Per la prima volta San Siro apre le porte al calcio femminile con una partita iconica: Milan-Juventus. “Apre” è una parola grossa però perché, a seguito delle direttive per il contenimento del Codiv-19, solo mille spettatori invitati hanno potuto assistere alla gara che le bianconere si sono aggiudicate per 1-0 con un rigore realizzato da Cristiana Girelli, confermandosi prime in classifica. Non si è potuto replicare, infatti, il grande afflusso di appassionati che avevano riempito nelle scorse stagioni prima il Franchi di Firenze, poi il nuovo Allianz Stadium di Torino dove si erano potuti contare quasi 40 mila spettatori nella sfida al vertice tra Juventus e Fiorentina.

Il movimento calcistico femminile italiano ha ricevuto ultimamente un’accelerazione significativa supportata da progetti e investimenti, così come succede in tutta Europa.  I maggiori club continentali si stanno attrezzando per avere una squadra “women”, tanto che alla vigilia della sfida di Milano, a Madrid si era giocato il primo Real-Barcellona, pomposamente proclamato “el nuevo clasico” a tutta pagina sul quotidiano sportivo “Marca”, anche se le “blancos” del Madrid erano al loro esordio. Anche in Francia il Paris S.G. sta investendo con convinzione sul campionato “feminine”, all’inseguimento dell’inarrivabile Olympique Lione, la squadra più titolata d’Europa vincitrice addirittura di sette Champions, le ultime 5 di seguito. Ma è nel nord Europa che il calcio femminile ha un maggior seguito: Germania, Norvegia, Svezia e Olanda (Paesi Bassi) hanno campionati con una grande partecipazione di spettatori e un’ottima copertura televisiva. E infatti esprimono delle nazionali che danno filo da torcere alle corazzate Brasile, dove il calcio è un dogma a tutti i livelli, e U.S.A., forti della capillare diffusione nei college del calcio femminile. Le statunitensi, vincitrici dell’ultimo mondiale, il quarto e il secondo consecutivo, hanno intentato una causa di 66 milioni di dollari alla loro federazione per la differenza di trattamento di remunerazione, premi e organizzazione rispetto la nazionale maschile, il che la dice lunga su come le istanze per una reale uguaglianza di genere siano sentite e rivendicare negli U.S.A.

Il Mondiale dello scorso anno in Francia ha dato una grossa spinta al movimento del calcio femminile in Italia. Le azzurre, assenti dal ’99, hanno disputato un ottimo torneo vincendo il difficile girone e arrivando fino ai quarti di finale; sono poi state estromesse dalle ragazze dei Paesi Bassi, volate fino alla finale e battute, appunto, dalle americane. Decisiva in questo, la copertura mediatica di Sky che ha portato nelle case degli italiani i volti, le movenze e lo stile delle nostre ragazze, tatticamente condotte dalla brava Milena Bertolini. Il fatto di poter vedere da vicino sportive semplici e sorridenti, ma soprattutto professioniste che fino a quel momento avevano poca visibilità, contrasta con quanto accade per gli idoli del calcio maschile, spesso altezzosi e distaccati coi tifosi. Così gli appassionati, e ovviamente tante appassionate, hanno cominciato a ricordare i nomi e i visi di Barbara Bonansea, Cristiana Girelli, Sara Gama, Laura Giuliani che sono diventate famose. Il calcio femminile ha fatto quindi proseliti e oggi tante bambine e ragazze si iscrivono alle scuole calcio, che faranno da base a tutto il movimento. Se si aggiunge a questo la promessa, proprio di questi giorni, del Ministro Spadafora di approvare una legge per gennaio sul professionismo del calcio femminile possiamo pensare di rivedere presto, appena sarà finita questa maledetta pandemia, San Siro, l’Olimpico, L’Allianz Stadium e tutti gli altri impianti del calcio maschile riempiti da tifose e tifosi appassionati.

Fabio Conte

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Foto: Mg Milano – Matteo Gribaudi/Image