VITILIGINE: UN MANIFESTO IN CINQUE PUNTI

VITILIGINE: UN MANIFESTO IN CINQUE PUNTI

La vitiligine è una patologia cronica autoimmune che va oltre la pelle e affligge 330 mila persone in Italia. L’associazione di pazienti ANAP Onlus – Associazione nazionale Gli Amici per la Pelle” ha raccolto in un Manifesto le cinque azioni da intraprendere per ottimizzare la gestione di questa patologia.

I CINQUE PUNTI DEL MANIFESTO PER I DIRITTI DEI PAZIENTI AFFETTI DA VITILIGINE

RICONOSCIMENTO DELLA VITILIGINE: la vitiligine è una patologia cronica autoimmune e sistemica, spesso progressiva.  In quanto patologia sistemica, è tipicamente associata ad altre patologie come la tiroidite autoimmune, il diabete autoimmune, l’artrite reumatoide o la depressione.

Queste caratteristiche rendono la vitiligine una patologia complessa, che necessita di essere adeguatamente gestita in maniera multidisciplinare e personalizzata

ELIMINAZIONE DELLO STIGMA: lo stigma nei confronti delle persone con vitiligine persiste, portando a isolamento sociale e disagi psicologici con aggravamento di ansia e depressione.

La promozione della corretta informazione sulla vitiligine nella popolazione generale è fondamentale per abbattere lo stigma, così come è importante portare avanti iniziative di awareness che promuovano una maggiore consapevolezza sulla patologia e sul vissuto dei pazienti che ne sono affetti.

ACCESSO EQUO E TEMPESTIVO ALLE CURE: i pazienti hanno diritto ad accedere ai migliori standard di terapia sulla base del proprio quadro clinico, beneficiando dei progressi medico-scientifici senza barriere legate a fattori geografici e/o socio-economici.

CREAZIONE DI RETI REGIONALI E DI PERCORSI DI CURA INTEGRATI: la creazione di reti regionali dermatologiche e di percorsi dedicati per l’individuazione, la presa in carico e il trattamento dei pazienti con vitiligine sono essenziali per garantire una gestione coordinata ed integrata della patologia, con un approccio multidisciplinare che può generare effetti positivi anche sul Sistema-Salute nel suo complesso.

SUPPORTO PSICOLOGICO: la vitiligine ha un impatto significativo sulla sfera famigliare, sociale e lavorativa delle persone che ne sono affette, con pesanti ripercussioni sulla qualità di vita e sulla salute mentale dei pazienti, in particolare sui minori e sugli adolescenti. Il riconoscimento di questo burden da parte delle istituzioni è centrale nella costruzione di percorsi di presa in carico adeguati, pertanto, è auspicabile che il supporto psicologico sia parte integrante di questi modelli, per contribuire a mitigare ansia e depressione e migliorare la salute complessiva dei pazienti.

“Purtroppo c’è ancora molta disinformazione sulla vitiligine – spiega Ugo Viora, Presidente dell’Associazione –. Questa condizione viene spesso ricondotta alla sola sfera estetica, quando si tratta di una vera patologia cronica autoimmune, con un forte impatto psico-sociale sui pazienti, la metà dei quali è rappresentata da minori e giovani adulti: ansia e depressione risultano rispettivamente il 72 per cento e il 32 per cento più diffuse rispetto al resto della popolazione e il ricorso a percorsi di terapia è 20 volte più frequente. Il Manifesto nasce con l’intento di fare chiarezza sulla vitiligine e lanciare un appello alle istituzioni affinché vengano intraprese le azioni necessarie per supportare i pazienti e le loro famiglie”.

