La danza si basa su due esercizi fondamentali che sono il plié e il tendu, ma è soprattutto cervello. Quando le ballerine danzano devono pensare alla musica, all’espressione e alla tecnica sotto tutti gli aspetti. Lo sa bene Alessandra Cardello, ballerina e insegnante di danza classica che ha iniziato a 4 anni, a 5 ha avuto il suo primo saggio e da lì non ha più smesso di ballare. Carla Fracci e poi Alessandra Ferri i suoi miti da ragazzina. “Ho visto tanti spettacoli della Ferri, anche la sua ultima esibizione a Taormina, quando a 40 anni ha deciso di lasciare la carriera e lì ho pensato che anche io a quell’età avrei lasciato la danza. In quel periodo stavo per perdere mamma, poco prima mi era stato offerto un lavoro con 15 repliche in un solo mese, e avevo accettato”. È stata la danza a darle la forza di andare avanti. “Mentre tutta la famiglia è crollata per il dispiacere, io ho reagito: lavoravo tutto il giorno, poi venivo qui a scuola a dare le lezioni, e infine facevo le nottate a mamma in ospedale. Ho capito che non dovevo lasciare il palcoscenico, infatti quando mi capita continuo a fare spettacoli, e durante i saggi faccio degli interventi perché vedo che la gente si emoziona vedendomi danzare”. Alessandra si dedica all’insegnamento dal 1991, e nel 2003 ha fondato, a Catania, la Scuola “Centro Accademico Punto Danza”. Raffaele Paganini e Gianni Rosaci sono alcuni tra gli insegnanti che hanno fatto degli stage nella scuola. “Di solito per 2 giorni, e nei periodi estivi anche per una settimana. Come nel caso di un docente bravissimo, Fethon Miozzi, che insegna all’Accademia Vaganova, in Russia, la più importante d’Europa. Lui viene ogni anno a Catania. I maestri trovano sempre degli elementi da portare via, e Miozzi ha portato un ragazzino di 11 anni nella scuola Vaganova. Oggi è un problema trovare ballerini uomini, e gli insegnanti che vengono a fare degli stage avendo tante donne a disposizione ne prendono davvero poche, quando vedono un ragazzino bravo, invece, lo prendono e se lo portano via. Nella scuola Vaganova c’è anche un’altra ragazza catanese che è riuscita a diplomarsi…”, riferisce Alessandra Cardello.

Qual è il percorso di una ballerina?

Il percorso è difficilissimo. Anche i calciatori hanno una carriera difficile, ma sono avvantaggiati dal fatto che in Italia ci sono tantissime squadre: di serie A, B, C e anche categorie più basse. Per quanto riguarda i teatri, invece, nel nostro Paese ce ne sono pochi. In Italia i teatri che lavorano di più sono il San Carlo di Napoli, il Teatro dell’Opera di Roma e il Teatro alla Scala di Milano, l’unico considerato a livello europeo. Quindi se una bambina ha talento bisogna che vada fuori, come è accaduto alla mia allieva Solomiia Aksonova, di origine russa che ha vissuto in Italia sin da piccola. Un bellissimo elemento, arrivato quando aveva 8 anni. L’ho seguita fino a 11 anni e ogni volta che partecipava a un concorso, gli insegnanti provenienti da Vienna, da Monaco, ecc., le proponevano delle borse di studio. Le continue richieste hanno convinto i genitori ad accettare, così lei è volata via dopo l’ultimo concorso: uno stage/audizione con il direttore della John Cranko di Stoccarda, una delle scuole più importanti d’Europa, a numero chiuso, dove prendono solo chi è davvero bravo. Solomiia è stata scelta, è andata a fare un mese di prova, ha dovuto imparare una nuova lingua, ha dovuto cambiare il suo modo di vivere, ha dovuto lasciare la mamma e il papà qui in Sicilia e stabilirsi lì a soli 12 anni. Questa è la prassi che devono essere disposti a seguire coloro che decidono di intraprendere questa carriera. Per noi catanesi è un onore avere degli allievi fuori: vuol dire che lavoriamo bene, vuol dire che riusciamo a dare una buona impostazione ai ragazzi. E questo non solo nella mia scuola! Poi c’è Francesca dell’Aria, un’altra bravissima ballerina. A 11 anni l’ho accompagnata per fare l’audizione alla Scala di Milano ed è stata scelta, dopo un mese, però, non ha resistito alla mancanza dei genitori ed è rientrata a Catania. Ha continuato a studiare qui da noi, poi a15 anni ha vinto una borsa di studio in un’Accademia a Birmingham. Oggi ha 28 anni, ha lavorato in tantissimi teatri europei fino ad arrivare a Zurigo, prima con il corpo di ballo e ora è una delle soliste.

I canoni estetici stanno cambiando?

