IL PESO DELLE PAROLE. COMUNICARE LA DISABILITÀ
All’Istituto dei ciechi di Milano si è tenuto un convegno dal titolo “Il peso delle parole. Comunicare la disabilità” ed è stato presentato il libro che dà il titolo all’incontro.
Appena uscito per In Dialogo, uno dei marchi di ITL Libri, casa editrice della diocesi ambrosiana, scritto da Giovanni Merlo con Matteo Schianti e Cecilia Marchisio, il libro propone suggerimenti linguistici e deontologici. “…Quando parliamo di disabilità, le parole sono un problema in sé, principalmente, quando sono portatrici di un contenuto offensivo, minaccioso o denigrante: per questo motivo da tanti anni molte persone e diverse realtà si sono impegnate per promuovere un linguaggio rispettoso delle dignità delle persone con disabilità…”, scrive Giovanni Merlo.
Genitore, Terapia, Barriera, Servizio, Gradino, Abilità, Diritto, Indipendente, Ragazzo, Inclusione, Residenza, Libertà, Grave, Immagine, Normale.
Sono parole comuni che hanno un significato preciso nel vocabolario, ma che possono assumerne un altro (spesso stravolto) nel quotidiano delle persone con disabilità. Parole corrette, ma da usare con attenzione, perché possono mettere in discussione gli approcci moderni e rispettosi che abbiamo imparato ad apprezzare, nascondendo in sé discriminazioni e forme di emarginazione.
Parole che interessano soprattutto coloro che con esse lavorano nella routine quotidiana: i giornalisti, che devono raccontare e contestualizzare le storie della disabilità; gli “operatori”, che devono dare corpo a progetti, protocolli e consuetudini nell’infinita gamma delle relazioni di cura. Tra i relatori Roberto Bernocchi, Cecilia Maria Marchisio, Giovanni Merlo, Matteo Schianchi, Valentina Tomirotti, Stefano Trasatti. Il seminario moderato da Maurizio Trezzi, giornalista e docente di Comunicazione, è partito dall’elenco delle 15 parole, commentate per la prima volta sul mensile “il Segno” da Giovanni Merlo, e ha tentato di trovare un terreno comune tra due professioni cruciali per affermare un approccio finalmente moderno alle disabilità.
È stato evidenziato un elenco di parole da evitare: mongoloide, mongolo, impedito, deficiente, idiota, spastico, cerebroleso, handicappato, ritardato, storpio, persona diversamente abile. È stato ricordato Franco Bomprezzi, giornalista e scrittore, impegnato per i diritti delle persone con disabilità, il cui linguaggio evitava stereotipi e frasi fatte. E si è ribadito il concetto fondamentale per cui una persona non è disabile, ma vive una condizione di disabilità, sottolineando che la disabilità è una condizione. Si è anche messo in luce che spesso la disabilità non è dovuta a una malattia, per cui non è corretto definire “paziente” chi si trovi in questa condizione.
Stefano Trasatti ha citato il Testo unico dei doveri del giornalista del gennaio 2016, che dice: “Rispetta i diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità siano esse portatrici di menomazione fisiche, mentali, intellettive o sensoriali”, in analogia con quanto già sancito per i minori dalla “Carta di Treviso”.
Si è fatto presente, inoltre, il recentissimo decreto legislativo del 3 maggio 2024, n.62 in cui si impone di sostituire “handicap” con “Condizione di disabilità”, e si proibisce di utilizzare termini quali “persona handicappata”, “portatore di handicap”, “persona affetta da disabilità”, “disabile”, “diversamente abile”, usando invece Persona con disabilità. Non si possono , inoltre, più usare le espressioni “con connotazione di gravità” e “in situazione di gravità”, che vanno sostituite con “con necessità di sostegno elevato o molto elevato”.
Valentina Tomirotti ha parlato della differenza tra vedere e guardare la disabilità: “Quando vediamo una persona con disabilità, notiamo la sua sedia a rotelle, il suo bastone, tuttavia vedere non ci fa conoscere la persona, le sue esperienze, i suoi sogni o le sue lotte. Vedere può essere accompagnato da stereotipi, pregiudizi e talvolta, da una certa indifferenza. Guardare la disabilità, invece, richiede intenzionalità e profondità. Guardare significa ascoltare, imparare e riconoscere l’umanità e la dignità della persona con disabilità. È un approccio empatico che rifiuta i pregiudizi e si impegna a vedere oltre le apparenze”.
Clementina Speranza
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Cecilia Maria Marchisio, professoressa associata in Pedagogia e Didattica speciale presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università degli studi di Torino. Coordinatrice del Centro studi per i diritti e la vita indipendente, ha lavorato nell’ambito della programmazione regionale dei servizi sociosanitari e nell’ambito della sperimentazione di percorsi di capacitazione delle famiglie. Attualmente è direttrice della Specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità e delegata del rettore per gli studenti con disabilità.
Matteo Schianchi, ricercatore presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca. Ha pubblicato: La terza nazione del mondo. I disabili tra pregiudizio e realtà (2009); Storia della disabilità. Dal castigo degli dèi alla crisi del welfare (2012); Il debito simbolico. Una storia sociale della disabilità in Italia tra Otto e Novecento (2019); Disabilità e relazioni sociali. Temi e sfide per l’azione educativa (2021); ha curato, Cinema e disabilità. Il film come strumento di analisi e partecipazione (2023).
Stefano Trasatti, giornalista, dal 2021 è direttore editoriale di ITL, la società che gestisce i media della Diocesi di Milano. Ha fondato, e diretto per 15 anni (2001-2016), il network di informazione e documentazione Redattore sociale. Tra il 1994 e il 2016 ha ideato e organizzato 49 edizioni degli omonimi seminari di formazione per giornalisti. Ha coordinato 10 edizioni del “Capodarco L’Altro Festival-Premio L’anello debole” e i progetti Parlare civile e Questione d’immagine. Dal 2006 al 2022 è stato direttore editoriale del sito dell’Inail Superabile.it e della relativa rivista mensile.
Maurizio Trezzi, giornalista, docente, consulente di Comunicazione, laureato in Fisica, ha un’esperienza trentennale in redazioni, imprese e nella pubblica amministrazione. Ha ideato e realizzato progetti di comunicazione in vari settori. Dal 2014 ha fondato l’agenzia Strategycom. Dal 2007 insegna all’Università Iulm di Milano, dove è attualmente titolare dei corsi ufficiali di “Comunicazione del Settore Non Profit” e “Laboratorio di Comunicazione Pubblica”. Autore di articoli e saggi sulla comunicazione sociale e politica, è stato tra l’altro caporedattore del progetto dell’Inail “Superabile.it”, fondato nel 2002 da Franco Bomprezzi.
Valentina Tomirotti, giornalista, blogger, esperta di comunicazione, attivista, si occupa tra l’altro di divulgazione culturale sul tema della disabilità e accessibilità. È presidente dell’associazione di turismo accessibile “Pepitosa in carrozza”.
Roberto Bernocchi, consulente di Comunicazione, per dieci anni in Armando Testa, è docente di Comunicazione presso varie università italiane. Ha scritto tra l’altro i libri La pubblicità sociale. Maneggiare con cura (Carocci, 2015) e Storia della pubblicità (Utet, 2022). Ha partecipato a progetti di ricerca sulla comunicazione sociale e pubblica, sulla responsabilità sociale d’impresa e sui media digitali