FIRENZE CELEBRA SALVATORE FERRAGAMO

FIRENZE CELEBRA SALVATORE FERRAGAMO

Sono trascorsi cento anni da quando Salvatore Ferragamo, nel 1923, apre il primo negozio a Hollywood e diventa uno dei protagonisti della moda internazionale. Con il successo negli Stati Uniti, il giovane artigiano viene soprannominato il calzolaio delle dive in quanto la sua produzione inizia a diversificarsi in scarpe per il cinema, per il teatro, per il balletto. Ed è proprio tra calzature, bozzetti, 369 brevetti depositati, fotografie, opere d’arte e video che il Museo Ferragamo di Firenze celebra il fondatore della maison ripercorrendo tutta la sua vita, dalla nascita nel 1898 alla morte nel 1960, con la nuova mostra “Salvatore Ferragamo. 1898-1960” curata da Stefania Ricci.

La retrospettiva è molto di più di un’esposizione, è una vera bobina della memoria, un’indagine a ritroso suddivisa in diverse sale e ognuna racconta un aspetto differente della vita e della produzione Ferragamo. La raccolta d’informazioni, dati storici, documenti e oggetti, che sono il frutto di una ricerca durata 38 anni, permettono di tracciare un’esistenza che attraversa la prima metà del Novecento, tra due guerre e due mondi: l’Italia e l’America.

Il periodo americano, raccontato con fotografie, filmati e calzature originali, inizia nel 1923 quando Salvatore Ferragamo sceglie un locale in Hollywood Boulevard, noto come Hollywood Boot Shop per realizzare il primo negozio. Non cambia il nome, ma trasforma l’arredamento: colonne classiche, mobili di fattura neorinascimentale e un elegante divano contribuiscono a creare un’atmosfera intima ammiccando a quell’Italia dell’arte e della cultura che gli americani amano tanto. Il negozio diventa un punto di riferimento per le ballerine, i registi, i produttori e per le star del cinema, come Pola Negri, Mary Pickford, Joan Crawford, Rodolfo Valentino. Nel 1926 Salvatore costituisce la società Ferra-Gamo Inc., che continuerà a operare anche nei primi anni dopo il trasferimento in Italia ed è documentata in mostra da una scarpa che nell’etichetta, mette in relazione Hollywood con Firenze. La presenza di Ferragamo a Hollywood è contrassegnata anche dal coinvolgimento diretto in attività culturali e di promozione artistica, come attestano le originali campagne pubblicitarie e l’avvicinamento al teatro dell’Hollywood Bowl.

Un’ulteriore scelta fuori dagli schemi del calzolaio è l’utilizzo di molteplici e innovativi materiali per la realizzazione delle calzature. La sua sensibilità per la materia la si riscontra nell’uso di pelli pregiate che offrono effetti inaspettati tramite i patchwork e il colore, ma il vero rinnovamento del linguaggio della moda avviene con l’introduzione di materiali decisamente inconsueti come la pelle di pesce, il gros-grain, i cilindri di sughero cuciti e ricoperti di capretto, le canape, le rafie e il cellofan, ottenuto attorcigliando carte di caramelle. Le scarpe in merletto di Tavarnelle o in rafia, ad esempio, recuperano una lavorazione tradizionale della Toscana ma la reinventano nel colore, nei decori geometrici e soprattutto nella destinazione: le scarpe.

Durante la guerra Ferragamo sfrutta con libertà le materie prime più desuete, come legni laccati, feltri, merletti di spago e resine sintetiche quali la bakelite. Terminata la guerra, non abbandona i materiali poveri ma attinge contemporaneamente a quelli più innovativi (vinilite e filo di nylon), oppure a quelli più preziosi come l’oro zecchino.

Tanti sono i materiali impiegati e molteplici sono le fonti d’ispirazione a cui Ferragamo può attingere, soprattutto dalla sua collaborazione ai primi film in costume americani. La scoperta nel 1922 del tesoro funerario del faraone Tutankhamon suggerisce al calzolaio i modelli e gli ornamenti dei sandali per il film I dieci comandamenti di Cecil B. DeMille, i decori della Villa dei Misteri a Pompei gli ispirano una linea di scarpe, le Pompeian, e un sandalo alla romana, il Coturno, soggetto preferito delle prime pubblicità. La storia e il paesaggio della California sono fonte di molteplici spunti creativi. Le decorazioni degli accessori e degli abiti indossati dagli Indiani d’America si trovano riflesse in alcuni modelli degli anni Venti e ritornano nelle creazioni dei decenni successivi. L’uso disinvolto dei colori è un’ulteriore caratteristica dello stile della maison, infatti predilige i colori primari, forti e decisi. Li impiega in assolo o combinati in originali patchwork geometrici, in cui gli accostamenti cromatici azzardati assecondano la forma e la particolarità dei materiali. Il bianco e il nero sono abbinati in tomaie geometrizzanti, di ispirazione cubista, o con effetti optical. Ferragamo preferisce il blu intenso, il verde smeraldo, il giallo del sole fino alle gradazioni dell’oro, l’argento lunare, e il rosso, simbolo di vita e di energia, la nuance che ama di più.

