Gli antibiotici sono tra i farmaci più importanti al mondo e preservarne l’efficacia è fondamentale per mantenere le persone in salute. Una quota consistente di antibiotici viene utilizzata a livello territoriale da persone con sintomi di infezioni del tratto respiratorio. Tuttavia, si stima che un’ampia percentuale di queste prescrizioni non sia efficace, perché le infezioni sono virali o batteriche autolimitanti. Ciò facilita lo sviluppo di batteri “resistenti” e riduce l’efficacia di questi farmaci, portando all’antibiotico-resistenza che ogni giorno causa la morte di circa 100 persone in Europa. Una problematica che riguarda da vicino l’Italia, dove la resistenza antimicrobica (AMR) rimane tra  le più alte in Europa, con 11 mila morti all’anno. Si impone, quindi, un cambiamento culturale a cui istituzioni, medici, pazienti e cittadini devono contribuire per proteggere la nostra salute e il nostro futuro.

“È dimostrata una relazione stretta tra l’utilizzo di antibiotici in una popolazione e il tasso di batteri resistenti in quella popolazione – sottolinea Ivan Gentile, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e membro dell’ENASPOC -. In pratica gli antibiotici oltre ad avere un effetto sul singolo individuo hanno anche un’azione sull’ecologia dei batteri nella società. L’Italia è uno dei Paesi con il più alto consumo di antibiotici. Nel nostro Paese, la maggior parte degli antibiotici viene utilizzata a livello territoriale, dove sono assenti strumenti di precisione diagnostica, con un gradiente di utilizzo che aumenta da Nord a Sud, collocandoci al quinto posto tra i Paesi ad alto reddito più a rischio e con un consumo altissimo degli antibiotici ad ampio spettro, gravati da un maggior impatto sulle resistenze, rispetto altri paesi europei. Uno degli interventi di più immediata attuazione, semplici ed economici che possiamo mettere in atto è l’utilizzo a livello di cure primarie di test PCR rapidi (i cui risultati siano disponibili al momento della visita) in grado di orientare una più appropriata prescrizione”.

Un utilizzo eccessivo di antibiotici li rende meno efficaci, aumentando il rischio di non essere più in grado di trattare infezioni che oggi possono essere curate. Un rischio che riguarda anche la popolazione pediatrica. In Italia, circa 4 bambini su 10 ricevono almeno una prescrizione di antibiotici all’anno. “Il ricorso eccessivo agli antibiotici è prevalente tra i bambini piccoli, soprattutto dai 2 ai 6 anni, anche se può portare a conseguenze negative per la salute, riducendo la diversità del microbiomaspiega Annamaria Staiano, Professore di Pediatria all’Università di Napoli Federico II, Direttore dell’UOC di Pediatria del Policlinico Federico II, Presidente Società Italiana di Pediatria (SIP) e membro ENASPOC -. Oggi, infatti, sentiamo parlare spesso di disbiosi e microbioma. L’instabilità intestinale nei primi anni di vita è dovuto a un utilizzo eccessivo di antibiotici in età pediatrica, che possono mettere a rischio anche la salute futura del bambino. È fondamentale, quindi, sensibilizzare le famiglie e i medici a un uso più appropriato di questi farmaci. Questo significa che i genitori dovrebbero evitare di ricorrere automaticamente agli antibiotici non appena il bambino manifesti un’alterazione febbrile. L’indicazione del test rapido della proteina C reattiva (PCR o CRP, in inglese) può essere un esame utile per capire se usare o no l’antibiotico. È un semplice test che comporta una punturina sul dito del bambino. Con un risultato inferiore a 20 si escludono le affezioni di tipo batterico. Se è superiore a 20 bisognerà osservare il bambino.

Il problema è grave anche tra gli adulti, soprattutto nel Sud Italia, con la Campania che è la regione con il più alto tasso di consumo di antibiotici pro capite. “L’uso eccessivo è la causa principale della drammatica situazione in cui si trova l’Italia in termini di resistenza agli antibiotici afferma Silvestro Scotti, Segretario Generale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) -. I test rapidi possono aiutare i medici ad arrivare a una diagnosi accurata e a un’azione più rapida contro le malattie infettive che non possono essere identificate solo dai sintomi”.

L’uso dei test PCR rapidi è stato oggetto della Consensus Conference ENASPOC, tenutasi a Bruxelles, che ha riunito clinici specializzati in malattie infettive e antibiotico-resistenza e stakeholder della sanità pubblica provenienti da tutta Europa per discutere soluzioni per facilitare una più ampia adozione di queste soluzioni diagnostiche contro l’uso eccessivo di antibiotici.

ENASPOCEuropean Network for Antibiotic Stewardship at the Point of Care, è un’iniziativa creata con il supporto di Abbott, una rete multidisciplinare europea istituita nel 2022 con l’obiettivo di valutare e implementare soluzioni comprovate per combattere la resistenza antimicrobica.

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