Londra, 1826. L’Old Bailey, il tribunale che fa da teatro ai processi più celebri del Paese, è gremito di persone in attesa di vedere Frannie Langton, la Mulatta Assassina accusata di aver brutalmente ucciso i suoi padroni, Mr e Mrs Benham. Frannie non ricorda nulla di quanto accaduto, eppure crede di non aver ucciso Madame, perché l’amava.

Inizia così Le confessioni di Frannie Langton, esordio letterario di Sara Collins edito da Einaudi e in libreria dal 28 gennaio 2020, nella traduzione di Federica Oddera. Il romanzo, che in alcuni punti richiama innegabilmente l’Altra Grace di Margaret Atwood, ci pone di fronte a svariati temi: la schiavitù, la colpa, l’identità, l’amicizia e soprattutto l’amore. “Non è solo la cronaca di un assassinio”, scrive infatti Frannie, “questa è una storia d’amore”.

Sollecitata dall’avvocato John Pettigrew, che le chiede “qualcosa di utile per salvarvi la pelle”, Frannie decide di mettere su carta la storia della propria vita. E così il romanzo, narrato in prima persona con uno stile fluido e scorrevole, ricco di similitudini, racconta una storia che inizia nel 1812 in Giamaica, dove Frannie non è soltanto la domestica di Langton ma molto di più perché lui le fornisce un’istruzione “da bianca” e si serve di lei per compiere esperimenti di natura anatomica che la malattia da cui è afflitto gli impedisce di portare lui stesso a termine.

Passata dal sole della Giamaica all’umidità di una Londra gotica e ottocentesca, Frannie incontra poi i suoi nuovi padroni: Mr Benham, uno di quegli uomini che “vogliono ridurre il mondo alla propria misura”, e l’inquieta Marguerite, da tutti chiamata Madame, “bella come un demonio” e dagli occhi “sconcertanti, pieni di luce”.

Come scopriamo sin dalla prima pagina, la storia che Sara Collins racconta è quella dell’amore impossibile, sbagliato, tra due donne, tra una padrona bianca e la sua domestica mulatta. Due donne che all’apparenza non potrebbero essere più diverse tra loro, ma che sono unite dalla passione per i libri e dalla medesima, lacerante solitudine. Un amore angosciante, ossessivo, a tratti crudele ed egoista. Un amore il cui triste epilogo ci viene svelato sin dal principio, la cui forza emerge con violenza in tutto il racconto, come se con la sua voce Frannie volesse distruggere alcuni tabù dell’età previttoriana che non sono tanto distanti da quelli della società in cui viviamo. Perché in fondo, ieri come oggi, è sovversivo e sconcertante che una donna mulatta, intelligente e istruita, ami un’altra donna. Il messaggio di Frannie arriva dritto come un pugno allo stomaco, amaro come un boccone di veleno: il suo è “il peggiore tra i peccati femminili, insieme alla sterilità e al raziocinio”.

Se l’amore è il tema cardine del romanzo, un ruolo di altrettanta importanza è quello ricoperto dalla schiavitù. Ma se vi aspettate gli orrori a cui i film e i libri ci hanno abituati, avrete una sorpresa: anziché soffermarsi sui dettagli crudi delle violenze subite, il cui peso si intuisce comunque in tutto il romanzo, Frannie ammette quelle da lei stessa perpetrate. Su ordine di Langton, il suo primo padrone, certamente, ma per mano sua. Ed è una colpa dalla quale è impossibile sfuggire, che è impensabile espiare, e che Frannie porterà con sé fino al momento del processo, quando i suoi peccati la guarderanno negli occhi e lei sarà costretta a ricambiare lo sguardo e ad affrontarli una volta per tutte.

Servendosi di una contrapposizione continua tra bianchi e neri, tra padroni e servi, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, Sara Collins dà vita a un romanzo coraggioso, innovativo, imperdibile; un thriller gotico e passionale, doloroso e struggente come un lungo addio, che ci ricorda l’importanza di far udire la nostra voce, soprattutto quando qualcuno desidera soffocarla.

Le confessioni di Frannie Langton è stato un vero e proprio caso editoriale e letterario in Inghilterra. Laureata in legge alla London School of Economics, Sara Collins ha lavorato come avvocato per diciassette anni. Nel 2014 ha frequentato il Creative Writing Master della Cambridge University, dove si è aggiudicata il Michael Holroyd Prize for RecreativeWriting per il romanzo poi diventato Le confessioni di Frannie Langton.

Eugenia Dal Bello

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