Sì, ora se non sei alta 1,70 non puoi far parte del corpo di ballo. Addirittura all’estero gli uomini devono essere 1,80. Le ballerine adesso sono molto più atletiche rispetto a una volta. Prima erano esili e con pochi muscoli. Adesso devono essere alte, e con una bella muscolatura anche perché la danza si è evoluta, prima c’era solo la danza classica ora ci sono la danza neoclassica e il contemporaneo.

E l’alimentazione, è cambiata anche questa?

La ballerina deve essere magra e molto sottile, il peso è importante perché si fanno anche passi a due. Deve essere leggera ma deve avere anche forza. Una forza fisica che si ottiene con l’alimentazione corretta. Non bisogna eliminare degli alimenti ma assumerli in maniera controllata: i carboidrati e le proteine devono esserci, servono ai muscoli. Ogni alimento è importante ed è assolutamente sbagliato non mangiare. Solitamente i casi di anoressia sono legati ad altre problematiche ma non alla danza. Abbiamo creato un balletto “Corpi Vuoti”, dedicato all’anoressia, che ha ottenuto dei grandi riconoscimenti: al “Premio Città di Catania”, ad esempio, abbiamo vinto una borsa di studio per Roma. In palcoscenico abbiamo messo uno specchio per ricordare che le ragazze che hanno problemi di anoressia spesso si guardano e si vedono grasse.

Come si diventa insegnanti di danza?

Bisogna avere un curriculum che attesta di essere ballerina professionista, poi ho un attestato CONI in cui risulto insegnante di danza e formatrice per insegnanti. A questo ho aggiunto un diploma in Pilates, che mi serve ad essere più precisa perché prima di ogni cosa dobbiamo formare degli elementi sani. Noi utilizziamo tutti i muscoli della schiena, quindi è necessario svilupparli affinché sostengano la colonna. Per alcuni medici la danza è qualcosa che va contro la normalità perché noi stiamo in una posizione che si chiama en de or, cioè con i piedi girati verso fuori, e quindi non rispettiamo la postura normale dell’assetto scheletrico. Abbiamo però imparato a utilizzare la rotazione del bacino che serve a ruotare tutta la gamba fino al piede. Se si studia danza davvero bene, è come se si facesse ginnastica correttiva: si inarca il piede e questa è la prima regola per non avere problemi di scoliosi, i bambini con i piedi piatti, infatti, mettono il plantare per inarcarlo. Così il bacino può stare su una base corretta e di conseguenza la colonna vertebrale è in asse.

Nella tua scuola ci sono anche corsi di danza classica dedicati agli adulti che non hanno mai ballato prima. Ce ne parli?

Ho iniziato a insegnare agli adulti quando una signora mi ha proposto di farle delle lezioni di danza. Lei praticava pallanuoto, poi pallacanestro, ma si era resa conto che non aveva sincronismo tra le braccia e le gambe e quindi voleva provare a muoversi in maniera più elegante e coordinata. Inizialmente ero incerta perché dovevo spiegare a una persona adulta una cosa complicata come la danza, che presuppone tanti anni di studio e si inizia da bambini: a terra con l’impostazione della schiena, delle gambe, dei piedi. La determinazione della signora, però, mi ha convinta, così abbiamo incominciato piano piano, e dal pavimento. È chiaro che una persona adulta capisce più velocemente le correzioni: con i bambini lo studio sul pavimento dura alcuni anni, con lei lo abbiamo superato in pochi mesi e siamo arrivati alla sbarra. In questa fase ho inserito le diagonali che sono gli esercizi che si fanno più avanti e un po’ di coreografia. Con mia meraviglia siamo riuscite a fare anche le aperture, cosa che non mi aspettavo, perché il corpo di un adulto può allungarsi ma fino a un certo punto, e siamo arrivate anche alla spaccata! Con la delicatezza della danza, l’allungamento cresce piano piano, lezione dopo lezione. Non è aggressivo e non colpisce i muscoli. E così ho deciso di inserire nella mia scuola il corso “Open Space” a cui possono partecipare anche adulti che non abbiano mai studiato danza classica. Si chiama “spazio libero” perché si è liberi di esprimersi come si riesce solo dopo una certa età. Nelle lezioni di tecnica classica, inserite in questa disciplina, non sempre utilizziamo la musica classica, ma usiamo anche colonne sonore di film, musiche con basi di pianoforte, contrabbasso e arpa. La parte di tecnica classica prevede: la sbarra, un potenziamento muscolare al centro sul pavimento e una parte ballata con coreografia.

Qual è il segreto per diventare una grande ballerina?

Sono migliaia le ballerine che fanno danza, pochissime coloro che emergono: bisogna avere tante qualità e possedere, inoltre, quel quid che consente di creare una sintonia magica con lo spettatore. E questo va al di là di ogni insegnamento.

Clementina Speranza

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