Il calzolaio ha anche anticipato modi e mode nella costruzione della scarpa, e non soltanto con invenzioni bizzarre. Le decorazione e gli ornamento sono sempre in relazione alla forma, concepita come un bilanciamento armonico di simmetrie, un perfetto dosaggio di pesi e misure. L’attitudine progettuale di Salvatore è forte e pur realizzando modelli artigianali ed esclusivi, il calzolaio li crea pensando alla loro riproducibilità come dimostrano i 369 brevetti depositati. Alcune invenzioni degli anni trenta hanno rivoluzionato il sistema di costruzione della scarpa, come il brevetto del tacco a zeppa di sughero, inventato nel 1937 per sollevare il tallone e offrire all’arco del piede un appoggio stabile. Nel 1946 progetta una suola antiscivolo per scarpe da bambino per evitare la torsione del piede verso l’interno. Nel 1952, un modello scollato a tacco alto in cui la suola è limitata alla parte anteriore e alla fine del tacco, rendendo la calzatura flessibile come un guanto. I tacchi in anima d’acciaio e a gabbia del 1955 guardano con nostalgia all’Art Nouveau, mentre la “suola a conchiglia” contiene il piede e lo accarezza con la sua forma avvolgente.

Ferragamo, inoltre, prende personalmente le misure dei piedi dei clienti e le trasferisce sulle forme di legno, vere e proprie sculture funzionali alla costruzione delle scarpe, dove sono riportati i piccoli o grandi difetti dei piedi. Di queste forme alcune sono conservate presso l’Archivio Ferragamo ed esposte in questa mostra. Questa attenzione del calzolaio attrae nel suo negozio le dive dell’epoca come Gloria Swanson e Claudette Colbert che sceglievano scarpe classiche, Marlene Dietrich chiedeva i modelli di tendenza, che indossava al massimo due volte, la duchessa di Windsor ordinava scarpe bicolori per l’estate e in tinta unita per l’inverno, Ingrid Bergman si sentiva a suo agio con i tacchi bassi, Evita Perón prediligeva i pellami esotici del suo paese, l’Argentina. L’originalità dei modelli è frutto tanto dell’innata creatività di Ferragamo quanto delle varie personalità che formano la sua esigente clientela. Se la sensualità di Marilyn Monroe è amplificata dalle famose scarpe scollate con tacco a spillo di 11 cm, l’eleganza sportiva ed essenziale di Greta Garbo è messa in risalto dalle scarpe maschili.

Ferragamo non è stato solo un artigiano e il calzolaio delle dive, la sua figura assume il fascino di un guaritore, di un ingegnere e di uno studioso di anatomia. Le foto delle sue mani che toccano i piedi dimostrano che la qualità unica delle sue scarpe partiva dall’ineguagliabile capacità di sentire e amare la bellezza del piede. Nelle sue memorie scrive: “Adoro i piedi, ho la sensazione che mi parlino. Quando li tocco posso avvertirne la forza e la debolezza, la vitalità e i difetti. Un piede in buona salute, con i muscoli saldi e l’arco robusto, è un capolavoro di fattura sublime”.

Simone Lucci 

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POMELLATO OMAGGIA VENEZIA CON UNA CAPSULE COLLECTION

POMELLATO OMAGGIA VENEZIA CON UNA CAPSULE COLLECTION

La Basilica di San Marco, insieme al campanile, è uno dei simboli della città di Venezia. La chiesa viene chiamata anche “Cattedrale d’Oro” per le migliaia di tessere in oro che compongono i vari mosaici dei soffitti, e non poteva che essere un marchio orafo a celebrare la città lagunare. Pomellato, infatti, ha rinnovato il suo speciale legame con Venezia e con l’organizzazione internazionale no profit Venetian Heritage, finanziando il restauro dell’Ambone dell’Epistola nella Basilica di San Marco.

