Conosciamo la parola “notte”, ma chi vive nel mondo occidentale, soprattutto nelle grandi città, è raro si sia immerso in una notte dove le stelle hanno la forza di bucare la coperta nera del cielo.

S’intitola “Cieli neri” e l’autrice è Irene Borgna antropologa e scrittrice. Qui lei racconta di un viaggio in camper col suo compagno alla ricerca di quei luoghi dove si vedono ancora le stelle perché le luci non sono accese.

“Abituati a bivaccare nelle valli di Cuneo, a pane e toma nello zaino, siamo rimasti esterrefatti realizzando che l’80% della popolazione mondiale e il 99% della popolazione statunitense ed europea conosce solo una notte a metà, un’oscurità monca, viziata da un invadente chiarore artificiale che nasconde la maggior parte delle stelle”.

La luce elettrica, una grande invenzione che ha aperto la porta a migliaia di nuove esperienze, ha inesorabilmente occupato tutto il buio impedendoci di vivere l’altra faccia del giorno, con tutti i suoi doni: le stelle, la Via Lattea, il ritmo sonno/veglia, la poesia dell’oscurità.

“… In Italia la notte non è più quella di una volta: non esiste più un cielo che possa dirsi completamente libero dalla luce artificiale, non sopravvive angolo dello stivale dove l’unica dotazione luminosa sia quella naturale di luna e stelle. Alcuni strappi nella soffocante cappa luminosa promettono ancora scampoli di oscurità sopra l’Isola di Montecristo, su Alicudi e Filicudi, sulla Sardegna orientale intorno al golfo di Orosei, e in alcune zone dell’Alto Adige vicine al confine con l’Austria, come la Valle Aurina e la Val Senales”…

L’autrice ha compiuto un viaggio per tornare a vivere quelle tenebre che furono divise dalla luce all’inizio del mondo, per capire cosa voglia dire inquinare la notte, per raccontarci gli aspetti economici, antropologici, sociali, poetici e simbolici di quello che potremmo chiamare “uno stato d’animo in via d’estinzione”.

Accanto alle emozioni del viaggio, Irene illustra che cosa voglia dire vivere in un paese sommerso dall’inquinamento luminoso. E dunque cosa significa questo a livello economico, simbolico (pensa alla dicotomia luce/tenebre), biologico, medico, poetico, estetico, antropologico, sociale.

“Il romanzo di Irene Borgna “Cieli Neri. Come l’inquinamento ci sta rubando la notte” è il decimo della collana che impegna il Club alpino italiano e la casa editrice Ponte alle Grazie. Una sfida per allargare la platea dei lettori del libro di montagna – afferma Alessandro Pastore, presidente del Centro operativo editoriale del Cai -. Sono stati pubblicati racconti di viaggio, colloqui intensi con chi ha vissuto a contatto con le Terre alte, esplorazioni nella natura ‘selvaggia’. Un bilancio positivo di critica e di pubblico che si arricchirà presto con nuove proposte che intercettano autori di fama nel panorama culturale del nostro paese”. 

L’AUTRICE

Irene Borgna, un dottorato di ricerca in antropologia alpina con Marco Aime, ha fatto della montagna la sua passione e il suo mestiere. Nata a Savona nel 1984, si è trasferita in Val Gesso per amore dei lupi (lavora al progetto di reinserimento del lupo sulle Alpi marittime), si occupa di divulgazione ambientale e fa la guida naturalistica portando a spasso gli escursionisti fra cime e rifugi. Nel Pastore di stambecchi ha raccolto la testimonianza di Louis Oreiller, rispettando le sue straordinarie doti di narratore e il suo parlato antico (Ponte alle Grazie, 2018, menzione speciale al Premio Rigoni Stern).

Guarda il booktrailer (filming and editing Gabriele Canu)