Riconoscimento, eliminazione dello stigma, accesso alle cure, creazione di percorsi di presa in carico e supporto psicologico sono le istanze dei pazienti raccolte nel Manifesto presentato oggi in Senato, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Caduti di Nassirya, su iniziativa del Senatore Ignazio Zullo, membro della X Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza Sociale e Presidente dell’intergruppo parlamentare sulle patologie autoimmuni, che afferma: “La vitiligine è una patologia cronica e, pertanto, è imperativo garantire un adeguato supporto da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Un passo fondamentale in questa direzione è l’inserimento della vitiligine nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Guardando al futuro, si aprono prospettive terapeutiche promettenti, e ciò richiede un impegno concreto per assicurare un accesso equo e tempestivo a tali innovazioni. È evidente che occorre adottare un nuovo approccio alla governance della vitiligine, come sottolineato durante gli incontri con i portavoce del mondo politico-istituzionale. Le azioni più urgenti comprendono il riconoscimento della vitiligine come patologia cronica e l’impegno per garantire un accesso equo alle nuove prospettive terapeutiche”.

La necessità di intraprendere questo percorso è resa ancora più stringente dal fatto che ad oggi più del 60% dei costi per la cura della vitiligine sono a carico del paziente e della sua famiglia, non essendoci ancora un codice di patologia che dia diritto ad esenzioni.

All’incontro ha partecipato anche Jéan-Marie Meurant, Vicepresidente VIPOC, Comitato Internazionale che rappresenta i pazienti con vitiligine a livello mondiale. “La Commissione Europea ha riconosciuto la vitiligine come una delle più invasive patologie della pelle, capace di condizionare pesantemente la qualità di vita delle persone che ne sono affette. In Europa sono stati fatti passi importanti per dare risposte ai pazienti, ora è responsabilità dei singoli stati membri avviare dei percorsi strutturati. Auspichiamo che l’incontro di oggi vada in questa direzione, centinaia di migliaia di pazienti aspettano”.

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Ph MOOD MANAGEMENT 

STOP BULIMIA-ANORESSIA

STOP BULIMIA-ANORESSIA

Parte il primo progetto “LIFENESS #CiboAmico” dedicato a coloro che vivono un rapportoconflittuale con il cibo. I disturbi alimentari come  anoressia  e  bulimia, dal 3 febbraio 2024, si combattono in cucina grazie a un nuovo e innovativo percorso emotivo-sentimentale-alimentare, ideato da Lifeness dell’Associazione Italiana  Chef e realizzato in collaborazione con il Policlinico Gemelli, l’Università di Tor Vergata di Roma, Coldiretti/Campagna Amica e FilieraItalia.

Il progetto è ideato dalla dottoressa Daniela Galdi, presidente dall’Associazione  Italiana Chef (associazione di categoria che unisce circa 7 mila chef in Italia e nel mondo) esperta in nutrizione. LIFENESS è un’organizzazione nata proprio da una costola dell’Associazione con il fine di promuovere e diffondere l’Educazione Alimentare per una maggiore consapevolezza etica deglialimenti, poiché è proprio il cibo a influire sulla salute e sul benessere sia dell’uomo chedell’ambiente.

Il progetto associa scienza medica e saperi dell’arte culinaria. Per la prima volta si uniscono insieme medicina psichiatrica, medicina del microbiota intestinale, esperti di nutrizione e il mondo degli chef dell’Associazione Italiana Chef (portavoce della tradizione della cucina italianae della Dieta Mediterranea), per rispondere a una sfida sanitaria legata ai disturbi alimentari.

In Italia, dal 2019 ad oggi, la percentuale di giovani con disturbi alimentari è aumentata del 40%. E, dai dati dichiarati dall’OMS (Organizzazione Mondiale  della Sanità), i disturbi alimentari sono la seconda causa di morte nei giovanissimi tra i 12 e i 25 anni.

È per rispondere a questa emergenza sanitaria che nasce Lifeness#CiboAmico, un progettofortemente innovativo che unisce sia   l’aspetto filosofico di una ricerca di benessere interiore siaquello medico-scientifico di cura del corpo, alla luce delle nuove scoperte sull’asse intestino-cervello.

Il comitato scientifico si avvale di alte professionalità: il professor Lucio Rinaldi, psichiatra psicoterapeuta, professore di Psichiatria presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile del Day-Hospital di Psichiatria dell’Area Adolescenza e disturbi della Nutrizione presso il Policlinico Gemelli; il professor Giuseppe Merra, medico di medicina interna, dottore di ricerca in onco-biologiae oncologia, professore in Scienze e Tecniche dietetiche applicate presso l’Università di Tor Vergata di Roma, tra i massimi esperti di microbiota.

