Poesia, tradizione, folclore e artigianalità sono i termini che meglio descrivono il lavoro dello stilista sardo Antonio Marras. Fin dalla sua prima collezione nel 1987, il designer nato ad Alghero è noto per le sue sperimentazioni artistiche dove unisce musica, danza, teatro, cinema al settore moda.

Marras è coinvolto in numerose mostre. In occasione della riapertura della Sezione Etnografica del Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari, Antonio Marras ha progettato la grande esposizione “Sulle tracce di Clemente”, dal 18 giugno 2021 al 18 giugno 2022, dove viene mostrata una selezione dell’immenso patrimonio etnografico (abiti, vestiti, gioielli, manufatti artistici) del museo insieme a reperti archeologici e a testimonianze di arte moderna e contemporanea, provenienti principalmente dalla donazione del cavalier Gavino Clemente.

“Per l’esposizione, che coincide con la riapertura della Sala Clemente, ci siamo avvalsi della collaborazione del noto stilista Antonio Marras, progettista e ideatore di un nuovo modo di interpretare il percorso espositivo – spiega Francesco Muscolino, direttore della Direzione regionale Musei Sardegna –. Il lavoro da lui svolto si presenta come una lettura originale degli oggetti che rivivono una nuova contemporaneità con un allestimento di grande impatto emotivo”.

Marras ha avuto mano libera nel valorizzare i reperti della mostra il cui scopo nasce dalla volontà di mettere in risalto il ricco patrimonio culturale della regione per proporre un dialogo tra origini antiche, tradizione e attualità. La collezione etnografica del museo non è solo la più antica della Sardegna ma anche una delle più ricche dell’isola per quantità e varietà di resti archeologici.

“Influssi mediterranei, fenici, punici, bizantini, arabi, catalani, spagnoli, francesi ci fanno essere quelli che siamo, nella lingua, nei pensieri e nel vestire – riferisce Antonio Marras –. Il costume sardo affascina per la straordinaria varietà, per gli elementi strutturali, decorativi, cromatici e per il suo significato di identificazione etnica. La cultura sarda, infatti, conserva ancora la mescolanza di lingue, culture, storie, tradizioni, usanze, pensieri, contaminazioni, stratificazioni che la rendono così particolare. Da sempre mi attrae il linguaggio poetico, il lavoro del poeta perché rifiuta le regole, viola i codici, libera tutti i sensi e dà voce all’inesprimibile. Tessuto e testo sono entrambi il risultato di intrecci: il tessuto di fili e la poesia di parole”.

La scienza e la tecnologia, inoltre, hanno abbattuto confini, frantumato barriere, accostato e mescolato persone e continenti. Difficilmente, oggi, un popolo sceglie di vivere nel proprio isolamento, anzi il confronto con gli altri è il tratto caratterizzante della cultura moderna.

“In questo panorama, si fa strada la volontà di difendere e salvaguardare la propria identità e valorizzare la diversità come fattore di ricchezza e patrimonio da custodire e far conoscere – precisa Marras –. Per noi, l’identità non è un dato statico, né è pura memoria, ma qualcosa di dinamico, dialettico, una costruzione continua, variegata, fatta di realtà distinte che, fra opposizioni e separazioni, si modellano e rafforzano. Per questo associazioni, mischie, inserti, opposizioni, accostamenti, intersezioni, confronti, richiami, assonanze, collaborazioni, voci diverse sono le parole chiave per interpretare il concetto nuovo dell’allestimento”.

Simone Lucci

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