The Wall of Sound” è un’istallazione che permette al pubblico di creare suoni partendo dalla propria voce e da quanto memorizzato nell’opera. The Wall of Sound vuole essere un atto comunicativo, un’esperienza empirica che accompagna in un percorso di luce e suoni ipnotici. È un esperimento per portare strumenti per la creazione di musica elettronica in uno spazio pubblico e creare una piattaforma aperta per l’espressione musicale di tutti. Grazie all’utilizzo di campionatori e sequencer, organizzati su una parete in nodi di forma esagonale collegati fra loro, la voce dei partecipanti, registrata e riprodotta, diventa parte dell’opera stessa, producendo infinite variazioni di sequenze.

È l’ultima creazione di PanGenerator, un collettivo di new media art & design di Varsavia fondato da Piotr Barszczewski (ex membro), Krzysztof Cybulski, Krzysztof Goliński e Jakub Koźniewski. Dal 2010 il gruppo esplora nuovi mezzi di espressione creativa e di interazione con il pubblico, al confine tra arte, design e ingegneria.

“The Wall of Sound” si inserisce come quarta opera nel programma di installazioni permanente di arte digitale chiamato Digital Aesthetics. Sarà possibile visitare l’installazione dal 3 ottobre presso il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, a Milano, grazie al sostegno di IBSA Foundation per la ricerca scientifica che è Partner Scientifico per le iniziative del Museo, rinnovando una collaborazione nata già nel 2019 con il fine di dare un contributo concreto allo sviluppo del legame tra arte e scienza e ai progetti di divulgazione della cultura scientifica. Digital Aesthetics ha scelto questo museo perché è il luogo dell’arte, e lo testimonia il nome che porta, come se Leonardo mettesse insieme tutte le sue conoscenze ed esperienze per creare arte. Si inserisce nell’ambito della Milano Digital Week, manifestazione italiana dedicata all’educazione, alla cultura e all’innovazione digitale promossa dal Comune di Milano.

Giacinto Di Pietrantonio, curatore del progetto, professore presso lo IED e critico d’arte, ci ha accompagnati a scoprire l’opera d’arte e in una piacevole chiacchierata con gli artisti Krzysztof e Jakub.

In questa opera la meccanica si fonda con l’elettronica, la prima cosa che si nota è la struttura fatta di maglie e di nodi che rimanda all’arte astratta, inoltre sui nodi sono ben visibili i chip, l’hardware e i componenti elettronici non sono nascosti.

In tutti gli oggetti che ci circondano basterebbe togliere qualche vite per arrivare a vedere i micro chip, in quest’opera abbiamo deciso di esplorare anche la parte estetica dei componenti, mettendola in evidenza, integrandola con il tutto. È la metafora della scatola nera, la tecnologia che si nasconde agli occhi, abbiamo voluto giocare con l’estetica per non nascondere l’elettronica. Non vogliamo nascondere gli elementi costitutivi, cioè i singoli componenti, vogliamo fare come alcuni artisti che fanno vedere il tratto del pennello sulle proprie tele.

Voi artisti avete delle specializzazioni diverse, quali?

PanGenerator è un collettivo di new media art & design di Varsavia fondato da Piotr Barszczewski (ex membro), Krzysztof Cybulski, Krzysztof Goliński e Jakub Koźniewski. Dal 2010 il gruppo esplora nuovi mezzi di espressione creativa e di interazione con il pubblico, al confine tra arte, design e ingegneria.

Siamo un gruppo con competenze diverse e più lavoriamo assieme più impariamo uno dall’altro, Krzysztof è musicista, Jakub è il principale progettista, c’è chi si occupa dell’elettronica, mentre il software lo sviluppiamo insieme. Inoltre, l’interazione con la comunity open source è un continuo flusso di apprendimento che ci permette di esplorare nuovi percorsi della conoscenza.

Le vostre opere interagiscono con l’osservatore, cioè l’opera artistica si completa con esso.

L’arte moderna che va per la maggiore è ermetica, e il pubblico deve leggere pagine redatte da esperti d’arte per capirne il significato. Le nostre sono opere rivolte a tutti e invitiamo il pubblico a partecipare alle stesse. Realizziamo delle interfacce con l’utente ‘user friendly’, cioè l’opera d’arte deve essere accessibile a tutti senza un esperto che la illustri. L’opera d’arte non è solo dell’artista, ma si realizza insieme al pubblico e con esso si completa. Noi vogliamo che il pubblico interagisca in maniera sensoriale con l’opera.

Le vostre opere presentano comunque una componente ludica.

In fondo è collegata al modo di come lavoriamo, siamo bambini che si vogliono divertire. Ci troviamo insieme e facciamo brain-storming e da lì nascono idee che condividiamo. L’arte non è solo una cosa seria, in fondo le nostre opere sono delle forme di intrattenimento e l’aspetto ludico è intrinseco. Nel processo creativo ci deve essere una parte ludica, altrimenti non si arriverebbe ai risultati voluti.

La tecnologia elettronica e il mondo digitale escludono una parte del valore della materia fisica.

Lavoriamo al margine fra la dimensione fisica e digitale, ma non dimentichiamo che il cloud non ha solo una dimensione mistica perché i dati sono su un supporto fisico che sono gli hard disk. Vogliamo stimolare le persone portando gli algoritmi nel modo fisico, umanizzandoli per recuperare la nostra dimensione umana. A differenza della realtà virtuale, del metaverso, noi vogliamo stimolare tutti i sensi umani del pubblico.

Come funziona questo reticolato di metallo e il chip?

The Wall of Sound è stato progettato per partecipare alla Katowice Street Art Urban Sound 2019.Sono dei sintetizzatori che possono registrare e riprodurre dei suoni preregistrati, la riproduzione può avvenire con sequenze diverse. Così abbiamo una cacofonia più che una sequenza musicale, questa è l’arte brutale. Quello che viene generato è frutto delle persone che hanno interagito precedentemente con l’opera, e ognuno va ad aggiungere la propria componente.

Ogni nodo utilizza un campionatore che è in grado di registrare 10 secondi di audio, con la manopola si può direzionare l’invio della musica a un altro nodo e il relativo comando della barra di LED luminosi. La musica scorre lungo la maglia e a ogni nodo viene sia riprodotta che inviata al nodo successivo. Ogni modulo è indipendente, non c’è un pc centrale e l’opera può crescere all’infinito.

Il pubblico del Museo potrà sperimentare la nuova installazione di arte digitale liberamente. L’opera sarà aperta al pubblico fino a domenica 7 aprile 2024 tutti i sabati, le domeniche e nei giorni festivi, dalle 11 alle 13 e dalle 14 alle 17.

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STEFANO ROVELLI

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