L’iniziativa è celebrata con la creazione di Iconica Venezia, la capsule collection di anelli realizzati in due versioni: il primo in oro rosa con porfido rosso e granato, il secondo in oro rosa con porfido verde e tormalina verde disponibili esclusivamente nella boutique di Venezia al 2031 di Calle Larga XXII Marzo. I gioielli sono stati creati in edizione limitatissima e racchiudono i codici estetici antichi, come il taglio e i castoni irregolari innestati su un design senza tempo e radicato nelle origini milanesi della tradizione orafa.

“La collezione Iconica Venezia celebra la bellezza intramontabile della Basilica di San Marco interpretandola nel linguaggio Pomellato – spiega Vincenzo Castaldo, Direttore Creativo di Pomellato –. Quando si entra in Basilica la sensazione è quella di camminare su un tappeto. Le lievi irregolarità nella composizione dei mosaici e delle geometrie, i piccoli dettagli volutamente imprecisi, le variazioni nelle tonalità del marmo e i segni del tempo sul pavimento conversano perfettamente con il sapore inconfondibile dei gioielli fatti a mano, firma autentica di Pomellato. La varietà dei tagli e dei colori delle oltre 1900 gemme della Pala d’Oro accostate e composte in un’armonia non convenzionale, hanno suggellato l’ispirazione per i nuovi anelli Iconica in un sorprendente dialogo tra passato, presente e futuro”.

I lavori di restauro dell’Ambone dell’Epistola sono iniziati a marzo 2022 e termineranno a fine anno. L’Ambone è realizzato in porfido rosso ed era il punto da cui il Doge si mostrava ai veneziani e da cui presenziava alle funzioni in Basilica, l’antica Cappella Dogale fino al 1797. Secondo solo all’altare maggiore, l’Ambone rappresenta dunque una struttura molto importante all’interno dell’edificio. L’alta marea eccezionale che ha colpito Venezia durante il mese di novembre 2019 ha compromesso gravemente l’intera pavimentazione della Basilica causando anche un serio impoverimento del terreno sottostante. Secondo le valutazioni degli esperti l’intervento di restauro non poteva più essere procrastinato perché la struttura, che già versava in precarie condizioni, aveva subito un ulteriore preoccupante sbandamento verso il transetto.

“Il restauro è un’iniziativa significativa per Venezia che mi rende molto orgogliosa e che testimonia, ancora una volta, l’attenzione di Pomellato per il patrimonio culturale di questa meravigliosa città, per la sua conservazione e promozione – afferma Sabina Belli, AD Pomellato Group –. Pomellato e Venetian Heritage hanno in comune non solo l’amore per l’arte, ma anche l’impegno nella salvaguardia delle eccellenze artigianali, fondamentale per continuare a tutelare il genio e l’autenticità del Made in Italy”.

La collaborazione con Pomellato è iniziata quando Venetian Heritage ha lanciato la raccolta fondi #supportvenice per far fronte ai danni causati dall’alta marea eccezionale che ha colpito Venezia nel novembre del 2019. “Grazie anche alla sua generosa donazione, è stato subito possibile restaurare il monumento al Doge Francesco Morosini situato nella chiesa di Santo Stefano – dichiara Toto Bergamo Rossi, Direttore di Venetian Heritage –. Siamo oggi felici di poter presentare il restauro in corso dell’Ambone Dogale nella Basilica, che ha rappresentato per Pomellato anche una vera e propria fonte d’ispirazione. Confido che la partnership tra Pomellato e Venetian Heritage duri nel tempo a sostegno di progetti che possano perpetrare il patrimonio artistico veneziano, le sue arti e i suoi mestieri secolari”.

Simone Lucci

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Fondata nel 1999 da Lawrence D. Lovett, Venetian Heritage è un’organizzazione no profit che salvaguardia il patrimonio culturale di Venezia attraverso la conservazione dell’eredità dell’arte, dell’architettura, della letteratura e della musica attraverso la promozione e l’esposizione dei ricchi contributi di Venezia alle arti.

L’organizzazione prevede progetti di conservazione e restauro delle opere d’arte e delle tradizioni della cultura veneziana. Oltre  il 75% delle attività sono orientate a garantire un futuro alle numerose opere d’arte storiche che rischiano di subire gravi danni a causa di fattori ambientali ed economici che incidono sulla città.

