Nell’antica Roma, “mappa” era un panno di lino usato come tovagliolo sulle tavole patrizie. Era detto “mappa” anche il drappo rosso con il quale i bestiari eccitavano il toro nel circo, e pure il panno che l’imperatore gettava nell’arena per dare inizio alle corse. Nell’era volgare, la mappa entra nel rituale liturgico cristiano per ricoprire gli altari, mentre gli antichi agronomi chiamavano “mappa”, perché eseguita su tela, ogni rappresentazione grafica di una zona di terreno. Da qui l’uso moderno della parola.

Nel corso della storia, le mappe hanno permesso grandi viaggi di esplorazione, la scoperta di città e continenti sconosciuti; la diffusione delle automobili, poi, ha richiesto cartine stradali sempre più aggiornate alle quali si sono affiancati gli apporti del mondo virtuale.

Dalla riflessione sul valore estetico della cartografia nasce a Torino Frank&Frank, un progetto in cui metropoli, vie e quartieri realizzati in pelle e intagliati a laser diventano opere urbane, uniche e su misura, per arredare le pareti di casa e non solo. Marcella Molinini e Roberto De Gregorio, fondatori del brand torinese, hanno applicato alla cartografia la loro pluriennale esperienza nel settore della moda e del design. Disegnare città sulla pelle è un processo di riduzione della mappa dall’immagine a una struttura quasi astratta, un modo artistico di interpretare un luogo fatto di linee ed equilibri essenziali. Il risultato è un’opera in cui la vita quotidiana e l’arte si incontrano.

Una volta disegnata la città, la pelle è sottoposta al taglio laser per estrarne le parti, segue poi una pulizia manuale per eliminare tutte le imperfezioni. Le pelli utilizzate sono “conciate al vegetale”, poiché nel processo vengono utilizzati tannini ottenuti dal tronco e dalla corteccia degli alberi, e successivamente colorate con sostanze derivanti da piante e fiori che donano sfumature sempre diverse. L’estrazione di queste sostanze naturali avviene senza danneggiare il patrimonio ligneo in quanto si utilizza lo scarto della lavorazione del legno. Le pelli, inoltre, sono biodegradabili e ipoallergeniche, prive di cromo, metalli e sostanze chimiche sintetiche.

“L’azione del tempo genera delle imperfezioni sulla pelle che per noi sono una sorta di ornamento spontaneo e rappresentano il vero fascino di questo progetto – spiegano Marcella Molinini e Roberto De Gregorio –. E così la pelle torna a raccontare il proprio passato, e ogni pezzo dunque è unico e irripetibile come le antiche mappe appese nelle case e che possiamo ancora vedere in alcuni dipinti del ’600”.

Nascono anche altri due progetti legati alle città: SkinCities e Città Invisibili.

Con SkinCities, Frank&Frank propone una riflessione sulla necessità di stabilire pari dignità ai luoghi della Terra. La mappa ha il potere di spogliare le città da qualsiasi pregiudizio, grazie alla sua neutralità dona dignità ai loro abitanti e fa riemergere la storia e le dinamiche che le accomunano. Sulla pelle di cammello asiatico che reca impressa la città di Kandahar, antica capitale dell’Afghanistan, si leggono le memorie del passato: le vie carovaniere, la culla della civiltà indo-iranica, e i terribili conflitti. Hable e Matan, due città gemelle geograficamente, una Israeliana e l’altra Palestinese, sono visivamente l’esempio più esplicito di luoghi vicini ma diversi, separati dal muro che divide Israele e Palestina.

Le città Invisibili, invece, sono quelle che non esistono più e sono sostituite da un gesto artistico di land art che ne ricorda la presenza, come il Cretto di Burri a Gibellina Vecchia. Sono le città transitorie, complesse, la cui vita dura poco più di una settimana o che sono state distrutte come Aleppo, città antichissima, dove più di un milione di persone in fuga da guerra e disperazione cercano di riorganizzare la loro esistenza.

Le città sono una superficie di scrittura, luoghi che testimoniano l’esistenza di miliardi di persone, e i progetti Frank&Frank possiedono una sensibilità antica caratterizzata da un taglio moderno destinato alla sensibilità del nostro tempo. Italo Calvino afferma: “le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra”.

Simone Lucci