UN ANNO DI MODA IN 4 MILA BATTUTE

UN ANNO DI MODA IN 4 MILA BATTUTE

Gennaio

A Firenze dall’11 al 13 gennaio 2022, parte seppur con un calendario ridotto rispetto ai tempi pre-Covid, l’edizione 101 di Pitti Uomo.

Le vetrine della Rinascentevengono rese ancora più speciali per tutta la settimana, grazie alla proposta di marchi eco-sostenibili. Viene inaugurata sulla terrazza di LUISAVIAROMA un’istallazione curata dal marchio di design Cassina.

Il 15 gennaio muore Nino Cerruti, aveva 91 anni. Ha lavorato nel cinema, in più di 200 film, ha scoperto Giorgio Armani che ha assunto nel 1965 per disegnare le collezioni del marchio Hitman. Oltre a dirigere il celeberrimo lanificio fondato, nel 1881 a Biella, dai fratelli Stefano, Antonio e Quintino Cerruti. (A Nino Cerruti abbiamo dedicato un articolo. Leggi https://www.emme22.it/in-ricordo-di-un-signore-della-moda/ )

Lo stilista Thierry Mugler nato a Strasburgo nel 1948 muore a Parigi il 23 gennaio. Aveva 73 anni. Visionario, eclettico, all’avanguardia. Ha fatto sognare Hollywood con i suoi abiti: dai corsetti realizzati per Madonna fino al memorabile abito di Kim Kardashian per il Met Gala del 2019.

Febbraio

Per questa edizione del Festival di Sanremo non sono bellezze femminili a far parlare di sè e dei loro outfit, ma due talenti musicali maschili: Blanco e Mahmood.
Blanco 
per la finale al Teatro Ariston ha scelto il total white, affidandosi a Valentino, la Maison che lo ha accompagnato per tutta l’esperienza sanremese.

Mahmood invece ha puntato sul nero, affidandosi a Prada con gioielli Swarovski.

Viene presentata, a Milano, per la prima volta durante la sfilata Exquisite di Gucci, la capsule AdidasxGucci. La co-lab si pone come una vera e propria simbiosi di fusione di intenti e simboli diversi. Ad accomunare Adidas e Gucci, però, c’è un dettaglio inconfondibile: il motivo a tre strisce.

Marzo

Sabato 26, in alcuni negozi ufficiali Swatch di tutto il mondo è ufficialmente in vendita OxS, Omega per Swatch, il MoonSwatch. Ben undici modelli realizzati in bioceramica, uno per ogni pianeta del sistema solare, Terra inclusa, più Sole e Luna.

Luglio

Al termine della sfilata d’Haute Couture Autunno/Inverno 2022-23 Valentino The Beginning, il direttore creativo Pierpaolo Piccioli ha sceso la scalinata di Trinità dei Monti, in Piazza di Spagna, con tutte le sarte della maison, proprio come Valentino Garavani nell’85.

Settembre

Il 13 settembre 2022 la casa automobilistica di lusso, Ferrari, presenta il suo primo Suv: Purosangue.

 Novembre

Alessandro Michele, noto nel mondo della moda per essere stato il direttore creativo di Gucci dal 2015, con un lungo messaggio postato su Instagram la notte del 23 novembre ha ufficializzato le sue dimissioni dalla Maison dopo sette anni.

Muore lo stilista triestino dell’Alta Moda Renato Balestra, che aveva 98 anni. A Roma il suo regno dove ha lavato molto con il mondo del cinema, arrivando anche a Hollywood e ha dato vita al “blu Balestra”, una tonalità unica e sgargiante. Aveva dichiarato: “Ricordo mia madre che raccontava di me da piccolo e diceva che mi dava cinque o sei vestiti e io sceglievo sempre quello blu”.

Dicembre

Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, ha vinto il primo premio ai Fashion Awards di Londra come stilista dell’anno nell’evento organizzato dal British Fashion Council. Una giuria internazionale composta da 1.000 esperti del settore ha premiato lui e di conseguenza la sua collezione rosa monocromo FW22. Il colore (creato in collaborazione con Pantone e chiamato Pink PP) oltre ad essere esclusivo della maison Valentino, è stato un vero trendsetter.

