OCCHIO AGLI OCCHIALI DA SOLE: CONSIGLI DI OCULISTA E OTTICO

OCCHIO AGLI OCCHIALI DA SOLE: CONSIGLI DI OCULISTA E OTTICO

In titanio, metallo, celluloide, ma anche in legno e corno; o di ultima generazione in Ultem™. Glamour, colorati, di tendenza, a gatto, a goccia, rotondi, squadrati, griffati. Sono gli occhiali da sole. Possono montare filtri colorati, a specchio, fotocromatici, polarizzati. Accessori moda ma non solo, perché proteggono gli occhi dai raggi solari e dalle loro dannose radiazioni; sono utili per ripararsi da vento, polvere, smog, corpi estranei e per salvaguardare gli occhi dalle allergie di stagione.

L’Unione Europea considera gli occhiali da sole come un “dispositivo di protezione individuale” (DPI), in quanto i filtri e le lenti solari assolvono la funzione di proteggere le strutture oculari. Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Anna Lisa Fassari, Dirigente Medico Oculista Asp 3 PTA di Gravina di Catania e con Pietro Italia, ottico.

Parte dei raggi ultravioletti, anche se invisibili all’occhio umano, possono provocare importanti patologie.

“L’eccessiva esposizione ai raggi del sole, in assenza di adeguata protezione, è certamente dannosa a livello oculare. Può provocare la formazione di accumuli di proteine nel cristallino e quindi la comparsa della cataratta, dermatiti palpebrali, danni alla congiuntiva, alla retina, all’iride, con la formazione del melanoma oculare e cheratopatie corneali – spiega la dottoressa Fassari –. Bisogna prestare particolare attenzione al mare o in montagna, dove la radiazione dei raggi UV è molto alta. Basilare proteggere gli occhi dei bimbi con occhiali certificati, così come si fa per la loro pelle con prodotti affidabili. Danni seri alla vista si riscontrano nei pellegrinaggi, se ci si ferma a fissare il sole in attesa di vedere un’apparizione miracolosa, oppure in occasione di eclissi. Ne può derivare una cheratocongiuntivite attinica (da ultravioletti) causata dallo sfaldamento degli strati superficiali dell’occhio o, nei casi più gravi, una lesione al centro dell’occhio in macula, zona nobile dell’occhio, che ha i fotorecettori ‘coni e bastoncelli’ addetti a trasmettere gli stimoli luminosi al nervo ottico. Le lesioni, identiche a quelle causate da un raggio laser, producono una diminuzione irreversibile della vista causando fori o pseudofori maculari. L’eccessiva esposizione ai raggi UV incrementa il rischio di contrarre un tumore oculare che può coinvolgere la pelle intorno alle palpebre, la congiuntiva e le strutture uveali quali iride, corpi ciliari e coroide. Il melanoma oculare è certamente il tumore con l’incidenza maggiore rispetto agli altri tumori”.

Ma una delle patologie più frequenti causate dal sole è la maculopatia. “Si distingue in due forme: atrofica o secca, ed essudativa o neovascolare, comunemente chiamata degenerazione senile retinica in quanto induce un progressivo invecchiamento dei tessuti retinici e che potrebbe comportare la perdita temporanea o permanente della visione centrale – chiarisce la specialista, e sottolinea – pertanto si consiglia l’uso di occhiali da sole con filtri che proteggano dal 99 al 100% dai raggi ultravioletti”.

Cosa comporta l’utilizzo di occhiali da sole contraffatti? “Esporre gli occhi al sole senza dei buoni filtri può provocare gravi disturbi alla cornea, alle palpebre e al cristallino, ma soprattutto alla retina. Indossare occhiali da sole contraffatti, provenienti spesso da paesi asiatici, espone dunque i nostri occhi a un’alta probabilità di rischi: non avendo filtri reali ma solo colorazioni scure, le lenti determinano una midriasi pupillare più grande che permette un passaggio maggiore dei raggi UV e favorisce la maculopatia”, chiarisce la Dr.ssa Anna Lisa Fassari.

