Al centro della Sicilia occidentale si erge la città arabo-normanna di Salemi. Dal terrazzo merlato del castello è possibile godere di un panorama incantato valorizzato da distese di uliveti e vigneti. In questa zona dove il sole tramonta alle spalle delle isole Egadi, nasce la storia della famiglia Ardagna che ha portato a nuova vita Musìta, una vecchia cantina degli anni ’70 e che trae il suo nome dall’omonimo colle su cui vengono coltivati alcuni vigneti.

La passione vitivinicola di Don Ignazio, infatti, è stata tramandata di padre in figlio per cinque generazioni. Un’attività iniziata con pochi ceppi di Catarratto impiantati ad alberello, gestiti con infinito amore e tanta fatica, sino all’acquisizione di circa 50 ettari di vigneto coltivati con nuove tecniche attente all’ambiente, ma con l’entusiasmo del passato.

A un’altitudine che arriva fino a 500 mt. s.l.m., vengono allevati: il Catarratto, il Grillo, lo Chardonnay, il Cabernet Sauvignon, il Syrah e il Nero d’Avola. “Preferiamo i vigneti sulle colline di Salemi posti esattamente nelle vicinanze della cantina e della zona collinare che si espande attorno al sito archeologico di Segesta – precisa l’enologa Carmela Ardagna –. Compriamo, anche, uve da altri fornitori con cui abbiamo contratti pluriennali. Tali vigneti vengono controllati dalla potatura alla vendemmia e seguono il nostro protocollo”.

La raccolta di queste uve viene interamente svolta a mano e i grappoli vengono posti in piccole cassette da 15kg. “In tal modo, il frutto giunge integro in cantina dove una diraspatrice toglie il raspo senza schiacciare gli acini che vengono, successivamente, trasportati all’interno di vasche per mezzo di una pompa peristaltica. Uno strumento nato per il mondo medico e poi adattato al settore enologico”, spiega Carmela Ardagna.

La gestione della cantina e dei vigneti è completamente familiare, e ogni processo di lavorazione viene seguito da esperti agronomi ed enologi che mirano a valorizzare i vini e la terra siciliana. “In futuro, mi piacerebbe vedere la Sicilia come un’isola bio”, riferisce Dino Taschetta, presidente della cooperativa di Mazara Colomba Bianca e marito di una delle proprietarie della cantina Musìta.

All’azienda, infatti, sono state riconosciute: la certificazione biologica e il programma NOP (National Organic Program) per l’esportazione di vino biologico negli Stati Uniti. “I prodotti bio non sono ancora in commercio, ma stiamo lavorando a una linea di vini biologici in purezza con un focus sulle varietà autoctone: Grillo, Catarratto e Nero d’Avola – puntualizza Vito Amato, responsabile marketing e nipote dei proprietari –. Per il mercato americano, stiamo realizzando uno Zibibbo secco certificato NOP”.

Uno dei vini di punta della cantina Musìta è il: Passocalcara metodo classico, presentato per la prima volta con la guida del Giornale di Sicilia, aggiudicandosi nel 2015 il premio come Miglior Spumante della Sicilia.

Tutti i vini Musìta sono prodotti in un’azienda attenta all’ambiente e all’ecosostenibilità. “Abbiamo installato dei pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua, abbattendo, così, i consumi – precisa Vito Amato –. E in futuro realizzeremo un impianto fotovoltaico per l’energia elettrica. Nel frattempo abbiamo un contratto con un fornitore di energia elettrica che ci garantisce energia prodotta da fonti rinnovabili, con una particolare sensibilità all’ambiente”.

In Musìta si fondono tradizione e tecnologia, storia e innovazione, dedizione e sapienza, sogno e realtà per creare vini dall’inconfondibile sapore siciliano.

Simone Lucci

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