 

DIECI INCONTRI GRATUITI ANORESSIA-BULIMIA

a) PERCEPIRE: i 5 sensi vengono utilizzati dal lattante come livello primario e originario di attaccamento alla madre; tramite l’allattamento e l’utilizzo del cibo-latte si sperimenta il legame e la costruzione del sé.

Incontro n. 1 sabato 3 febbraio

Presentazione dell’iniziativa, con la presenza di tutti gli ideatori. Ognuno potrà presentare dal proprio punto di vista a seconda del ruolo ricoperto nel percorso. Piccola introduzione sulla “pasta”: non è un alimento che fa ingrassare, a cosa servono i carboidrati e cosa accade nel nostro organismo quando li assumiamo.

AROMA LAB: Ultima parte dell’incontro dedicato alla conoscenza delle farine e di altri ingredienti utili per la realizzazione di paste fresche (sale, uova, patate): consistenza (tatto), odore (olfatto), colore (vista), sapore a crudo (gusto). Cosa si realizza con la farina e gli ingredienti analizzati: pasta, pane e pizza. Consegna dei grembiuli e dei cappelli. La prossima volta impareremo a fare la pasta.

b) COMPORRE INSIEME: come comporre insieme l’identità di bambino e di madre.

Incontro n. 2 sabato 10 febbraio

Tutti in cucina a preparare insieme la pasta: gnocchi, fettuccine, ravioli + realizzazione di un sugo con il pomodoro fresco. Degustazione finale.

Incontro n. 3 sabato 17 febbraio

Incontro dedicato alla cucina vegetale. Tutto il bene delle verdure. Tra vegetariani e vegani. L’importanza delle fibre. PAINTING LAB: Realizziamo un calendario personalizzato per ricordarci della stagionalità delle verdure e conservarlo nella propria cucina. Usiamo la fantasia per non sprecare nulla delle verdure. Verranno portati in aula alcuni vegetali di stagione. Lo chef li taglierà e li farà assaggiare crudi (AROMA LAB) Riscopriamo i sapori naturali. Come utilizzare ogni parte del vegetale? I vegetali possiamo usarli anche sulla pizza. Proviamo a farne una. Tutti in cucina a preparare la “pizza ortolana”.

c) CONDIVIDERE: lo scambio, che presuppone una precedente fusione con l’altro e successiva individuazione, permette l’ingresso in relazione

Incontro n. 4 sabato 24 febbraio

Tutti in cucina a preparare il pane e la pizza: realizzazione di vari formati di pane e pizza ortolana (come da incontro precedente) da poter portare a casa per condividere con i propri cari il prodotto realizzato da se stesso e dagli altri. ROLE PLAY: ogni utente cucina per l’altro e riceve dall’altro un pane. Ogni utente farà assaggiare il pane da lui realizzato ad altri compagni. A fine gioco si esprimono le sensazioni ed emozioni suscitate dal dare e ricevere e si ricercano esperienze di dono vissute nella propria vita

 d) IMMAGINARE: si sviluppa un livello evoluto di funzionamento, caratterizzato dal pensare, simbolizzare, immaginare la propria identità, l’esperienza e il legame

Incontro n. 5 sabato 02 marzo

TASTE PLAY: giocando a riconoscere i gusti senza poter osservare il cibo, l’utente ne descrive le caratteristiche e viene invitato ad esprimere cosa prova, sia in termini sensoriali che emotivi e cosa quelle emozioni e sensazioni possono significare per lui. I sapori che non conosciamo: sessione di mindfulness abbinata a degustazione e al riconoscimento di vari alimenti. I partecipanti dovranno affidarsi esclusivamente all’odorato, al tatto e al gusto perché bendati. Discussione su eventuali ricordi evocati dagli odori e dai sapori percepiti. Nella seconda parte invece assaggeremo cibi diversi e non consueti sulle tavole. In base agli assaggi fatti dovranno, per la volta successiva, portare una ricetta di un piatto immaginato da proporre con gli ingredienti conosciuti e assaggiati durante l’incontro. (preparazione al Role Play)

e) CREARE: attraverso i livelli primari di percezione, costruzione e immaginazione affettiva si sviluppa la creatività, elemento generativo, vitale

