Siamo a fine ’800, ai tempi della prima guerra d’Africa, durante il tentativo dell’Italia di sottomettere l’Etiopia culminato nella disfatta di Adua.  In un paesino nei pressi di Siena il protagonista, Olmo, incontra quella che diventerà sua moglie e trascorre con lei un breve periodo di vita felice, che si conclude con la morte della donna e del figlio al momento del parto. Per sfuggire al dolore e chiudere in modo definitivo con il suo vecchio mondo, Olmo decide di lasciare la propria casa e gli anziani genitori e parte volontario come soldato semplice per l’Africa Orientale. Tra scontri, missioni rischiose, battaglie e nuovi amici, la sua vita avrà poi un’ulteriore svolta nella funesta giornata di Adua. È questo in sintesi ciò di cui parla il nuovo libro di Piero Fabbrini Un Altro Paradiso, edito da Albatros, che uscirà a Natale.

Dello stesso autore, Un’altra gioventù, pubblicato nel 2020 da Nuova Immagine.

È la storia dei giovani che hanno vissuto la seconda guerra mondiale e della loro difficile ripartenza alla fine del conflitto.  Per la stesura, Piero Fabbrini si è avvalso dei propri studi storici e li ha connessi con la storia della sua famiglia, conosciuta sia attraverso i racconti del padre, sia attraverso alcuni epistolari di parenti. “A Piero, mio nonno, morto prima che nascessi e a Emilio, mio padre, che me lo ha fatto conoscere”, si legge così, infatti, nella dedica che apre il volume.

“Il romanzo nasce grazie alla convergenza di due elementi. Da una parte, il ritrovamento in ambito familiare di una fitta rete di corrispondenze epistolari (come lettere dal fronte), album fotografici, cartoline e diari, pezzi di riviste, unita a una massiccia presenza di fonti orali grazie ai racconti di mia nonna e mio padre – spiega Fabbrini –; dall’altra parte, il periodo in cui queste storie si svolgevano è quello che io ho approfondito nei miei studi universitari, il rapporto tra i giovani e il regime nella prima tesi di laurea e, nella seconda tesi, le vicende coloniali dell’Italia durante il Ventennio”.

Fabbrini ricostruisce per i lettori l’eredità narrativa, la storia degli antenati, e con questo libro ha pure l’obiettivo di non perdere ciò che gli è stato trasmesso. “L’ho scritto anche far conoscere ai giovani un periodo della storia italiana, visto però nell’ottica della gente comune. Quindi nel romanzo si parla della vita quotidiana, delle convenzioni sociali del tempo e delle ripercussioni della grande storia sulle vite delle persone comuni. Un modo per rendere più facile l’approccio alla comprensione di un periodo storico particolarmente significativo per il nostro paese.

Un esempio di come la guerra possa essere raccontata attraverso gli occhi dei protagonisti (tutto questo unito a un coinvolgimento emotivo e sentimentale, perché parlo di mio nonno del quale porto il nome e di mia nonna che mi ha raccontato tali vicende) può venire dalla lettura del brano che riguarda il passaggio del fronte da Montevarchi e di quello della cosiddetta Battaglia di Ricasoli, durante la quale la mia famiglia era scappata in un rifugio antiaereo. E proprio lì, durante un bombardamento, mia nonna partorì la sua prima figlia”.

Clementina Speranza

RIPRODUZIONE RISERVATA