Venetian Heritage, inoltre, incoraggia la cooperazione e il dialogo tra le altre organizzazioni coinvolte in sforzi simili in tutto il mondo e organizza mostre, conferenze e spettacoli in musei, biblioteche, teatri e università per promuovere ulteriormente gli obiettivi e gli sforzi dell’organizzazione, nonché l’amore e l’apprezzamento per il patrimonio culturale di Venezia.

L’AVANGUARDIA DELLA BELLEZZA AL COSMOPROF 2022

L’AVANGUARDIA DELLA BELLEZZA AL COSMOPROF 2022

Si è chiusa con successo la 53a edizione del Cosmoprof Worldwide Bologna 2022.

Dopo due anni di appuntamenti digitali, il Cosmoprof è ritornato in presenza per sottolineare la voglia di ripartenza del settore cosmetico soprattutto italiano, che nonostante le difficoltà dello scenario internazionale si stima superi nel 2022 i 12 miliardi di euro, tornando ai livelli pre-crisi.

La fiera della bellezza ha aperto le porte dal 28 aprile al 2 maggio con 3 saloni dedicati a specifici settori e canali distributivi: Cosmopack il più importante salone internazionale dedicato alla filiera produttiva della cosmetica che culmina nei Cosmopack Awards, l’evento che riconosce i migliori brands per packaging design, formulazione e tecnologie tra i partecipanti al salone; Cosmo Perfumery & Cosmetics che ospita i migliori brand di profumeria e cosmesi a livello mondiale per i canali retail; Cosmo Hair & Nail & Beauty Salon dedicato agli operatori del mondo professionale dei capelli, delle unghie e dell’estetica/spa: in particolare è stato destinato l’intero padiglione 36 denominato Nailworld, per far immergere i visitatori a 360° gradi nel mondo della manicure e pedicure. Gli eventi correlati di On Hair svoltisi nella cornice del Virtus Segafredo Arena che ha visto protagonisti hair stylist mondiali, e inoltre Cosmotalks, Cosmo On Stage e World Massage Meeting hanno sviluppato un ricco calendario nel quale sono state affrontate le tematiche sul futuro della cosmesi, del benessere, delle tendenze e del mercato mondiale della cosmetica.

2.700 espositori provenienti da 71 paesi diversi, 26 country pavilion, visitatori arrivati da 170 Paesi diversi, sono i numeri che hanno sottolineato l’importanza centrale del Cosmoprof Worldwide Bologna 2022 all’interno del panorama mondiale dell’industria cosmetica.

Ogni anno Cosmoprof è l’occasione per proporre le evoluzioni del settore cosmetico in Italia e nel mondo, detta le tendenze sui consumi futuri per venire incontro alle continue esigenze del mercato fatto di necessità di perfezionare nei tempi e nei metodi la beauty routine, trovare soluzioni sempre più performanti nella nicchia dei trattamenti professionali, far fronte alla maggiore richiesta di cosmetici sostenibili a base di materie prime naturali e cruelty free, creare un’offerta che risponda a una domanda crescente di prodotti in linea con i temi etici di inclusività e di unicità della persona.

Tante le proposte dall’Italia e dal mondo che hanno entusiasmato visitatori e operatori giunti per questa edizione del Cosmoprof: l’impiego dell’oro in soluzioni liftanti e anti-âge per una vera e propria coccola di lusso interamente made in Italy e bava di lumaca di alta qualità proveniente dalla Bulgaria; dalla Polonia i prodotti per il corpo vengono proposti in packaging che ricordano delizioso ice cream, mentre da Londra i cosmetici a base di materie prime come il latte vengono racchiuse in confezioni che ricordano proprio quelle del supermercato.

Grande attenzione è stata inoltre riservata all’innovazione tecnologica al servizio della bellezza e del benessere: app per stampare tatuaggi temporanei personalizzati, dispositivi per amplificare i trattamenti viso e corpo dal design di nuova generazione, piattaforme rivoluzionarie che sfruttano l’intelligenza artificiale per creare nail art all’avanguardia e su misura, tecnologie che mediante la realtà aumentata consentono di “provare” il make-up tramite il riconoscimento facciale.

Tutto questo è il Cosmoprof Worldwide Bologna 2022. Il futuro della bellezza è già qui.

Cosmoprof ha origine nel 1967 e nel corso dei decenni si è sempre più affermata come la fiera più importante a livello mondiale nell’ambito del beauty.