Complice la festività nazionale dell’8 dicembre, Giorgio Armani ha così organizzato a St. Moritz la sfilata super chic durante un weekend lungo sulla neve ricco di attività e ha portato in passerella Armani Neve, linea rilanciata quattro anni fa dopo il successo avuto con la linea sportiva EA7.  La sfilata è andata in scena in vetta, ma la sua moda sci e doposci è perfetta anche per il contesto urbano da tutti i giorni. Inoltre, il Gruppo ha deciso di supportare con una donazione MortAlive, un progetto svizzero nato per la tutela dei ghiacciai e per garantirne la salvaguardia a lungo termine in tutto il mondo.

Muore a 81 anni Vivienne Westwood, la stilista londinese, che nel corso della sua carriera ha saputo riadattare al Fashion System lo stile Punk, in modo tale da portarlo sulle passarelle mondiali, eleggendola a Regina incontrastata di questo stile.

Cristiano Gassani

RIPRODUZIONE RISERVATA

OLIVIERO TOSCANI: PROFESSIONE FOTOGRAFO

OLIVIERO TOSCANI: PROFESSIONE FOTOGRAFO

“In questa mostra non c’è sequenza, non c’è ordine cronologico, non c’è logica. Più che in un’esposizione pare di entrare nella mente di Oliviero Toscani, in un flusso infinito di un uomo che ha cambiato la storia della fotografia. E allora a Palazzo Reale va in scena un grande show, con centinaia di fotografie stampate su manifesti (gli stessi che si usano per le affissioni stradali) incollati alle pareti”, afferma Nicolas Ballario, curatore della mostra.

La mostra di OLIVIERO TOSCANI si è inaugurata il 24 giugno a Palazzo Reale. S’intitola Professione fotografo”, vuole essere un omaggio ai suoi 80 anni ed è la più grande esposizione mai dedicata in Italia al grande fotografo. Propone 800 scatti di Toscani e presenta al pubblico tratti iconici del suo lavoro e opere meno conosciute, raccontando la carriera di un uomo, dallo sguardo geniale e provocatorio, che negli anni ha influenzato i costumi di diverse generazioni e fatto discutere il mondo sui temi più disparati.

“È come se fosse un grande murales, ho cercato di spiegare che le mura espositive di palazzo reale che solitamente mostrano cose importanti e hanno cornici e chiodi dorati, vetri di cristallo e telecamere puntate sulle opere, sono state trasformate in mura da strada – spiega Oliviero Toscani –. Ho fatto incollare le mie foto, le copertine, come fosse un grande manifesto, un’unica grande affissione. È divisa più o meno per temi. Anche per me molti temi si accavallano: per me non esiste la fotografia della pubblicità, di moda, di design, di architettura.  Esistono situazioni che mi interessano e che fotografo perché sono testimone del mio tempo”.

Professione fotografo raccoglie i lavori realizzati dai primi anni ’60 fino a oggi: immagini e campagne pubblicitarie che lo hanno reso noto e riconoscibile in tutto il mondo nonostante la mancanza di un logo commerciale, perché da sempre la sua caratteristica è quella di usare il mezzo pubblicitario senza mostrare il prodotto, rendendo quindi la sua fotografia applicabile alla comunicazione di qualunque brand.

Definito “pubblicitario” da larga parte del pubblico e della critica, la sua storia e il suo lessico dicono una cosa molto diversa: Oliviero Toscani è un fotografo, un artista convinto che è nella sua massima diffusione che si manifesta l’ efficacia di un messaggio. “Essere pubblicato da un grande marchio vuol dire avere la possibilità da reporter di essere pubblicato su tutti i giornali del mondo lo stesso giorno – afferma Oliviero Toscani –. Un grande reporter, se lavora per LIFE o qualsiasi altro giornale, è pubblicato solo su un magazine. E lì che ho capito che la pubblicità è un mezzo molto interessante per la fotografia di comunicazione e di reportage. Invece di uscire con i maglioncini rossi sono uscito con le foto a tema AIDS perché ho capito che ai giovani interessava più questo. Ed è questa la professione del fotografo! Non è quindi quella di addetto alla macchina fotografica e di esecutore dell’immagine che gli ordinano di fare, il vero professionista è colui che ha un punto di vista del suo momento storico, che si esprime verso personaggi, luoghi, oggetti, materiali…”.

