ARTISTI PERSIANI IN MOSTRA A MILANO

ARTISTI PERSIANI IN MOSTRA A MILANO

Si è da poco conclusa la mostra che ha portato un po’ di Persia a Milano. Musica, profumi, proiezioni, tappeti, dipinti hanno creato una magica atmosfera durante la collettiva di 4 artisti persiani: Hoda Pishraft, Nadia Shokraie, Ladan Tofighi Niaki e Babak Monazzami. In esposizione anche 53 foulard in seta di fattura iraniana decorati artigianalmente con tecnica batik.

Moda e arte si sono incontrate nell’atelier di Fiorella Ciaboco. Giornalisti, buyer e appassionati di moda e arte hanno conversato con gli artisti, ammirato le loro opere e le creazioni sartoriali della padrona di casa. In allestimento le cappe Kimono, segno di riconoscimento della Ciaboco, realizzate con diversi tessuti, dal broccato alla seta, e dipinte a mano su lino, tutte sapientemente abbinate alle opere da Olga Panova, curatrice della mostra, con alle spalle un passato di critica d’arte a San Pietroburgo e di gallerista con uno spazio a Milano.

La presenza e la disponibilità degli artisti hanno coinvolto il pubblico presente. “Ho scelto di portare in mostra la mia ultima opera ‘la ragazza sasanide’ perché simbolo della nostra civiltà millenaria – precisa Babak Monazzami –. Ho spiegato al pubblico presente che lo strumento che ha in mano è, chiamato “tar” ed è l’antenato della chitarra. Il foulard che le copre il capo è detto ‘golvani’, le donne spesso lo adornavano con monete, pietre preziose, spille, fiori, ecc., in passato era facoltativo indossarlo, ma oggi sappiamo bene che non è più così”. Dell’artista Babak Monazzami anche 3 tele riguardanti il buddismo: Monaci Tibetani, Il Dalai Lama bambino, In lighting.  “Ho scelto di portare queste tele per raccontare che quando è nato il buddismo, il territorio in cui ha avuto origine faceva parte dell’Iran. Inoltre, la filosofia di uno dei profeti iraniani, Mani (pittore e medico), è stata molto influenzata dal buddismo. Mani infatti aveva incontrato i buddisti che vivevano nella parte ovest dell’Iran (circa 500 anni dopo Cristo)”, spiega Monazzami.

A Monazzami è stata affidata anche la presentazione geografica e storica, dell’Iran, con brevi cenni sulla storia del costume.

Una mostra che ha quindi raccontato lo splendido passato di un paese dalla cultura millenaria che è importante tenere viva consentendo ai giovani persiani la libertà di esprimersi con la loro arte, e mantenendo vigile l’attenzione su quanto accade lì oggi.

Alla mostra-evento era presente l’artista Ladan Tofighi, in Italia dal 2012, che nelle sue opere (olio su tela e china) cerca di esprimere la sua giocosità infantile rappresentando la nuda verità con un tocco di sarcasmo e ironia. Due sue opere in mostra, parte di una raccolta di dipinti su carta realizzati in china acquerellata, rievocano scene di vita quotidiana a Teheran, città dove lei è nata e cresciuta. Sono  The Beginning Of Spring e Bike To Hell. Lei afferma: “Se a una persona non vengono date scelte, alla fine la sua immaginazione non è più sicura. Il corpo le diventa estraneo, e dimenticare di amarsi è quasi una conseguenza. Alla fine si perde il senso di identità, la direzione e la libertà di sognare”. In mostra anche The Emancipation in The Apocalypse e Under The Orange Tree.

 

Hoda Pishraft ha portato in mostra 3 dipinti e 11 tele nelle quali ha creato una combinazione di arte occidentale e orientale. “Ho mescolato una tecnica di fabbricazione della carta, che ho imparato in Italia, con tecniche di tessitura Kilim, apprese in Iran”. Per lei la vita è come dipingere. “Bisogna tracciare le linee con la speranza e cancellare gli errori con la calma. Immergere il pennello nella pazienza e dipingere con amore”, conclude Hoda.

Prive dell’artista, che si trova in Iran, le 8 opere di Nadia Shokraie Pour, tra tutte: “Senza titolo”, già esposta nella prestigiosa collettiva “Artisti a villa Clerici”, mostra degli artisti dell’Enciclopedia d’Arte Italiana. “Mio padre inizialmente non era d’accordo che imparassi a dipingere, poi dopo l’Università e le lezioni di arte, la mia passione è stata sempre più forte, e ho deciso di continuare. Vedo un’immagine nella fantasia e poi comincio a dipingere. È dipingendo che mi sento libera e sento una forza enorme dentro di me”, racconta Nadia.

