Junko Nishikawa e suo marito Shigeaki Nishikawa approdano a Catania per motivi di lavoro e ci vivono dal 2010: lui ingegnere di un’importante azienda del fotovoltaico, lei addetta amministrativa ma con un passato di studi in giornalismo. Iniziano ad amare la città vulcanica. “Rimarremo a vivere qui, i catanesi hanno un grande cuore che invece a Tokyo, città di grande ordine e pulizia, crediamo manchi. Per noi invece l’aspetto umano e amichevole è molto importante”, commenta la signora Nishikawa.

Nel 2013 la coppia del Sol Levante acquista un vigneto di un ettaro, già vecchio di 60 anni, a Passo Pisciaro, località di Castiglione di Sicilia (versante Nord Etna, località Bonanno), dando vita alla società “Terra delle ginestre”. Ed è così che nasce il primo vino siciliano prodotto da giapponesi: è un Nerello mascalese 2014, Etna Rosso doc. Si chiama Jun, che in giapponese significa “Pura”, ma che è soprattutto il diminutivo di Junko. Per il 100% Nerello mascalese: vinificazione tradizionale in rosso, affinamento dodici mesi in barrique francesi, dodici mesi in acciaio e almeno otto mesi in bottiglia, gradazione alcolica 14 per cento, processo di coltivazione e trasformazione senza prodotti chimici di sintesi.

L’etichetta? Di matrice siculo-giapponese, riporta i colori della terra e della Ginestra, il fiore primaverile che nasce ai piedi del vulcano ed è capace di fare radici tra la “sciara”.

IL PUNTO DI VISTA DI LUCA GARDINI

Shigeaki viveva in Giappone e ha girato il mondo per lavoro, dalla Spagna alla Turchia, dagli Usa all’India. Di ogni Paese voleva conoscere le tipologie di uva e di vino. Diversi anni fa è arrivato in Sicilia e ha visitato diverse aziende. Era curioso di conoscere i vini rossi prodotti con i vitigni di Nero d’Avola e di Nerello Mascalese. Non gli piaceva il Nero d’Avola, preferiva il Nerello Mascalese perché è molto elegante.

Junko Nishikawa e suo marito Shigeaki Nishikawa da anni avevano il sogno di produrre vino e la Sicilia ha dato loro questa opportunità con un terreno sull’Etna che ha delle peculiarità specifiche. Per l’Etna infatti non parlerei di pregi o difetti, ma di caratteristiche.

L’Etna oggi deve tirare fuori i suoi punti di forza. È un terreno vulcanico unico per la forte carica di sale avvertibile sia al naso che al gusto. Jun, il primo vino di Terre delle Ginestre è del 2014, mi piace molto quest’annata anche se è molto difficile: un vino di grande pulizia con sentori di pesca e sale. Note saline, vulcaniche e marine. La grande forza dell’Etna è la sapidità che si avverte sia al naso che in bocca, caratteristica che manca alla Borgogna. Jun ha un’alternanza di dolce e acido con in mezzo questo salato con sentori di agrumi, si avverte il pompelmo.

Se dovessi dare un punteggio a questo vino?

Secondo me questo vino, per il periodo e l’annata, con un margine di miglioramento, merita 90 punti. Un punteggio corretto per un’annata difficile.

Che abbinamento proporresti?

Un brodetto di pesce. E lo vedrei bene con il castrato, cioè l’agnello, fatto marinare e cucinato poi sulla griglia con rosmarino, aglio, scalogno e sale.

Il vino è fatto di fasi come la vita, non esiste l’abbinamento perfetto perché ognuno ha il suo palato. Esiste però l’abbinamento ideale, per ognuno, nei diversi momenti.

Quando un vino è così giovane, acido, fresco, sapido, profumato e easy, poi, è sempre beverino.

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