È di tendenza, impalpabile come petali di rose, con note agrumate, succoso come fragole e lamponi. Le sue bollicine salgono sottili e persistenti. Si tratta del vino rosé.

Freschezza, spensieratezza e aromaticità lo incoronano protagonista delle tavole: sempre più denominazioni scelgono infatti il rosato per le loro produzioni. Nell’estate 2013, il mood era “think pink” (pensa positivo) e il “San Francisco Chronicle usa quest’espressione per sottolineare il grande numero delle bottiglie di rosato vendute.

“A Tours-sur-Marne, nella regione della Champagne-Ardenne, rosé è sinonimo di Laurent Perrier, una delle più grandi case produttrici di champagne del mondo – riferisce Stefano la Porta, direttore commerciale della filiale italiana Laurent Perrier –. La Cuvée Rosé è il nostro prodotto iconico. Siamo considerati un punto di riferimento per una questione storica: perché in tempi non sospetti Bernard de Nonancourt, direttore dell’azienda dal dopoguerra al 2010, ha realizzato con l’aiuto degli chef de cave due rosé: la Cuvée del 1968 e Alexandra, in onore della propria figlia. Si tratta di Alexandra Rosé, una Cuvée nata qualche anno prima perché fosse pronta nel 1987 come regalo di nozze per Alexandra de Nonancourt”.

Alexandra Rosé è uno champagne non millesimato, raro e ricercato, proveniente da una selezione rigorosa dei migliori Grand Cru, tra i quali: Ambonnay, Bouzy, Mailly, Verzenay per il Pinot Noir, e Avize, Cramant e Le Mesnil-sur-Orger per lo Chardonnay, perché per essere una Grand Cuvée il prodotto deve poter invecchiare, tenere il tempo, e ciò è possibile grazie ai frutti di quest’ultimo vitigno.

“Durante la vendemmia, le uve arrivate a perfetta maturazione vengono selezionate e sono vinificate in bianco, assemblando le due anime dello champagne: l’anima maschile del Pinot Noir (80%) e l’anima femminile ed elegante dello Chardonnay (20%). Bernard definiva questo un vino androgino, che acquisisce il tipico colore rosato tramite una delicata macerazione delle bucce sul mosto”, racconta Stefano la Porta.

Per lo champagne, inoltre, sono previste due fermentazioni. “La prima avviene in acciaio, mentre la seconda in bottiglia con i lieviti per produrre l’anidride carbonica – spiega il direttore commerciale –. Alla fine del secondo processo di fermentazione in bottiglia, che può durare mesi o anni, si effettua la sboccatura, il così detto dosaggio, per eliminare i lieviti non più attivi che si raccolgono verso il collo della bottiglia. Dopo la sboccatura, si procede al rabbocco della bottiglia con vino di pregio e zuccheri”.

Le sole annate che permettono di elaborare una Cuvée Alexandra Rosé Millésimé sono quelle in cui i Grand Cru di Pinot Noir e Chardonnay raggiungono la maturazione contemporaneamente e posseggono il medesimo grado zuccherino e di acidità; per tale motivo, dal 1987 a oggi, ne sono stati messi in commercio solo 7 millesimi dopo un invecchiamento di 8 anni. “L’annata 2004, malgrado episodi di grandine e temporali durante la primavera e l’estate, grazie al calore benefico e al clima secco di settembre ha permesso una raccolta abbondante e di bella maturità per Chardonnay e Pinot Noir, anche se quest’ultimo è stato più eterogeneo”, precisa la Porta.

Le sette Cuvée della cantina nascono dalle idee e dall’esperienza della famiglia de Nonancourt. “La nostra Cuvée Ultra Brut è stata creata a metà degli anni ’70 per affiancare la neonata nouvelle cuisine che proponeva crudità di pesce, tartare e carpacci, tutti piatti ricchi di iodio. Bernard ha sempre avuto un’attenzione particolare per l’abbinamento cibo/vino e per la tradizione culinaria francese, così con gli chef de cave ha realizzato un vino non dosato da abbinare alle portate – racconta Stefano la Porta–. In cantina, poi, sono presenti foto dei primi del ’900 che ritraggono gli operai in pausa seduti su casse di legno con la scritta ‘vin sans sucre’, e in quel periodo vinificare uno champagne senza zucchero era davvero innovativo”.

Laurent Perrier deve il suo successo a Bernard de Nonancourt e, ancor prima, alla famiglia Lanson, famosa azienda di champagne da cui discende la madre di Bernard. “Dopo la crisi del 1929, molte maison di champagne erano in situazioni problematiche, così la signora Lanson decise di acquistarne tre che versavano in difficoltà economiche (Laurent Perrier, Salon e Delamotte) per garantire un futuro ai propri figli – riferisce il direttore commerciale –. Bernard non aveva studiato, non conosceva le lingue, e non aveva esperienze lavorative, pertanto ha fatto esperienza in vigna, in cantina e negli uffici commerciali di Lanson, prima di diventare amministratore delegato nel 1948”.

Dal 1948 a oggi, il mercato dello champagne è cresciuto circa 10 volte: da 30 milioni a 300 milioni di bottiglie. Laurent Perrier possedeva allora100 mila bottiglie ipotecate in cantina, adesso ne ha 80 volte di più, e gran parte del merito è di Bernard de Nonancourt, delle sue idee, dei sui viaggi in Africa, della collaborazione con i suoi uomini e delle due figlie Alexandra Pereyre e StéphanieMenuex de Nonancourt che conservano i valori e la filosofia della Maison.

Laurent Perrier è il quarto produttore di champagne del mondo ed è presente in 120 Paesi. Ogni vino che esce dalle sue cantine è frutto di un audace slancio creativo, ed è volto a soddisfare le attese di qualità di un pubblico alla ricerca di piaceri nuovi e diversi, a sedurre appassionati e intenditori di champagne in tutto il mondo, e a conquistare ogni giorno nuovi palati.

Simone Lucci

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