Il post-covid ha reso necessario un adeguamento organizzativo di tutti gli apparati economici del sistema.

Anche il settore della produzione tessile e quello della comunicazione di moda hanno dovuto trovare strategie adeguate per restare connessi con i propri clienti, accelerando, come non mai, i processi della “digitalizzazione aziendale”.

La maggior parte delle imprese ha deciso di fare investimenti sempre più sostanziosi sul versante del marketing digitale che rappresenta lo strumento giusto per affrontare il presente e sarà utile in futuro per aumentare redditività e crescita economica.

La fashion week del classico calendario viene annullata, si chiudono i saloni, vengono cancellati fiere, eventi, presentazioni e sfilate con rischi di assembramento.

Viene annullato il Pitti di Firenze, e poi la Milano Fashion Week Uomo di giugno viene sostituita dalla prima edizione della Milano Digital Fashion Week, sperimentata nel periodo post-covid asiatico durante le sfilate di Tokyo e Shanghai. (L’unico imprenditore italiano che ha partecipato è stato Pietro Negra, presidente di Pinko).

In Italia, la digital fashion week è stata resa operativa con le infrastrutture del gruppo Accenture e il know-how di Microsoft.

Sensori, realtà aumentata, effetti ottici e un fondale ChromaKey hanno reso possibili le sfilate virtuali.

Sono 37 le aziende che hanno deciso di presentare le nuove collezioni in streaming, molte delle quali hanno implementato il sistema del see-now-buy-now, rendendo immediato l’incontro tra domanda e offerta.

Per quattro giorni, le sfilate sono state trasmesse direttamente dal sito della Camera Nazionale della Moda e sono state rese fruibili 24 ore su 24 per poter essere lette, viste, ascoltate e per incuriosire chiunque, in qualsiasi parte del pianeta e in qualsiasi momento.

Si tratta della trasformazione della realtà materiale in realtà virtuale, in cui gli abiti, gli accessori e le proposte del mercato non possono essere toccate o viste dal vivo se non dopo l’acquisto.

Le aziende, a tal proposito, sviluppano un nuovo modo di comunicare dando la possibilità al fruitore di farsi coinvolgere emotivamente dallo story telling e consentendogli di acquistare rapidamente, nell’immediato.

I produttori e gli artigiani, più presenti sui social, divengono particolarmente sensibili a problemi sociali quali quello della sostenibilità.

Dalla prima Digital Fashion Week emerge un numero ridotto di proposte che tramite film e cortometraggi hanno raccontato coinvolgenti storie che rimandano a un lusso nostalgico, che richiamano sentimenti antichi, dove si propongono valori come la difesa dei più deboli, l’accettazione della diversità e l’inclusività.

La pandemia ha cambiato gli scenari del fashion system e i brand rispondono con la ricerca, la comunicazione del saper fare italiano e con il riferimento a valori che oggi la società tende a dimenticare.

 Anche i modelli a cui aspirare sia in termini estetici che morali non saranno più gli stessi; in Cina per esempio le nuove “top Model” sono ragazze digitali, avatar e influencer virtuali che dovranno imparare a convivere con le modelle in carne e ossa.

 Maurizio D.

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