Tra gli scatti in mostra, il famoso manifesto Jesus Jeans ‘Chi mi ama mi segua’, Bacio tra prete e suora del 1992, i Tre Cuori White/Black/Yellow del 1996, No-Anorexia del 2007 e moltissimi altri, ma anche le immagini realizzate per la moda (da Donna Jordan a Claudia Schiffer, fino a quelle di Monica Bellucci) e addirittura quelle del periodo della sua formazione alla Kunstgewerbeschule di Zurigo. Anche decine di ritratti di personalità che hanno “cambiato il mondo”, come Mick Jagger, Lou Reed, Carmelo Bene, Federico Fellini, Giorgio Armani, Oriana Fallaci e i più grandi protagonisti della cultura dagli anni ’70 in poi. E ancora, il progetto Razza Umana, con il quale Oliviero Toscani ha solcato centinaia di piazze in tutto il mondo per fotografare chiunque lo desiderasse, dando vita, con oltre 10.000 ritratti, al più grande archivio fotografico esistente sulle differenze morfologiche e sociali dell’umanità. “Ho fotografato decine di migliaia di facce sconosciute, in giro per il mondo – racconta Toscani –. Non faccio i ritratti della gente, ma mi faccio fotografare da chi fotografo. Davanti alla mia macchina metto gente sconosciuta, gli chiedo di guardarmi, di capire chi sono. E se guardate bene quelle foto, non vedrete foto tessere, ma volti di gente inquisitoria. Ho cercato di togliere i virtuosismi della fotografia e i formalismi estetici: la lucina, il controluce. Sono fotografie dirette dove chi è fotografato ci guarda profondamente e nessuno sorride”.

La mostra Professione fotografo è promossa dal Comune di Milano-Cultura, ed è prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Arthemisia. “Moda, pubblicità, cultura, editoria, nuovi media sono tutti strumenti che Oliviero Toscani ha utilizzato per parlare dei problemi del mondo, non perdendo mai i fini attraverso i mezzi. Nelle sale di Palazzo reale troverete le sue immagini più iconiche e lavori meno conosciuti”, conclude Nicolas Ballario.

Oliviero Toscani è nato a Milano nel 1942, figlio del primo fotoreporter del Corriere Della Sera. “Sono nato in mezzo all’informazione – afferma –. E ho capito che quel reportage lì stava per finire perché c’era la televisione.  Finita la scuola anche io ho cominciato a fotografare, ricordo uno dei primi servizi era per l’Europeo, nel 1963, era il rapporto clero e mafia in Sicilia. Studiavo ancora ma i giornalisti mi portavano con loro per scattare le foto di reportage, forse perché costavo poco.  Ma allo stesso tempo fotografavo l’espressione della mia generazione: il rock and roll, la moda, le minigonne, il design, le cose che interessavano la società. E lì ho capito che quello era il nuovo reportage e anche i fotografi dovevano avere più fantasia, più idee, bisognava costruire la fotografia. E sono arrivati i fotografi come Richard Avedon, Irving Penn che hanno cambiato la percezione dell’immagine”.

Toscani ha studiato fotografia e grafica all’Università Delle Arti di Zurigo dal 1961 al 1965. Conosciuto internazionalmente come forza creativa dei più famosi giornali e marchi del mondo, autore di immagini corporate e campagne pubblicitarie per Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, Prenatal, Jesus, Inter, Snai, Toyota, Ministero del Lavoro, della Salute, Artemide, Woolworth e altri. Tra gli ultimi progetti: la collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Salute, con la Regione Calabria, con la Fondazione Umberto Veronesi, e alcune campagne di interesse e impegno sociale dedicate alla sicurezza stradale, all’anoressia, alla violenza contro le donne, e contro il randagismo. Come fotografo di moda ha collaborato e collabora tuttora per giornali come Elle, Vogue, GQ, Harper’s Bazaar, Esquire, Stern, Liberation e molti altri nelle edizioni di tutto il mondo. Dal 1982 al 2000, ha creato l’immagine, l’identità, la strategia di comunicazione e la presenza online di United Colors of Benetton, trasformandolo in uno dei marchi più conosciuti al mondo. Nel 1990 ha ideato e diretto Colors, il primo giornale globale, e nel 1993 ha concepito e diretto Fabrica, centro di ricerca di creatività nella comunicazione moderna. Dal 1999 al 2000 è stato direttore creativo del mensile Talk Miramax a New York diretto da Tina Brown.

