Un’antica leggenda araba narra di una pietra normale che amava travestirsi da gemma preziosa perché voleva essere speciale. Si camuffava da smeraldo, rubino, zaffiro o acquamarina, ed era così abile che nessuno notava il suo travestimento. Un giorno, un bambino iniziò a giocare con la pietra, ma dopo un po’, stanco del nuovo passatempo, la gettò via; la pietra cadde sul pavimento e si ruppe. Si scoprì così che al suo interno era nascosto un diamante, la pietra regina non solo per il suo valore, ma per la caratteristica di rifrangere la luce in riflessi cristallini e bagliori magici.
Oltre alle gemme, anche la forma, la texture, il design e il colore rendono un gioiello unico e capace di suscitare emozioni differenti, proprio come una piccola scultura dalle proporzioni perfette. Tutti questi elementi sono i fiori all’occhiello degli inconfondibili preziosi della maison Pomellato, nata a Milano nel 1967 dall’intuizione di Pino Rabolini, discendente da una famiglia di orafi e pioniere della filosofia del gioiello prêt-à-porter.
Pomellato si è affermato come portavoce della maestria artigiana italiana e si impegna per valorizzare le straordinarie abilità e potenzialità degli orafi incoraggiando l’innovazione e aiutandoli a perfezionare le loro competenze mediante programmi di formazione approfonditi. Ogni giorno, infatti, nell’atelier di Milano oltre 100 orafi ricorrono all’antica tecnica della microfusione (o fusione a cera persa). Il procedimento consiste nel creare un modello di cera e utilizzarlo per fare uno stampo di gesso o di silicone che lo racchiuda; sullo stampo si praticano poi due fori: uno in alto e uno in basso, per far uscire la cera scaldandola. Successivamente, si versa nello stampo ormai vuoto del metallo fuso che va a sostituire la cera, e si ricava così un monile identico al modello. Dopo ore di lavoro all’insegna della precisione, la microfusione consente di ottenere linee morbide, forme voluminose e permette di incastonare pietre preziose e semi-preziose sempre più rare, chiamate anche le nuove gemme preziose, provenienti da tutto il mondo.
Pietre colorate e metalli preziosi, in particolar modo l’oro rosa emblema del marchio, danno vita a bracciali, collane, anelli, pendenti e orecchini delle varie collezioni di Pomellato. I gioielli esprimono il loro spirito originale e all’avanguardia attraverso combinazioni ricercate, tagli speciali e ensemble rivoluzionari e per questo sono amati dalle donne e fotografati da professionisti famosi del calibro di Helmut Newton, Gian Paolo Barbieri, Michel Comte, Paolo Roversi, Javier Vallhonrat, Sølve Sundsbø, Jean-Baptiste Mondino e del duo Mert and Marcus.
Il brand è anche attento al benessere del pianeta e della natura, infatti monitora e valuta il proprio impatto ambientale attraverso il conto economico pubblicato ogni anno da Kering, il gruppo mondiale del lusso che nel luglio 2013 sostiene e promuove lo sviluppo di Pomellato e di alcuni tra i più rinomati marchi di moda, pelletteria, gioielli e orologi: Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga, Alexander McQueen, Brioni, Boucheron, DoDo, Qeelin, UlysseNardin, Girard-Perregaux e KeringEyewear.
L’azienda Pomellato ha ottenuto la certificazione del Responsible Jewellery Council e ha raggiunto l’obiettivo di garantire un approvvigionamento di oro 100% sostenibile grazie al programma RESPONSIBLE Gold Framework. A questa priorità si accompagna la costante ricerca di fonti di argento sostenibili e la tracciabilità dell’approvvigionamento trasparente di diamanti e pietre colorate.
Da oltre 50 anni, i preziosi del brand lasciano un segno indelebile nella moda femminile e forgiano un’identità forte e innovatrice, imponendosi così come icone della gioielleria a livello nazionale e internazionale.
Simone Lucci
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