La posa è sinuosa, il peplo segnato da una cintura stretta in vita. È in marmo pentelico, morbida, flessuosa. Il peso del corpo poggia sulla gamba destra, il braccio sinistro sospeso probabilmente a una lancia. È la statua acefala della dea Atena, custodita al Museo dell’Acropoli di Atene, che, dal 9 febbraio per quattro anni, soggiornerà a Palermo nel Museo archeologico regionale Antonino Salinas.
Il temporaneo trasferimento nel capoluogo siciliano è frutto di un accordo siglato fra i due musei. La Sicilia ha concesso, in cambio, al Museo dell’Acropoli (per quattro anni, rinnovabili per un uguale periodo) il frammento del fregio del Partenone appartenuto al console inglese Robert Fagan che, venduto nel 1820, era custodito al museo Salinas.
La consegna ufficiale è avvenuta alla presenza della ministra della cultura e dello sport della Repubblica ellenica, Lina Mendoni, e del direttore del museo dell’Acropoli di Atene, Nikolaos Stampolidis, che hanno affidato il prezioso reperto nelle mani dell’assessore regionale dei Beni culturali Alberto Samonà e della direttrice del Salinas Caterina Greco.
Presenti anche il sottosegretario alla cultura Lucia Borgonzoni e il professor Louis Godart, presidente onorario del comitato internazionale per la riunificazione dei marmi del Partenone e Accademico dei Lincei, insieme ai rappresentanti della Comunità Ellenica Trinacria di Palermo e della Comunità Ellenica dello Stretto.
“Oggi Atene consegna al Museo Salinas una statua della sua dea protettrice, Atena – ha annunciato la ministra Lina Mendoni –. Scolpita anch’essa in marmo pentelico, come le sculture del Partenone, ornava la Sacra Roccia dell’Acropoli nel V secolo a.C. Da oggi e per i prossimi quattro anni, Atena vivrà qui, a Panormo, nella fertile terra di Sicilia, per simboleggiare il lungo e fecondo legame che unisce la Sicilia e la Grecia”.
La ministra ha sottolineato poi come il ritorno ad Atene delle sculture del Partenone attualmente al British Museum rappresenti un obbligo morale per l’Europa, nell’ambito della tutela del patrimonio culturale comune. “L’accordo col museo siciliano indica la via maestra che Londra e il British Museum potranno seguire – ha continuato la ministra della cultura greca –. Le sculture del Partenone che si trovano al British Museum sono state sottratte. La Grecia non riconosce perciò alcun diritto di proprietà, di legittimità e di appartenenza su di loro. Al contrario, è legalmente obbligata e moralmente legittimata a pretendere e a richiedere, con ogni mezzo legale opportuno, il loro ritorno permanente e irrevocabile in patria per la riparazione dell’ordine giuridico e morale, e soprattutto per il ripristino dell’integrità del monumento stesso. La riunificazione delle sculture del Partenone non viene richiesta solo dall’opinione pubblica mondiale. Lo stesso monumento mutilato esige il ritorno delle sue componenti scultoree e architettoniche, al fine di riappropriarsi della sua unica e indivisibile entità fisica, estetica e semantica”.
E allo scadere dei quattro anni, quando la dea farà ritorno in patria? Sempre dal Museo dell’Acropoli arriverà a Palermo una preziosa anfora geometrica degli inizi dell’VIII secolo a.C.
Clementina Speranza
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Claude Monet (Parigi 1840 – Giverny 1926) è considerato il padre dell’Impressionismo. Il nome stesso di questa corrente artistica è legato alla sua opera: Impressione. Sole nascente.
La passione per l’arte del pittore si manifesta negli anni dell’adolescenza, in cui si dimostra abilissimo con le caricature che vende per poche monete. Diventa però famoso solo al raggiungimento della maturità, dopo aver conosciuto una povertà nera che lo aveva anche spinto a tentare il suicidio lanciandosi nella Senna. Nonostante le difficoltà, l’artista trova la forza di non arrendersi, permettendo così al mondo di ammirare le sue opere. Dipinti in cui la forma si dissolve nei colori, e la natura acquista forma e dinamismo specchiandosi in un lago ornato di ninfee.
Dal 18 settembre al 22 gennaio, è la città di Milano a rendere omaggio al pittore francese con la mostra: “Monet. Dal Musée Marmottan Monet, Parigi”, curata da Marianne Mathieu, direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi, e proposta da Palazzo Reale con Arthemisia
“Organizzare una mostra così importante per la cultura europea e mondiale, in un momento di ripartenza come quello che stiamo vivendo dopo la pandemia, rinnova la vocazione internazionale di Milano e conferma il suo ruolo di centro culturale europeo – afferma Giuseppe Sala, sindaco di Milano –. Il tema centrale è la pratica della pittura en plein air, dalle origini fino alle ultime opere, che permette di approfondire l’evoluzione artistica del pittore”.
Il percorso espositivo formato da 53 dipinti propone l’intera parabola artistica del Maestro impressionista letta attraverso le opere che l’artista stesso considerava fondamentali, private, tanto da custodirle gelosamente nella sua abitazione di Giverny; quadri che lui stesso non ha mai venduto e che raccontano le più grandi emozioni. La mostra si apre introducendo i visitatori in una sala, allestita con mobili originali del periodo napoleonico, che vuole essere un omaggio a Paul Marmottan, il fondatore del Musée Marmottan Monet da cui provengono le opere di Claude Monet esposte a Palazzo Reale.
Suddivisa in 7 sezioni (Le origini del Musée Marmottan Monet: dallo Stile Impero all’Impressionismo, La pittura en plein air, La luce impressionista, Da Londra al giardino: nuove prospettive, Le grandi decorazioni, Monet e l’astrazione e Le rose), l’esposizione introduce alla scoperta di opere chiave dell’Impressionismo e della produzione artistica di Monet sul tema della riflessione della luce e dei suoi mutamenti nell’opera stessa dell’artista, l’alfa e l’omega del suo approccio artistico.
Dando conto dell’intero excursus artistico del pittore, a partire dai primissimi lavori che raccontano del nuovo modo di dipingere en plein air e da opere di piccolo formato, si passa ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville e delle sue tante dimore. Ma non solo. Verdeggianti salici piangenti, onirici viali di rose e solitari ponticelli giapponesi; monumentali ninfee, glicini dai colori evanescenti e una natura ritratta in ogni suo più sfuggente attimo. Tra le opere esposte si possono ammirare: Sulla spiaggia di Trouville(1870), Passeggiata ad Argenteuil (1875), Charing Cross (1899‐1901), Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905) fino alle splendide Ninfee (1916-1919).
La mostra è sostenuta anche da Generali Valore Cultura, il programma di Generali Italia per promuovere l’arte e la cultura su tutto il territorio italiano e avvicinare un pubblico vasto e trasversale al mondo dell’arte attraverso l’ingresso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi e attività di divulgazione artistico-culturali con lo scopo di creare valore condiviso.
Simone Lucci