Toscani è stato uno dei fondatori dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, ha insegnato comunicazione visiva in svariate università e ha scritto diversi libri sulla comunicazione. Dopo quasi cinque decadi di innovazione editoriale, pubblicità, film e televisione, ora si interessa di creatività della comunicazione applicata ai vari media, producendo con il suo studio progetti editoriali, libri, programmi televisivi, mostre ed esposizioni.

Nel 2007 Oliviero Toscani inizia Razza Umana, progetto di fotografia e video sulle diverse morfologie e condizioni umane, per rappresentare le espressioni, le caratteristiche fisiche, somatiche, sociali e culturali dell’umanità, toccando più di 100 comuni italiani, lo Stato di Israele, la Palestina, il Giappone e per le Nazioni Unite, il Guatemala. Da quasi trent’anni è impegnato al progetto: Nuovo Paesaggio Italiano, contro il degrado del territorio. I suoi lavori sono stati esposti alla Biennale di Venezia, a San Paolo del Brasile, alla Triennale di Milano e si trovano nei musei d’arte moderna e contemporanea di tutto il mondo.

Oliviero Toscani ha avuto numerosi riconoscimenti, tra cui: quattro Leoni d’Oro, il Gran Premio dell’UNESCO, due volte il Gran Premio d’Affichage, e numerosi premi degli Art Directors Club di tutto il mondo. È stato vincitore del premio “Creative hero” della Saatchi & Saatchi. L’Accademia di Belle Arti di Urbino gli ha conferito il premio “Il Sogno di Piero” e ha ricevuto dall’Accademia delle Belle Arti di Firenze il titolo di Accademico d’Onore.

L’artista è socio onorario del Comitato Leonardo e della European Academy of Sciences and Arts.

Clementina Speranza

RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

IN RICORDO DI UN SIGNORE DELLA MODA

IN RICORDO DI UN SIGNORE DELLA MODA

Nel 1930, a Biella, nasce Nino Cerruti. A 20 anni, dopo la morte del padre, lascia la facoltà di Filosofia per lavorare nell’azienda fondata dal nonno nel 1881, il Lanificio Fratelli Cerruti. Nel frattempo diventa giornalista.

Nel 1957 la sua prima collezione maschile: Hitman, in cui compare per la prima volta la rivoluzionaria giacca decostruita per uomo. Nel 1967, Cerruti apre poi a Parigi la sua prima boutique.

Negli anni ’80 Nino Cerruti disegna abiti per film (tra cui Pretty Woman e Basic Instinct) e personaggi di spicco del cinema hollywoodiano, come Michael Douglas, Sharon Stone, Julia Roberts e Harrison Ford, indossano le sue creazioni.

A metà degli anni ’90 è il progettista ufficiale della Scuderia Ferrari.

Grazie ai suoi lavori ottiene importanti riconoscimenti: due Cutty Sarkmenswear award, il Munich Fashion Week Award nel 1981, e l’Italian Pitti Uomo award nel 1986.

Nel 1994 è designer ufficiale della squadra di Formula 1 della Ferrari.

Per l’eleganza delle sue creazioni, ha avuto un ruolo chiave nella moda internazionale, ma, commentava: “Eleganza è una parola che detesto perché mi sembra che sia usata da persone che si mettono addosso cose terribili”.

È Cerruti, negli anni ’60, a scoprire il talento di Giorgio Armani che lavora con lui fino al 1970, prima di fondare, nel 1975, la propria azienda.

“È con grande tristezza che apprendo della morte di Nino Cerruti – afferma Giorgio Armani –. Sebbene negli anni ci fossimo visti di meno, l’ho sempre considerato una delle persone che hanno avuto un’influenza reale e positiva sulla mia vita. Da lui ho imparato non solo il gusto per una morbidezza sartoriale ma anche l’importanza di una visione a 360 gradi, come designer e come imprenditore. Il Sig. Nino era un acuto osservatore, aveva una vera curiosità e la capacità di osare. Ci mancherà il suo modo gentile di essere autorevole e anche autoritario”.

Nino Cerruti, stilista e imprenditore, innovatore e creativo visionario, scompare a 91 anni in seguito a complicazioni subentrate dopo un’operazione all’anca.