L’atteso evento coinvolge non solo l’Italia che ospita nel complesso di Bologna Fiere l’edizione più rilevante, ma è itinerante nelle vesti di Cosmoprof Asia, Cosmoprof North America, Cosmoprof India e Cosmoprof CBE Asean Bangkok.

Il successo di Cosmoprof risiede nell’attenzione verso innovazione, tecnologie d’avanguardia e costituisce la piattaforma che consente di dare voce alle eccellenze del settore cosmetico in tutti i campi della sua filiera, dalla materia prima al prodotto finito.

Linda Pili

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Ph Giorgio Marcias

IL MAESTRO MILANESE DEL MADE IN ITALY

IL MAESTRO MILANESE DEL MADE IN ITALY

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, gli architetti sono diventati designer e il design italiano si è diffuso a livello globale. Considerato uno dei principali designer della sua generazione nel panorama milanese e mondiale, Sergio Asti rientra sicuramente in questa cerchia.

Asti nasce a Milano nel 1926, dopo la laurea in architettura al Politecnico di Milano si forma alla professione di architetto. Oltre a progettare numerosi edifici e interni per clienti privati e aziendali, Asti è molto attivo nell’ambito dell’Industrial Design, infatti, è stato tra i primi ad affrontare questa nuova disciplina, fondando nel 1956 l’ADI (Associazione per il Design Industriale) di cui è anche stato Socio Onorario.

L’architetto ha collaborato con importanti aziende del settore come Boffi, Olivari, Cassina, Knoll, Poltronova, Zanotta, Gabbianelli, Salviati, Venini, Arteluce, Artemide, Fontana Arte, Martinelli Luce. Proprio con l’amico Elio Martinelli, Sergio Asti inizia una collaborazione negli anni Sessanta e crea lampade icone del design italiano. Profiterolle (realizzata in metacrilato e fibra di vetro per donarle un effetto spumoso) e Visiere sono due apparecchi ideati nel 1968 e che donano fascino agli ambienti anche quando non sono illuminati.

La lampada Visiere, in particolare, nasce dalla profonda conoscenza e passione del designer per il Giappone ed evoca gli antichi elmi dei samurai. Le tre semisfere che la compongono sono sovrapposte per diffondere una luce morbida e soffusa che si spande con toni diversi e suggestivi negli spazi illuminati.

Nella sua amata Milano, Asti ha realizzato diversi edifici residenziali come La Tizianella (1961) dove per gli interni ha appositamente progettato l’omonima maniglia prodotta da Olivari. Sempre a Milano è stato autore di negozi, showroom, uffici e ristoranti, e si è occupato di allestimenti per La Rinascente, la Fiera e la Triennale. Ha progettato anche ville in Brianza, sui Piani d’Ivrea e in Liguria.

Ha dato vita anche a complementi d’arredo in ceramica (i vasi della collezione Toky di Superego Edition del 1980) e in cristallo (il set di bicchieri Mapan in collaborazione con la cristalleria Arnolfo di Cambio).

La sua raffinata ricerca formale e il sapiente uso dei materiali hanno contribuito alla vincita del premio Compasso d’Oro nel 1962 con il vaso portafiori della serie Macro per Salviati & C., e alla consegna di una medaglia d’oro e una d’argento alla XI Triennale. I suoi lavori di design sono stati esposti in diversi importanti musei tra cui il London Design Museum (1989), il MoMA di New York (2005), il Philadelphia Museum (2008).

L’opera e l’eredità culturale di Sergio Asti, scomparso nel luglio 2021, è il tema della giornata di studi che si terrà all’ADI Design Museum il prossimo 11 maggio. Grazie ai contributi di numerosi studiosi e alle testimonianze delle aziende con cui Asti ha collaborato si intende aprire una riflessione teorica e critica sul significativo lavoro progettuale del grande maestro milanese.

Simone Lucci

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MILANO FASHION WEEK 2022: IN PASSERELLA LA FEMMINILITÀ

MILANO FASHION WEEK 2022: IN PASSERELLA LA FEMMINILITÀ

L’ultima edizione della Milano Fashion Week ha segnato un nuovo inizio. Un senso di rinascita ha pervaso la città costellata di eventi in cui la moda è tornata finalmente protagonista.

La settimana della moda milanese andata in scena dal 22 al 28 febbraio 2022 ha visto infatti un ritorno agli show in presenza e un ricco calendario di sfilate e presentazioni che hanno dettato le tendenze del prossimo autunno inverno 2022-2023

La diffusa consapevolezza di un inevitabile cambiamento dello stile di vita nel post pandemia unita, al contempo, a un desiderio di ritrovare quell’antecedente modo di essere, di pensare e di agire ha ispirato le scelte stilistiche dei designer. Una contaminazione spinta dalla voglia di ritornare a ciò che eravamo prima del covid ma con uno sguardo fiducioso verso il futuro.