Abgusht, kate, hummus e ferni, sono piatti tipici della cucina persiana.  A questi sono stati abbinati 3 vini: il Rosso Toscana I.G.T. (25% Cabernet Sauvignon, 25% Merlot, 25% Syrah, 25% Sangiovese), Galio ToscanaI.G.T.Rosato (Sangiovese 100%), Pet Nat Spumante Bianco I.G.T. (Trebbiano, Grechetto, Malvasia). I vini della cantina toscana Poggio del Moro sono stati offerti dalla titolare Tania Kuznetsova, amante dell’arte che da sempre appoggia progetti e mostre. Sono ricavati con un’agricoltura biologica e biodinamica, da vigne che si sviluppano su 14 ettari nella zona di Chianciano Terme, in provincia di Siena. Cibi e vini degustati con un sottofondo di musiche iraniane hanno accompagnato lo spettatore in un viaggio al di là dell’Arte.

La mostra è stata ideata dalla rivista EMME22 che, nella sezione ARTE, offre approfondimenti su mostre e artisti, e propone una sintesi per immagini attraverso i video pubblicati sui suoi social.

Della squadra di EMME22 fanno parte Olga Panova e Nino Carè che hanno rispettivamente curato e allestito la mostra.

Foto di testata La ragazza sasanide (acrilico su tela) di Babak Monazzami 

 

DA PARIGI A MILANO, MONET IN ESPOSIZIONE A PALAZZO REALE

DA PARIGI A MILANO, MONET IN ESPOSIZIONE A PALAZZO REALE

Claude Monet (Parigi 1840 – Giverny 1926) è considerato il padre dell’Impressionismo. Il nome stesso di questa corrente artistica è legato alla sua opera: Impressione. Sole nascente.

La passione per l’arte del pittore si manifesta negli anni dell’adolescenza, in cui si dimostra abilissimo con le caricature che vende per poche monete. Diventa però famoso solo al raggiungimento della maturità, dopo aver conosciuto una povertà nera che lo aveva anche spinto a tentare il suicidio lanciandosi nella Senna. Nonostante le difficoltà, l’artista trova la forza di non arrendersi, permettendo così al mondo di ammirare le sue opere. Dipinti in cui la forma si dissolve nei colori, e la natura acquista forma e dinamismo specchiandosi in un lago ornato di ninfee.

Dal 18 settembre al 22 gennaio, è la città di Milano a rendere omaggio al pittore francese con la mostra: “Monet. Dal Musée Marmottan Monet, Parigi”, curata da Marianne Mathieu, direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi, e proposta da Palazzo Reale con Arthemisia

“Organizzare una mostra così importante per la cultura europea e mondiale, in un momento di ripartenza come quello che stiamo vivendo dopo la pandemia, rinnova la vocazione internazionale di Milano e conferma il suo ruolo di centro culturale europeo – afferma Giuseppe Sala, sindaco di Milano –. Il tema centrale è la pratica della pittura en plein air, dalle origini fino alle ultime opere, che permette di approfondire l’evoluzione artistica del pittore”.

Il percorso espositivo formato da 53 dipinti propone l’intera parabola artistica del Maestro impressionista letta attraverso le opere che l’artista stesso considerava fondamentali, private, tanto da custodirle gelosamente nella sua abitazione di Giverny; quadri che lui stesso non ha mai venduto e che raccontano le più grandi emozioni. La mostra si apre introducendo i visitatori in una sala, allestita con mobili originali del periodo napoleonico, che vuole essere un omaggio a Paul Marmottan, il fondatore del Musée Marmottan Monet da cui provengono le opere di Claude Monet esposte a Palazzo Reale.

Suddivisa in 7 sezioni (Le origini del Musée Marmottan Monet: dallo Stile Impero all’Impressionismo, La pittura en plein air, La luce impressionista, Da Londra al giardino: nuove prospettive, Le grandi decorazioni, Monet e l’astrazione e Le rose), l’esposizione introduce alla scoperta di opere chiave dell’Impressionismo e della produzione artistica di Monet sul tema della riflessione della luce e dei suoi mutamenti nell’opera stessa dell’artista, l’alfa e l’omega del suo approccio artistico.

Dando conto dell’intero excursus artistico del pittore, a partire dai primissimi lavori che raccontano del nuovo modo di dipingere en plein air e da opere di piccolo formato, si passa ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville e delle sue tante dimore. Ma non solo. Verdeggianti salici piangenti, onirici viali di rose e solitari ponticelli giapponesi; monumentali ninfee, glicini dai colori evanescenti e una natura ritratta in ogni suo più sfuggente attimo. Tra le opere esposte si possono ammirare: Sulla spiaggia di Trouville(1870), Passeggiata ad Argenteuil (1875), Charing Cross (1899‐1901), Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905) fino alle splendide Ninfee (1916-1919).  

La mostra è sostenuta anche da Generali Valore Cultura, il programma di Generali Italia per promuovere l’arte e la cultura su tutto il territorio italiano e avvicinare un pubblico vasto e trasversale al mondo dell’arte attraverso l’ingresso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi e attività di divulgazione artistico-culturali con lo scopo di creare valore condiviso.

Simone Lucci