Ilaria Venturini Fendi, la più giovane delle figlie di Anna Fendi, è stata a lungo Shoe Designer Fendi oltre che Direttore Creativo Accessori Fendissime.  Alcuni anni dopo la vendita dell’azienda di famiglia a un gruppo francese, lascia la società per dedicarsi all’agricoltura biologica. Traendo ispirazione dalla sua nuova vita legata alla terra e alla difesa dell’ambiente e riscoprendo le sue radici di designer, nel 2006 crea Carmina Campus, un marchio di moda sostenibile che unisce i valori del lusso e della bellezza alla responsabilità sociale d’impresa.

Patrizia Moroso, invece, è l’art-director della Moroso S.p.a., azienda di famiglia specializzata nella produzione di divani, poltrone e complementi d’arredo. Patrizia Moroso entra operativamente nel management alla metà degli anni ottanta. Dotata di spirito creativo e innovativo, Patrizia ha una curiosità insaziabile per tutte le forme artistiche che la porta a essere in anticipo sui tempi. Disinvolta talent scout, ama lavorare con le diversità.

In occasione di Udine Design Week21, Carmina Campus e Moroso si incontrano e uniscono le due realtà produttive, differenti per ambiti e dimensioni, ma simili per approccio concettuale. Le due menti creative, Ilaria Venturini Fendi e Patrizia Moroso, condividono una visione del design in cui il valore della diversità non è solo estetico e qualitativo, ma anche culturale, concettuale e ambientale. Il punto d’incontro sono i materiali che creano un dialogo tra un oggetto d’arredo e uno da indossare: infatti le borse Carmina Campus sono realizzate con gli avanzi di lavorazione del rivestimento della poltroncina Redondo di Patricia Urquiola per Moroso.

I tessuti trapuntati con cui Moroso riveste i suoi imbottiti e le sue sedute trovano un riutilizzo anche nelle dimensioni più piccole degli avanzi di lavorazione diventando materia prima per Carmina Campus. Velluti dall’aspetto setoso e cangiante (ciclamino, bluette, verde petrolio, verde acido, grigio fumo, ma anche in colori caldi come il ruggine, il beige, l’arancio, il prugna), jersey millerighe in nuance pastello o intense tonalità di bluette e verde, e canvas color sabbia, grigio, azzurro polvere diventano minibag, tracolle rettangolari o dal fondo stondato, comode shopper a due manici, zaini multifunzione.

Ilaria Venturini Fendi ha avviato la sua personale ricerca sul recupero e riuso di materiali dismessi o di scarto dopo aver lavorato a lungo secondo le modalità tradizionali della moda, che partiva dall’idea di una collezione per poi individuare le materie prime più adatte a realizzarla. Capovolgendo il processo creativo, ormai da più di quindici anni con il suo brand si dedica alla ricerca di materiali che non sono più idonei al loro originale utilizzo ma diventano il punto di partenza per elaborare di volta in volta una nuova collezione o un nuovo progetto, spesso in collaborazione con industrie che non appartengono alla moda o al tessile. “Sono tanti i materiali che reinterpreto facendoli diventare parte di una borsa o di un oggetto di design – spiega Venturini Fendi –. Spostare l’attenzione sui tessuti prima che sull’idea può essere una limitazione e una sfida creativa per un designer, ma coglie l’importanza che le materie prime hanno nell’ottica di un sistema produttivo più circolare, in cui nel design possano convergere originalità, bellezza e sostenibilità”.

Patrizia Moroso ha una concezione del prodotto fondata non solo sull’eccellenza qualitativa ed estetica, ma anche sulla proiettabilità nel futuro. “La storia di Moroso è la storia delle relazioni con i designer, gente che il mondo sta cercando di cambiarlo positivamente, con intelligenza e con quella febbre che muove sempre gli artisti davanti alla bellezza – afferma Moroso –. Chiedo loro di immaginare un mondo, non solo un oggetto, e di metterlo in relazione con il futuro”. Un’idea di futuro in cui durevolezza e progettualità sono concetti sostenibili. “Produrli bene oggi per farli durare domani. La nostra idea di sostenibilità inizia già dal progetto con il quale trasmettiamo la necessità di trattare la materia prima in modo alternativo”, precisa l’art-director.

In questa ottica, mescolare e connettere permette di dar vita a relazioni in cui il design e la creatività sono al centro della cultura contemporanea, infatti il sogno di Patrizia Moroso è di convincere che il design sia una cosa meravigliosa e che la diversità sia la ricchezza più grande che abbiamo. Collaborare, dialogare per progetti sostenibili è il modo migliore per non disperdere questa ricchezza.

Simone Lucci

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