Per inciso: un ritorno alla femminilità, vera espressione del desiderio di ogni donna di sentirsi nuovamente importante, sensuale e autentica.

Lo ha sottolineato Elisabetta Franchi portando in passerella 21 donne non modelle di professione che si distinguono per la loro forza e personalità come Gessica Notaro, Sabrina Salerno, Veronica Gentili per citarne alcune. Audacia e femminilità sono le parole che più esprimono questa collezione: dagli spacchi vertiginosi alle scollature sensuali, dai tessuti impalpabili e leggeri alla corposità del velluto, dall’ottimismo delle paillettes alla scelta di colori decisi come il rosso, il verde e il viola. Una donna moderna ed elegante che si esprime anche nella scelta del rossetto rosso fuoco e nei capelli dalle onde strutturate ma dal sapore retrò.

Anche Luisa Spagnoli ha portato in scena una collezione dedicata alle donne che vogliono sentirsi valorizzate, che vogliono affermare la propria identità, che sono orgogliose del loro fascino femminile. Caratteristiche ben affermate dal direttore creativo Nicoletta Spagnoli che ha scelto colori decisi e vivaci per vestire la donna del prossimo autunno inverno. Il knitwear, indiscusso protagonista della collezione si traduce in avvolgenti abiti in maglia, morbidi maglioni over dal collo alto, cappotti e gonne impreziositi di intarsi colorati. Per la sera, lunghi abiti sensuali arricchiti di dettagli luminosi rendono la donna Luisa Spagnoli seducente e sicura di sé.

Ermanno Scervino ha celebrato attraverso le sue creazioni la bellezza. Una bellezza che deriva dalla couture attraverso preziosi abiti intagliati, lussuosi pizzi, trasparenze seducenti e completi in velluto monocromatici. Una collezione che strizza l’occhio a capi sportivi come parka, piumini over e stivali dalla suola ampia, in un connubio armonioso e femminile.

“The Italian Beauty” è il titolo della passerella di Tod’s che eleva le creazioni made in Italy richiamando la versatilità del guardaroba femminile con capi imprescindibili come camicie, cappotti, giacche di pelle e tubini. 

Re Giorgio con due doppi eventi ha riaffermato il suo stile iconico al servizio dell’eleganza della donna, in un’atmosfera solidale per quanto che sta accadendo nel mondo: la sfilata della collezione autunno inverno Giorgio Armani si è svolta nel silenzio profondo in segno di rispetto per la guerra in Ucraina.

Femminilità che riecheggia nelle creazioni di Sergio Rossi con le sue calzature seducenti, dalle cromie sorprendenti e dai dettagli preziosi che le rendono glamour e irresistibili. 

Le contrapposizioni cromatiche spiccano tra una passerella e l’altra: colori vividi e allegri ricoprono look monocromatici e si traducono in ricami per impreziosire cardigan, gonne e capi in maglia. In antitesi a tanta vivacità, il nero diventa nuovamente protagonista in tante collezioni: inaspettato per Blumarine, accostato ai colori della terra per Tod’s, celebrato da Onitsuka Tiger.

I codici estetici dei brands tramandati sin dal loro passato si permeano, inoltre, di elementi che guardano al futuro. Etica e sostenibilità sono stati i temi centrali di questa edizione.

Da Gilberto Calzolari a Ferragamo, da Furla (che ha lanciato la sua nuova borsa Bloom Bag in materiale organico e biodegradabile) a Cuoio di Toscana, l’attenzione per l’ambiente è diventato un aspetto peculiare da cui non si può prescindere anche nel settore moda.

E mentre Act n.1 strizza l’occhio al passato della cultura orientale cogliendo la bellezza delle stampe e degli acquerelli cinesi, le creazioni visionarie di Annakiki nel suo “Post Human Code” ci portano nuovamente avanti nel tempo attraverso un mondo cibernetico futuristico in cui la direttrice creativa Anna Yang rappresenta la connessione uomo-macchina in un’installazione robotica al centro della passerella.

Ad ancorarci al presente è il saper fare, la sapienza sartoriale, l’artigianalità made in Italy che da sempre contraddistingue le nostre maison.

Linda Pili

Foto di gmstylephotography

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