Per quasi 20 anni John Galliano è stato tra i più influenti stilisti al mondo prima di scontrarsi con i propri demoni ed essere ostracizzato dall’industria della moda. Il film High & Low: John Galliano del premio Oscar® Kevin Macdonald, presentato durante il festival del cinema di Roma, indaga le molteplici sfaccettature e le contraddizioni del carattere di Galliano, i decenni di pressione da parte dell’industria fashion e la dipendenza da droga e alcol, la sua caduta e la sua ripresa. Il documentario è raccontato attraverso le interviste agli amici più cari, alla sua famiglia, alle celebrità del settore moda e del pop (Naomi Campbell, Kate Moss, Penelope Cruz, Charlize Theron, Anna Wintour, Edward Enninful, Boris Cyrulnik, Hamish Bowles, Sidney Toledano), e ovviamente a John Galliano stesso.
Juan Carlos Antonio Galliano Giullén nasce nel 1960 a Gibilterra in una famiglia modesta. Suo padre Juan, anglo-italiano, fa l’idraulico, sua madre Anita, spagnola, è una ballerina di flamenco. Galliano frequenta la prestigiosa Saint Martins School di Londra dove la sua collezione finale del corso di studi ispirata alla Rivoluzione francese riscuote un’immediata approvazione. Nel 1984, lo stilista lancia il suo marchio di prêt-à-porter e nel 1987 il British Fashion Council lo nomina designer dell’anno. Negli anni ’90 si stabilisce a Parigi dove ha luogo la sfilata “Princess Lucretia”, la migliore collezione di sempre secondo Anna Wintour, che ha un enorme successo. Il talento di Galliano viene notato anche da Bernard Arnault, patron del gruppo del lusso LVMH, che lo assume per sostituire Hubert de Givenchy nel 1995. L’anno seguente è quello della consacrazione: John Galliano prende il timone della maison Dior in sostituzione di Gianfranco Ferré (da Givenchy arriva un giovane Alexander McQueen). Il primo vestito che realizza è un abito indossato da Lady Diana in occasione dei 50 anni della griffe. Con Galliano da Dior tutto cambia. Oltre alla qualità delle collezioni, lo stilista si distingue per la sua abilità nei tagli, le sue sapienti mescolanze di materiali e la lucentezza dei colori. Padroneggia magistralmente le tecniche del drappeggio e dello sbieco sviluppate da Paul Poiret e Madeleine Vionnet. Il designer britannico ha creato collezioni che sono racconti su temi come il romanzo oscuro e malvagio di Matrix o Anna Karenina di Tolstoj e la perduta principessa Anastasia dei Romanov.
Dopo un lungo periodo di successi e riconoscimenti, i riflettori si spengono e John Galliano cade dall’Olimpo della moda. Nel 2011, infatti, lo stilista viene licenziato da Dior per offese antisemite durante una serata in un caffè parigino del Marais. Il fatto lo porta all’arresto e a una condanna. Lo stilista inglese si ritira dal pubblico per far fronte ai problemi di alcol e droga. L’unico abito che crea in questo periodo è il vestito per il matrimonio di Kate Moss con il rocker Jamie Hince.
All’inizio del 2013, in seguito alla sua riabilitazione, Galliano accetta l’invito di Oscar de la Renta, mediato da Anna Wintour, per una collaborazione temporanea per la stagione Fall/Winter 2013/14.
Il vero riscatto avviene il 6 ottobre 2014 quando il Gruppo OTB annuncia che John Galliano diventa il direttore creativo di Maison Margiela. Lo stilista torna ad avere un ruolo di primo piano nel design della moda di lusso. La sua prima collezione per Margiela viene presentata nel gennaio 2015 e si dimostrata perfetto nel ruolo, portando il suo talento e il concetto di decostruzione a nuove vette creative.
La vita e la carriera di John Galliano è un alternarsi di luci e ombre, una parabola tanto luminosa quanto buia costellata di successi, eccessi ed eccentricità puramente british. Un mix che rende lo stilista inglese un enfant prodige e terrible della moda e un chiaro esempio di genio e sregolatezza.
Simone Lucci
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Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista e Christy Turlington sono tra le top model più famose del mondo che hanno segnato la storia della moda provocando anche un forte impatto sulla cultura di massa, prima dei social, prima delle influencer, prima di una società in cui la celebrità è così diffusa e virtuale. Oggi le loro carriere vengono raccontate con un documentario suddiviso in quattro parti e disponibile dal 20 settembre in streaming su Apple TV+.
