Si è conclusa da poco la prima tranche annuale di sfilate autunno/inverno, e le tendenze attuali del guardaroba maschile rispecchiano le dinamiche evolutive della nostra società. I temi principali? Sostenibilità e libertà di essere e apparire.

A Londra una nutrita schiera di designer ha fatto emergere il tema della sostenibilità e dell’ecologia esponendo collezioni di streetwear realizzate interamente con materiali riciclati e tecniche appunto “eco-conscious”.

Le passerelle di New York si tingono di colori audaci, borse a tracolla e abiti monocromo. Eleganti suit a torso nudo, camicie trasparenti e t-shirt tie-dye si introducono negli outfit classici da ufficio limando i lati spigolosi dell’abito e valorizzando il sex appeal.

A Parigi hanno sfilato abiti realizzati in patchwork, drappeggiati, e cappotti molto larghi. Milano è stata colorata con abiti naïf, pattern e peluche.

In generale possiamo dire che a Milano e a Parigi i riflettori vengono puntati sui temi sociali, le linee diventano più morbide e rilassate. Attraverso tagli sartoriali e estremizzazione di forme, volumi e insolite texture viene argomentata la diversità di genere e la diversità dell’essere.

L’inverno del 2020 mette in risalto un uomo che vuole slegarsi dallo streetwear ma soprattutto, a livello simbolico, tenta di abbandonare gli schemi patriarcali, mostrando le sue debolezze e il proprio lato ludico per sentirsi più leggero e libero.

Il rosa, il colore dominante in passerella, viene prediletto dagli uomini che tentano di contrastare il modello sociale che fin da bambini li ha relegati nel ruolo di “macho”, virile e dominante.

Si tratta di archetipi di genere assimilati nei secoli, ma fortunatamente qualche designer cerca di discostarsi dalla tradizionale visione dualistica portando alcuni elementi simbolici del guardaroba femminile negli outfit maschili, e contribuendo così a comunicare nuovi modi di apparire all’interno di una società che tende all’omologazione di massa.

Alessandro Michele, nell’ultima sfilata di Gucci, cerca di evocare la sensazione di libertà che si prova prima di diventare uomini adulti: riprende alcuni elementi che richiamano l’infanzia, attraverso collettini di velluto, calzini corti e scarpe in stile start rite.

Rick Owens cerca di rappresentare la diversità di genere facendo sfilare l’ennesimo uomo vestito da donna. Questa immagine di passerella ha guadagnato tanti like, ma leggendo i vari commenti sui social emerge l’opinione di chi stenta, per un motivo o per un altro, ad accettarne il messaggio:

– Qualcuno mi salvi da questo pazzo mondo!

oppure

– Mi piacerebbe vederlo entrare nel pub in quel modo…

e ancora

– Dove andrà a finire il mondo?

– Goodbye manswear.

e via via a crescere…

Questo rammarico è dovuto a un attaccamento emotivo al modo dualistico di interpretare cosa definisce un uomo e cosa definisce una donna, ma è anche sintomo del fatto che molte persone ignorano come funziona il mondo dell’abbigliamento attuale. Le case di moda in passato proponevano uno stile statico, un modello a cui bisognava ispirarsi, mentre adesso gli abiti vengono disegnati secondo i gusti della società e se la società cambia modo di pensare, cambia anche il modo di lavorare dello stilista. Le aziende e i grandi marchi oggi non investono più sulla vendita di un ideale statico e nemmeno sulla costruzione di un’icona, come poteva essere per esempio il lancio di una top model, ma al contrario traducono il modo di pensare delle persone e cercano di creare una relazione duratura investendo nel legame che si crea tra follower e influencer, perché più conveniente e immediato, ma soprattutto: autentico.

Succede però che a volte si crea una divisione di opinioni e da un lato i mondi fashion e mediatico cercano di rappresentare la diversità lavorando appunto in maniera differente rispetto al passato, mentre dall’altra parte la maggioranza delle persone rimane legata alla tradizione e risponde con sdegno alle proposte di cambiamento. La moda stessa è però sinonimo di mutamento. Lo diceva anche Carla Bruni quando ancora calcava le passerelle mondiali: in un’intervista degli anni ’90 sottolineò che la moda è passeggera, consapevole del fatto che il fenomeno delle top model, di cui lei faceva parte, era destinato a decadere per essere sostituito da qualcos’altro.

Così è stato, anche perché le top-model e i vecchi canoni di bellezza non esistono più, infatti la continua evoluzione dell’estetica, lo sviluppo di mass media informatici e dei supporti digitali hanno fatto emergere nuove figure e il concetto di modella o top-model, o nel caso delle sfilate maschili, il “super-uomo-maschio-alfa” è stato scalzato da instagrammer, youtuber e blogger che mostrano la loro vita reale in diretta, 24 ore su 24, rimanendo sempre presenti nella quotidianità dei follower.

Saper interpretare la moda attuale significa saper capire come lavorano le aziende, e quindi anche essere consapevoli del fatto che il ruolo della modella o del modello icona, in questo momento, viene messo in seconda linea lasciando spazio a personaggi di spicco che rappresentano la società odierna. Infatti in passerella sfilano vari tipi di persone, non più solo modelle o modelli ma: blogger, designer, vip, ragazze “plus size”, uomini effeminati, donne dai tratti mascolini, etc.

Queste persone, grazie alle possibilità di espressione umana che la moda può offrire, mostrano al mondo intero tanti svariati modi per ridefinire la propria identità.

Lo stilista attuale lavora prendendo spunto dai simboli riconosciuti socialmente, sia nel passato sia nel presente, e poi ridisegna l’intero contesto creando un nuovo modo di essere. Un po’ come ha fatto il sopracitato Rick Owens. Con uno sguardo poco attento e miscredente, il suo show viene aperto da un uomo che porta lunghi capelli biondi e indossa una tuta monospalla dal taglio femminile. A livello puramente estetico potrebbe sembrare soltanto un uomo vestito da donna, a livello tecnico lo stilista presenta un capo di maglieria dal gusto minimal grunge ispirato alle performing art dei primi anni 2000, mentre a livello simbolico, contemplativo e culturale, il lavoro di Rick Owens è stato quello di far sfilare l’instagrammer, blogger e designer Tyrone Susman con una tuta ispirata ai costumi di scena del noto cantautore britannico David Bowe.

Chiaramente il significato di molti dettagli può sfuggire, perché non si può avere conoscenza di tutto, ma nelle proposte uomo 2020 si nota il costante lavoro che industria e social media mettono in opera per rincorrere gli ideali di progresso e globalizzazione, i nuovi modi di essere e di apparire, l’accettazione del diverso, l’esigenza di uscire dagli schemi. Nonostante i numerosi like e i clienti affezionati, dai social emerge però il contrasto tra chi apprezza le nuove proposte e chi esprime disappunto perché legato emotivamente al dualismo dell’essere o dell’apparire uomo o donna. Nonostante non esistano leggi giuridiche che vietino agli uomini di indossare un abito rosa.

Maurizio D.

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