“Non colpisco per distruggere, ma per creare” è la sintesi del credo di Omar Hassan, artista di fama internazionale. La serie “Breaking Through” è espressione della action painting: Omar Hassan colpisce materialmente le tele con i guantoni da boxe impregnati di vernice. Fa a pugni fisicamente con la tela, catturando l’energia del gesto creativo.

Le tele sono con fondo bianco o nero della grandezza 1,6 per 2 metri e il tratto di Omar balza fuori, come un pugno di colore. La potenza e l’impeto della boxe, la cosiddetta nobile arte, si uniscono con la delicatezza e la leggerezza del gesto sportivo, trasferendo sulla tela squarci improvvisi di luce ed energia. Un’immagine che evoca la celebre frase di Muhammad Ali: “Pungi come un’ape, vola come una farfalla”. Alcuni suoi lavori sono nelle case di Spike Lee e Sharon Stone.

A soli 19 anni, a causa del diabete, Omar ha dovuto dire addio a una promettente carriera da pugile, ma ha saputo reinventarsi in campo artistico, la sua seconda grande passione. “Sono molto legato alla mia famiglia, ai miei genitori, che ringrazierò sempre perché sono due persone estremamente intelligenti. Mi hanno lasciato libero di fare le mie scelte”, rilette oggi le parole di Omar Hassan, pronunciate anni fa quando ha dovuto necessariamente cambiare senso di marcia, sono sorprendentemente un copia e incolla di quelle rilasciate da Jannik Sinner durante la premiazione degli Australian Open. È finito al tappeto senza però mai cedere alla tentazione di appendere al chiodo i suoi amati guantoni da boxe, facendone anzi uno strumento di redenzione.

Alcuni dei suoi 121 quadri (121 sono anche i round che Omar Hassan ha disputato in carriera prima dello stop forzato), che compongono la serie di opere “Breaking Through Black”, sono stati esposti alla IIIª edizione di (un)fair, la fiera-non fiera di arte contemporanea, che si è svolta dall’1 al 3 marzo al Superstudio Maxi di Milano.

La boxe è per Omar Hassan metafora della vita stessa. “Siamo tutti pugili. Ognuno ha le sue croci. Al mondo ognuno è da solo. Quando cadi devi imparare a rialzarti. Puoi trovare conforto con mamma, papà, moglie, figli, ma solo per un minuto. Lo stesso minuto di pausa che hai a disposizione tra un round e l’altro, quando vai all’angolo dal tuo team. Poi però sul ring sei da solo. Questa è la vita”.

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