Il poeta che scrisse capolavori come Don Giovanni e She Walks in Beauty (Ella passa radiosa); uno dei partecipanti alla celebre serata nel corso della quale Mary Shelley trasse l’ispirazione per scrivere il suo Frankenstein; l’eroe che combatté valorosamente a fianco dei Greci per la loro indipendenza dall’Impero ottomano: in molti conoscono George Gordon Noel Byron, sesto barone di Byron, meglio noto come Lord Byron. E considerato uno dei più grandi esponenti della poesia britannica.
Meno noto è che Lord Byron ha avuto un’unica figlia legittima: Ada Byron King, contessa di Lovelace, nata nel 1815 dal matrimonio del poeta con Lady Annabella Noel Milbanke. Ed è proprio alla storia di Ada che è dedicato il romanzo L’incantatrice dei numeri (titolo originale: Enchantress of Numbers, Neri Pozza, luglio 2019) di Jennifer Chiaverini. Con una prosa impeccabile e scorrevole, Jennifer Chiaverini fa luce sulla straordinaria storia di Ada, una pioniera dell’informatica, che lavorò alla macchina analitica di Charles Babbage ed è oggi considerata la “prima programmatrice” della storia, grazie alla creazione di un algoritmo espressamente inteso per essere elaborato da una macchina.
Narrata in prima persona da Ada stessa, la storia si apre a Londra con l’incontro tra Lord Byron e Lady Annabella: il loro matrimonio è breve e infelice, in quanto Lord Byron dimostra di essere un uomo crudele e corrotto, nonché infedele. Ada è ancora “una bambina minuscola” di appena sette mesi quando Lady Annabella, alle prime luci dell’alba, l’avvolge in una coperta per proteggerla dal freddo e la porta via con sé, lontana dal padre: “Annabella e Byron non si incontreranno mai più, e Byron non rivedrà mai sua figlia”.
La separazione crea uno scandalo senza precedenti nella società londinese, ma la fiera Lady Annabella è decisa a guardare avanti e a crescere sua figlia con un unico obiettivo: tenerla il più lontano possibile dal padre e da tutto ciò che lo riguarda. Sceglie perciò di eliminare dall’infanzia di Ada qualunque cosa possa stimolarne l’immaginazione, che possa condurla sulla temuta strada della poesia intrapresa dal padre: bandite sono dunque le fiabe e la fantasia, e Ada cresce con un’educazione strettamente matematica e scientifica.
Ma per Ada è difficile uscire dall’ombra ingombrante del padre. Ovunque vada, le persone la riconoscono e l’additano come la figlia del celebre poeta. E quando Ada diventa grande abbastanza da capire che la sua è una “celebrità presa in prestito” e che non l’ha guadagnata “per imprese che avevo realizzato io”, prova un grande imbarazzo e spera che “un giorno sarei diventata famosa per meriti miei”.
Forse in seguito alla rigida educazione matematica impostale dalla madre, o forse per inclinazione personale, Ada si rivela estremamente portata per il calcolo e per i numeri. Quando, nel 1833, incontra il matematico britannico Charles Babbage, l’inventore della macchina differenziale, finalmente il suo talento viene riconosciuto e apprezzato. È proprio Babbage che inizia a chiamarla “l’incantatrice dei numeri”, ed è grazie a lui che Ada fa un’importante scoperta che le cambierà per sempre la vita: sua madre si sbagliava. L’immaginazione non va temuta “come un incendio da spegnere prima che distrugga l’intero villaggio”; al contrario, Ada si rende conto che va protetta “come se fosse un gattino appena nato e indifeso”.
E così, sfidando le convenzioni della sua epoca e l’avversità della madre, Ada diventa una scienziata stimata e rispettata da tutti, nel cui circolo di amici rientra anche Charles Dickens.
In un’epoca in cui la scienza e la matematica sembrano appannaggio unico degli uomini, in cui “padri e mariti sembrano una maledizione nella vita di ogni donna intelligente”, Ada Byron King dimostra una tenacia senza precedenti, che le permette di farsi strada all’interno di un mondo spesso precluso alle donne, e di non restarne ai margini ma di diventarne protagonista indiscussa. La voce che emerge dalle pagine di Jennifer Chiaverini è quella di una donna coraggiosa e visionaria, costantemente divisa tra la disciplina ferrea inculcatale nell’infanzia e l’incontenibile passione che le si agita dentro e non le lascia tregua; tra il rispetto e l’amore per una madre fin troppo severa e il desiderio impossibile per un padre che non ha mai conosciuto ma la cui esistenza ha gravato su di lei come un macigno.
Tuttavia Ada non rinnega mai l’eredità lasciatale da Lord Byron e che si manifesta nel lato burrascoso e ribelle del suo carattere, ma realizza piuttosto che “per tutta la vita mi era stato detto che dovevo scegliere tra mia madre e mio padre, l’intelletto o l’immaginazione. Ora sapevo che non ero nulla senza entrambi”.
L’incantatrice dei numeri è l’ennesimo trionfo letterario di Jennifer Chiaverini: insegnante di scrittura alla Pennsylvania State University e all’Edgewood College, Jennifer Chiaverini ha scritto numerosi bestseller, ma è conosciuta soprattutto per la serie Elm Creek Quilts. Con Neri Pozza ha pubblicato La sarta di Mary Lincoln (2014, BEAT 2016).
Eugenia Dal Bello
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