Il progetto “The Super Models” realizzato da Imagine Documentaries e One Story Up e diretto dal premio Oscar Roger Ross Williams e da Larissa Bills pone lo sguardo sulla vita di queste professioniste, porta gli spettatori dietro la macchina da presa e nel dietro le quinte delle sfilate, svelando come le supermodelle hanno dominato le passerelle e fa luce sulle dinamiche che hanno cambiato la moda. Il documentario riporta gli spettatori agli anni ’80, quando quattro donne provenienti da diverse parti del mondo si ritrovano a New York. Popolarissime singolarmente, raggiungono insieme un potere mediatico che va oltre il settore fashion. Il loro prestigio superava la fama dei marchi che rappresentavano, e i nomi di Naomi, Cindy, Linda e Christy diventano importanti tanto quanto gli stilisti che le vestivano.
Negli anni ’80 e ’90, però, anche Iman, Claudia Schiffer, Helena Christensen, Carla Bruni, Eva Herzigová, Nadège, Jerry Hall, Farida Khelfa, Inès de La Fressange, Elle Macpherson, Carol Alt, Kate Moss conquistano le passerelle e nell’immaginario collettivo creano il canone di bellezza dell’epoca: la donna irraggiungibile, perfetta, dal fisico statuario. Ma non sono solo belle, le top model non indossano semplicemente degli abiti, ma li interpretano con il loro carisma, con la loro identità ed espressione.
Alcune modelle hanno rivoluzionato il mondo della moda a colpi di copertine sulle riviste più prestigiose (Vogue, Elle, Harper’s Bazaar), sfilate spettacolari e contratti milionari. Gli stilisti, infatti, facevano a gara per averle in passerella, offrendo loro dei compensi stratosferici. Per questo fatto è diventata famosa la frase di Linda Evangelista: “Non mi alzo dal letto per meno di 10 mila dollari al giorno”.
Le top model hanno ridefinito il concetto di stile, di bellezza e creato un’era indimenticabile. Con il loro talento e coraggio hanno lasciato un’eredità duratura che continua a influenzare l’industria della moda di oggi e le future modelle di domani.
Simone Lucci
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Lei è Donatella Versace, sorella di Gianni Versace e stilista dell’omonimo brand della “Medusa”. Lui è Kim Jones, fashion designer inglese, laureato presso la Central Saint Martins College of Art and Design e attualmente direttore artistico di Fendi. Insieme hanno dato vita a uno scambio creativo. Fendi e Versace hanno invertito i ruoli e disegnato per il marchio opposto e creato una capsule collection pre-fall 2022, disponibile da maggio esclusivamente nelle rispettive boutique.
I rumors sull’inattesa collaborazione sono iniziati a circolare lo scorso luglio, quando Kim Kardashian West ha pubblicato una foto a Roma al fianco di Donatella Versace e Kim Jones intitolandola: “Leggende”. Le voci di corridoio si sono moltiplicate e infine concretizzate durante la settimana della moda milanese.
L’incontro tra le due maison ha permesso la nascita di Fendace. La F e la V maiuscole sui capi non sono solo le iniziali dei brand, ma indicano anche Libertà (Freedom), Divertimento (Fun) e Virtuosismo, facendo allontanare per la prima volta Donatella Versace e Silvia Venturini Fendi dalle rispettive case di famiglia per ispirarsi alla visione dell’altro. Kim Jones, invece, ha indicato la strada del progetto. Il risultato è una sfilata-spettacolo con top model iconiche di ieri e di oggi (Naomi Campbell, Kate Moss, Amber Valletta, Shalom Harlow, Esther Cañadas, Irina Shayk, Gigi Hadid) che hanno portato sulla passerella i codici di Versace e Fendi tra motivi d’archivio e nuove visioni.
Versace by Fendi è ispirata al periodo da metà a fine degli anni novanta ed espressa esplicitamente nella fusione del monogramma Fendi con il motivo della “Greca di Versace”. I capi sono camaleontici e artigianali, caratteristica tipica dell’atelier Fendi. Un approccio multigenerazionale è incarnato anche da Fendi by Versace, in cui Donatella Versace ha portato delle inclinazioni punk rock con pizzi, spille da balia e applicazioni di cristalli.
Dopo la sfilata di Gucci e Balenciaga, questa è la seconda coppia di maison che ha lanciato una collezione in edizione limitata con la differenza che Fendi e Versace fanno parte di gruppi concorrenti, ovvero LVMH e Capri Holdings. Fendace, infatti, racconta il bisogno di sincerità nella moda di oggi, andando controcorrente rispetto alla priorità rappresentate dalla strategie di marketing e come ha dichiarato Jones: “Amici, idoli, mentori… La bellezza è nello stare insieme”.
Simone Lucci
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