi sembra, che sia la più grande fonte di poesia di tutti i tempi. Da allora ricerco questo riflesso, nella vita e nell’arte. La Bibbia è come una risonanza della natura, ed è questo il segreto che ho cercato di trasmettere”, afferma il pittore russo Marc Chagall, uno tra i maggiori interpreti dei testi sacri nell’arte contemporanea. L’artista, infatti, ha uno stretto rapporto con la religione ebraica e rilegge in chiave pittorica il messaggio biblico. L’inedita e approfondita narrazione della Bibbia, tra storie e creature fantastiche, è proprio il tema della mostra dedicata all’artista russo che, dal 23 maggio al 29 agosto, sarà ospitata nella cornice della Complesso Monumentale del San Giovanni di Catanzaro. La mostra è prodotta e organizzata dal Comune di Catanzaro e dall’Assessorato alla Cultura della Città di Catanzaro con Arthemisia, azienda per la produzione, organizzazione e allestimento di mostre d’arte a livello nazionale.

A cura di Domenico Piraina, l’esposizione “Chagall. La Bibbia” vede esposte 170 opere grafiche ed è corredata da un ampio apparato didattico sui temi chagalliani e biblici, sull’ebraismo in Calabria e sulle influenze dell’arte ebraica sulla cultura contemporanea. Sono esposte anche le opere dei due celebri artisti contemporanei Max Marra e Antonio Pujia, a completamento di un percorso ricco e inedito. Attraverso le serie della Bibbia, in bianco e nero e a colori, e La storia dell’Esodo, l’esposizione si propone di evidenziare quel “segreto” di consonanza con la natura che l’artista ha voluto trasmettere e illustra come la Bibbia per lui sia soprattutto una storia di uomini, una vicenda di patriarchi e di profeti, di re e di regine, di spose, di pastori: Noè, Abramo, Giacobbe, Isacco, Rebecca, Rachele, Giuseppe, Mosè, Aronne.

I soggetti onirici, surreali, e il tratto semplice e genuino dei dipinti di Chagall lasciano nello spettatore una sensazione di pace e serenità spingendolo a un’immediata empatia con l’autore. Ma la vita dell’artista è complessa.

Marc Chagall (all’anagrafe Moyshe Chagall) nasce in una famiglia ebraica nel quartiere di Vitebsk (Russia) nel 1887, e la sua esistenza è segnata dai grandi eventi storici della prima metà del XX secolo. L’artista, però, acquisisce la sua identità artistica a Parigi, dove viene riconosciuto dai più grandi poeti e artisti surrealisti come uno di loro.

Nel 1914, Chagall rientra in Russia per rivedere Bella, la sua ragazza, il suo grande amore, la sua musa. Sebbene l’intenzione fosse quella di ritornare a Parigi dopo una breve permanenza, lo scoppio della prima guerra mondiale e la rivoluzione bolscevica in seguito lo costringono a rimanere fino al 1922 nel suo paese dove lavora per la Rivoluzione fondando un’Accademia d’Arte, e dipinge per il Teatro ebraico di Mosca.

Chagall torna poi a Parigi, dove la sua fama di pittore e illustratore ha inizio. Durante la seconda guerra mondiale, si rifugia negli Stati Uniti, dove risiede dal 1941 al 1948 per evitare la persecuzione nazista. Nel 1944, Bella muore inaspettatamente e Chagall smette di dipingere per qualche tempo. Nel 1948 torna in Francia, questa volta a Nizza e a Saint-Paul-de-Vence, dove muore nel 1985.

Una vita artistica e privata quasi centenaria ricca di magia, seduzione, fantasia e opere danzanti.

Simone Lucci

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