La guerra di Troia è nota a tutti. Chi non conosce i versi iniziali dell’Iliade di Omero? “Cantami, o Diva, del Pelìde Achille…” Chi non ha mai sentito nomi come Patroclo, Agamennone, Odisseo o Elena? La guerra di Troia si studia sui libri di scuola, la si vede al cinema o a teatro; non è facile però trovare un adattamento che ce la mostri da un punto di vista originale. Il silenzio delle ragazze di Pat Barker, edito da Einaudi nella collana Stile Libero Big, è una piacevole novità: i fatti dell’Iliade descritti da un’inaspettata narratrice: Briseide, la schiava di Achille. Conosciamo il suo nome, ma cosa sappiamo realmente di lei? Briseide è poco più di una ragazzina quando assiste impotente alla distruzione della sua patria, Lirnesso, da parte dei Greci e all’uccisione di suo marito, Minete, e dei suoi fratelli; ha solo diciannove anni quando il mondo così come lo conosceva implode e lei diventa il “premio d’onore” di Achille, la sua “ricompensa per aver ucciso sessanta uomini in un sol giorno”. Come lei, tante altre donne incontrano il medesimo destino di schiave, concubine e infermiere. Sfuggono solo quelle che hanno il coraggio di gettarsi dalle mura della città, come Arianna, la cugina che Briseide ricorderà mentre le tendeva la mano prima di lanciarsi nel vuoto. Alle donne si addice il silenzio”, ma tramite Briseide, Pat Barker restituisce loro una voce. Ed è una voce potente, a tratti angosciante e persino terribile. Briseide, costretta ad “aprire le gambe” all’uomo che le ha ucciso il marito e i fratelli, ci offre un’immagine diversa dell’eroe che è entrato nel mito, di cui si ricordano gli epiteti che ne accompagnano il nome: “Il grande Achille”, “Il luminoso, splendido Achille”, Achille simile a un dio”, e si dimentica la scia di sangue che si lasciava dietro a ogni battaglia. “Per noi era solo un macellaio”, dice Briseide, spiegandoci che non è possibile “separare una tigre dalla sua ferocia”e che, in Achille, “bellezza e terrore erano due facce della stessa medaglia”. I fatti principali della guerra di Troia (dalla peste al litigio tra Agamennone e Achille, dalla morte di Patroclo alla visita di Priamo per ottenere il corpo di Ettore) e anche quelli meno noti o meno cantati in quanto legati soltanto alla vita delle donne, Briseide ci invita a guardarli dal suo punto di vista: quello di una schiava, di un’ombra sullo sfondo della vita vissuta dagli uomini. Pat Barker punta l’attenzione sulle figure che hanno sempre giocato un ruolo secondario nella storia, perché lontane dai campi di battaglia in cui gli eroi dimostravano il proprio valore. Un’analisi lucida sulla schiavitù, sulla consapevolezza della propria condizione: Briseide sposa l’uomo che aveva ucciso i suoi fratelli pur di “smettere di essere una cosa e ridiventare una persona”. E no, condannarla è impossibile. Perché non sappiamo che cosa si prova. “Certo che non lo sapete”, ci dice Briseide. “Non siete mai stati schiavi”. E tuttavia, nelle ultime pagine del libro, emerge un messaggio positivo, la volontà di Briseide e di tutte le donne come lei di ritagliarsi un posto in quel mondo che le ha relegate ai margini: mentre osserva gli uomini ascoltare rapiti la ninnananna cantata da una schiava troiana al suo bambino greco, Briseide acquista una consapevolezza improvvisa “Sono le nostre canzoni, le nostre storie. Non potranno mai dimenticarci. L’ultimo combattente di questa guerra sarà morto da decenni, ma i loro figli ricorderanno ancora le ninnenanne troiane delle loro madri. Saremo nei loro sogni, e nei loro peggiori incubi”.

Vincitore dell’Independent Bookshop Week Book Awards, Il silenzio delle ragazze non è il primo romanzo di Pat Barker. Di origini inglesi, Pat Barker ha insegnato Storia dopo aver frequentato la London School of Economics. È autrice di numerosi romanzi, tra cui la celebre trilogia Rigenerazione (Il Melangolo 1997), per la quale si è aggiudicata il Man Booker Prize 1995. Il silenzio delle ragazze è stato pubblicato da Einaudi nel settembre 2019 nella traduzione di Carla Palmieri.

Eugenia Dal Bello

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