Clementina Speranza

PRESENTE E PASSATO DEL MADE IN ITALY

PRESENTE E PASSATO DEL MADE IN ITALY

Quante volte molti di noi comprando un capo d’abbigliamento, scarpe o accessori, si domandano: “Sto acquistando realmente un prodotto Made in Italy?”

Il gusto, la manifattura, l’artigianalità, la qualità del nostro Paese sono invidiate in tutto il mondo, tanto che i brand italiani sono corteggiati e spesso anche acquisiti da società estere.

Il sentore che qualcosa nel Fashion System stia cambiando e che molte aziende siano adocchiate da realtà estere lo avvertono i buyer andando a comprare per i vari show-room e dialogando con i rappresentanti. E purtroppo in tanti casi è già vero: molte aziende non sono più italiane.

Era il 1967 quando venne fondato il brand Fiorucci, lo stilista Elio che negli anni 70-80 ebbe la sua massima popolarità. Purtroppo non tutto è destinato a durare, infatti, nel 1990, l’azienda Fiorucci venne rilevata dalla Edwin International, società giapponese che possedeva la licenza e la proprietà di diverse aziende, per poi passare alla Società inglese Schaeffer, che finora è a capo del marchio.

Ci sono fondi di investimento, come il francese Kering, un vero e proprio colosso globale del lusso che ha acquistato diverse maison tra cui il brand Gucci, fondato da Guccio Gucci nel 1921 a Firenze. Marchio di fama internazionale e un’icona della Dolce Vita che oggi, sotto la guida dello stilista Alessandro Michele, sta avendo nuovamente un enorme successo.  Gli italianissimi Bottega Veneta, Pomellato, Dodo e Brioni sono passati anch’essi al gruppo Kering.

La rinomata e amata Maison Valentino nasce negli anni ’60, quando si afferma la Dolce Vita, e resta italiana fino al 2012, anno in cui il fondo di investimento Mayhoola, con sede in Qatar, acquista l’azienda.

Emilio Pucci, Loro Piana, Fendi e Bulgari sono state acquistate negli anni dal gruppo LMVH, multinazionale francese che conta oltre 70 marchi ed è quotata alla Borsa di Parigi.

Tra i casi che hanno tenuto alta l’attenzione degli italiani, c’è quello di Versace, il cui brand è stato venduto allo stilista americano Michael Kors per 2 miliardi di dollari, anche se Donatella Versace, che ha preso le redini dell’azienda dopo la morte del fratello Gianni nel 1995, ha mantenuto assieme al fratello Santo una piccola quota.

Era il 1991, in gran voga il jeans a vita bassa e Miss Sixty, leader di questa tipologia di pantalone. C’era anche Energie, balzato nell’olimpo per la vestibilità più street del jeans. Un destino comune quello delle due aziende che, insieme al marchio Roberta di Camerino, Murphy Nye e RefrigiWear®, vengono cedute nel 2012 a un fondo di investimento panasiatico.

Le aziende vendute a società estere sono tante, ma in tutto questo notiamo anche qualche azione in contro tendenza: nel 2003 l’azienda francese Moncler è stata acquistata dall’imprenditore italiano Remo Ruffini e, nel 2020 Stone Island entra a far parte di Moncler.

Diesel, dello stilista veneto Renzo Rosso, Dolce & Gabbana, fondato nel 1985 da Domenico Dolce e Stefano Gabbana, sono altri esempi di brand nati e conservati nel nostro Paese. Poi ancora: Moschino, Max Mara, Salvatore FerragamoEtro e Missoni. E Prada (fondata a Milano nel 1913 dai fratelli Mario e Martino Prada con il nome Fratelli Prada, e poi negli anni gestita da Miuccia Prada e dal marito Patrizio Bertelli) è diventata una SPA, alla quale appartengono altri brand, tra cui Miu Miu, Church’s, Car Shoe, Fondazione Prada, e mantiene il domicilio in Italia. E poi c’è lui, re Giorgio (Armani), con la sua azienda fondata insieme a Sergio Galeotti nel 1975.

Una cosa è certa: venduti oppure no, i marchi del Made in Italy hanno una marcia in più.

Cristiano Gassani

RIPRODUZIONE RISERVATA