L’effetto degli UVA è ridotto dagli occhiali da sole, è importante però utilizzare occhiali certificati, distribuiti dai canali ufficiali.

Nei negozi specializzati, gli ottici optometristi e il personale specializzato possono consigliare e valutare la soluzione più opportuna, a cominciare dalla scelta della montatura. Noi abbiamo incontrato Piero Italia, ottico.

Tutti gli occhiali da sole devono avere il marchio CE (Conformità Europea) apposto sulle aste, sulla confezione e/o sul certificato di autenticità a garanzia delle normative europee in termini di standard e sicurezza dei prodotti che hanno superato i controlli di sicurezza e sono risultati idonei al filtraggio dei raggi UV. La dimensione minima della marcatura è di 5 mm. La dicitura non va confusa con il marchio China Export che presenta le stesse iniziali, ma molto più ravvicinate fra loro.

“Gli occhiali da sole originali di norma devono essere accompagnati da una nota informativa, nella quale saranno precisati la categoria di appartenenza, le avvertenze per l’uso, il tipo di filtro solare, che varia da 0 a 4 a seconda delle condizioni d’illuminazione – spiega Pietro Italia –. 

Con la categoria 0 si fa riferimento a un filtro trasparente o dotato di una minima colorazione, l’uso è consigliato in ambienti interni o nelle ore notturne. Nella categoria 1, rientrano quei filtri con una colorazione leggermente oscurante, ideali nelle giornate poco luminose o nuvolose.

La categoria 2 riguarda filtri mediamente colorati che offrono una protezione nelle giornate poco soleggiate. Con un meteo soleggiato è opportuno l’uso di un filtro di categoria 3.

Infine, la categoria 4 è consigliata per una protezione intensa dai raggi solari, per esempio in montagna e al mare dove i raggi UV sono molto forti. Solitamente chi è dotato di iride chiara assorbe una maggiore quantità di radiazioni luminose rispetto a chi è in possesso di occhi scuri, pertanto si consiglia l’uso di filtri di categoria 2, 3 e 4”.

Gli occhiali da sole sono quindi un presidio oculistico indicato per la protezione dei raggi ultravioletti e bisogna averne cura.

“Sarebbe meglio evitare il contatto dei filtri solari con deodoranti, lacca per capelli o sostanze chimiche in genere – precisa Piero Italia -. Bisogna prestare particolare attenzione al mare, la salsedine può deteriorare la superficie delle lenti, qualora vi sia un contatto sciacquare quindi con acqua dolce”.

Le lenti da sole attenuano gli effetti dell’irraggiamento, e con gli occhiali da sole, negli spazi molto luminosi, la visione risulta più nitida e confortevole. “Interessante la funzione del filtro polarizzatore, capace di orientare la radiazione verso un’unica fonte migliorando la qualità visiva e attenuando l’abbagliamento dei riflessi solari. È utilissimo quando si guardino superfici lisce e brillanti come il mare, la sabbia, la neve, un prato o la strada perché assicura una visione più definita e riposante, ed è quindi molto indicato per la guida diurna.

Altra possibilità è quella dei filtri fotocromatici. Questi, se vengono sollecitati dai raggi UV, in proporzione alla loro intensità assumono una colorazione scura che, con i dovuti tempi, ritorna chiara in ambienti interni o nelle ore serali. In sostanza, riescono ad adattarsi alle diverse condizioni di luminosità.

I filtri specchiati, oltre a essere di moda, offrono una maggiore protezione ai raggi UV, in particolare al mare o in alta montagna”.

E in presenza di vizi refrattivi (miopia, ipermetropia e astigmatismo)? “È possibile dotare la montatura di lenti con la dovuta correzione e colorarle a seconda delle proprie esigenze e dell’uso – spiega l’ottico –. In presenza di una miopia è consigliabile la tinta marrone, il verde o il grigio in caso di ipermetropia.

Oltre che a tinta uniforme le lenti possono poi, essere sfumate: scure nella parte alta e più chiare alla base”.

