“La prima visita oculistica va fatta alla nascita, poi ai tre anni di età, a otto anni, dai 40 ai 60 anni ogni due anni e dopo i 60 anni una volta l’anno. Rispettare questo calendario è la migliore assicurazione per prendersi cura della propria vista”, afferma Matteo PiovellaPresidente SOI (Società Oftalmologica Italiana), in occasione della Giornata Mondiale della Vista che si celebra il 14 ottobre.

Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), 2,2 miliardi di persone nel mondo soffrono di patologie oculari. In Italia si stima che le malattie a rischio perdita della vista coinvolgano oltre 6 milioni di pazienti. I difetti che necessitano la correzione con occhiali colpiscono 40 milioni di italiani.

A fare il punto è Matteo Piovella.

“La Giornata mondiale della vista è un’opportunità indispensabile per l’oculistica per accendere la luce sulla qualità e l’adeguatezza delle cure erogate al servizio dei pazienti: 7 mila medici oculisti visitano ogni anno 20 milioni di persone e salvano la vista a un milione e trecentomila di queste. Cose bellissime, conosciamo e dobbiamo far conoscere però le criticità del sistema salva vista e dobbiamo indicare le soluzioni.

Oltre 500 mila persone sono affette da maculopatia, una malattia della retina che porta, se non curata, a non vedere più. Purtroppo però molti hanno difficoltà di accesso alle cure per motivi organizzativi ed economici.

L’altra situazione su cui porre l’attenzione è la limitata possibilità di accesso alla chirurgia della cataratta causa la crescita dei tempi di attesa conseguenti alla pandemia. Nel 2019 in Italia sono stati effettuati 650 mila interventi, ma nel 2020 mancano all’appello ben 300 mila operazioni. E in alcune strutture SSN siamo arrivati al record storico di 3 anni di lista d’attesa.

Per finire, negli anni 2000 le nuove tecnologie, che hanno aiutato e aiutano a ottenere interventi più sicuri e efficaci, non sono state adottate in modo adeguato. Nel Sistema Sanitario Nazionale in oculistica sono presenti in modo insufficiente: meno dell’1%. È una criticità che ci impegna da molti anni. Sappiamo che i problemi sono enormi, ma dobbiamo evitare che la chirurgia oculistica continui a essere considerata elettiva, quindi non prioritaria e non indispensabile. Questo impedisce anche di attingere ai soldi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Chiediamo alla politica l’aiuto per assistere questi pazienti, che sono milioni.

Entro il 2030 è previsto il raddoppio delle persone cieche. Ricordiamoci che la vista è il bene più prezioso, e che ne riconosciamo il vero valore solo quando l’abbiamo persa”.