Clementina Speranza

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PRESENTE E PASSATO DEL MADE IN ITALY

PRESENTE E PASSATO DEL MADE IN ITALY

Quante volte molti di noi comprando un capo d’abbigliamento, scarpe o accessori, si domandano: “Sto acquistando realmente un prodotto Made in Italy?”

Il gusto, la manifattura, l’artigianalità, la qualità del nostro Paese sono invidiate in tutto il mondo, tanto che i brand italiani sono corteggiati e spesso anche acquisiti da società estere.

Il sentore che qualcosa nel Fashion System stia cambiando e che molte aziende siano adocchiate da realtà estere lo avvertono i buyer andando a comprare per i vari show-room e dialogando con i rappresentanti. E purtroppo in tanti casi è già vero: molte aziende non sono più italiane.

Era il 1967 quando venne fondato il brand Fiorucci, lo stilista Elio che negli anni 70-80 ebbe la sua massima popolarità. Purtroppo non tutto è destinato a durare, infatti, nel 1990, l’azienda Fiorucci venne rilevata dalla Edwin International, società giapponese che possedeva la licenza e la proprietà di diverse aziende, per poi passare alla Società inglese Schaeffer, che finora è a capo del marchio.

Ci sono fondi di investimento, come il francese Kering, un vero e proprio colosso globale del lusso che ha acquistato diverse maison tra cui il brand Gucci, fondato da Guccio Gucci nel 1921 a Firenze. Marchio di fama internazionale e un’icona della Dolce Vita che oggi, sotto la guida dello stilista Alessandro Michele, sta avendo nuovamente un enorme successo.  Gli italianissimi Bottega Veneta, Pomellato, Dodo e Brioni sono passati anch’essi al gruppo Kering.

La rinomata e amata Maison Valentino nasce negli anni ’60, quando si afferma la Dolce Vita, e resta italiana fino al 2012, anno in cui il fondo di investimento Mayhoola, con sede in Qatar, acquista l’azienda.

Emilio Pucci, Loro Piana, Fendi e Bulgari sono state acquistate negli anni dal gruppo LMVH, multinazionale francese che conta oltre 70 marchi ed è quotata alla Borsa di Parigi.

Tra i casi che hanno tenuto alta l’attenzione degli italiani, c’è quello di Versace, il cui brand è stato venduto allo stilista americano Michael Kors per 2 miliardi di dollari, anche se Donatella Versace, che ha preso le redini dell’azienda dopo la morte del fratello Gianni nel 1995, ha mantenuto assieme al fratello Santo una piccola quota.

Era il 1991, in gran voga il jeans a vita bassa e Miss Sixty, leader di questa tipologia di pantalone. C’era anche Energie, balzato nell’olimpo per la vestibilità più street del jeans. Un destino comune quello delle due aziende che, insieme al marchio Roberta di Camerino, Murphy Nye e RefrigiWear®, vengono cedute nel 2012 a un fondo di investimento panasiatico.

Le aziende vendute a società estere sono tante, ma in tutto questo notiamo anche qualche azione in contro tendenza: nel 2003 l’azienda francese Moncler è stata acquistata dall’imprenditore italiano Remo Ruffini e, nel 2020 Stone Island entra a far parte di Moncler.

Diesel, dello stilista veneto Renzo Rosso, Dolce & Gabbana, fondato nel 1985 da Domenico Dolce e Stefano Gabbana, sono altri esempi di brand nati e conservati nel nostro Paese. Poi ancora: Moschino, Max Mara, Salvatore FerragamoEtro e Missoni. E Prada (fondata a Milano nel 1913 dai fratelli Mario e Martino Prada con il nome Fratelli Prada, e poi negli anni gestita da Miuccia Prada e dal marito Patrizio Bertelli) è diventata una SPA, alla quale appartengono altri brand, tra cui Miu Miu, Church’s, Car Shoe, Fondazione Prada, e mantiene il domicilio in Italia. E poi c’è lui, re Giorgio (Armani), con la sua azienda fondata insieme a Sergio Galeotti nel 1975.

Una cosa è certa: venduti oppure no, i marchi del Made in Italy hanno una marcia in più.

Cristiano Gassani

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