Incontro n. 6 sabato 9 marzo 

ROLE PLAY (gli utenti utilizzano le materie prime a disposizione per formare un carrello della spesa simbolico che rappresenta se stessi, attraverso le materie che ne descrivono meglio la persona nei suoi attributi e nelle sue caratteristiche). Tutti in cucina per realizzare i piatti inventati con gli ingredienti della lezione precedente accedendo alla dispensa che verrà organizzata e messa a loro disposizione (comprensiva degli alimenti conosciuti e assaggiati nell’incontro precedente). Degustazione finale.

Incontro n. 7 sabato 16 marzo

Tutti al mercato. Ognuno avrà a disposizione max 5 euro per realizzare un piatto. Spesa e ritorno in Accademia per cucinare il piatto pensato (ROLE PLAY).

– Incontro n. 8 sabato 23 marzo

Creiamo il nostro uovo di Pasqua. (uova di cioccolato a basso contenuto di zuccheri)

Incontro n. 9 sabato 6 aprile

GRUPPO DI INCONTRO: coordinato da un facilitatore, il gruppo è costituito dagli utenti disposti in cerchio, liberi di esprimersi e di incontrarsi con l’altro all’interno di un ambiente divenuto ormai sicuro. L’occasione sarà utile per definire insieme il menù da proporre per il pranzo finale. RIASSUNTO DEL MODELLO EVOLUTIVO: percepire, comporre insieme, condividere, immaginare, creare.

Incontro n. 10 sabato 13 aprile

Pranzo finale. I partecipanti potranno invitare parenti e amici per un pranzo nel giardino dell’accademia. Il pranzo sarà interamente ideato e preparato da loro con l’ausilio di chef professionisti che li guideranno nella realizzazione dei piatti. Festa di chiusura con diplomi e musica.

DIAGNOSI DI RETINOPATIA DIABETICA, UNO STUDIO ITALIANO UTILIZZA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

DIAGNOSI DI RETINOPATIA DIABETICA, UNO STUDIO ITALIANO UTILIZZA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Tanto amata e tanto odiata, apprezzata e denigrata, cercata e temuta. È l’intelligenza artificiale (AI). Nella musica, separando la voce di John Lennon dal suono del pianoforte, ha consentito l’arrangiamento di un nuovo brano dei Beatles; a San Francisco è presente in 500 robotaxi, auto a guida autonoma e senza conducente; in Italia, uno studio clinico ne ha dimostrato l’efficacia nella diagnosi di Retinopatia Diabetica, fra le principali cause di ipovisione e cecità nel mondo. Lo studio tutto italiano che ha visto l’impiego di DAIRET®, algoritmo di intelligenza artificiale, è stato pubblicato sulla rivista americana Diabetes&Obesity International Journal e sulla rivista internazionale Acta Diabetologica nel settembre 2023.

La retinopatia diabetica (RD), che colpisce la retina, la membrana che riveste la superficie interna dell’occhio, è una delle complicazioni più frequenti del diabete. Nelle fasi iniziali la malattia è asintomatica perché i primi danni si registrano di solito nelle aree più periferiche della retina, non interessate alla visione distinta. Questo fa sì che spesso la diagnosi arrivi in ritardo, quando i danni sono ormai irreversibili.

In Italia sono oltre 3 milioni le persone con diabete e il 30% di queste potrebbe andare incontro a una forma di retinopatia diabetica.

L’idea dello studio è venuta al dottor Alberto Piatti, responsabile della Oculistica territoriale della Asl Torino 5, preoccupato per l’alto numero dei pazienti e per la scarsità delle risorse mediche. “Seguiamo 14 mila pazienti diabetici, e per riuscire a esaminare tutti abbiamo pensato di ricorrere al supporto dell’intelligenza artificiale”, riferisce il dottor Piatti.

Giorda, Romeo, Manti sono i diabetologi che lo hanno affiancato. “Nel 2022, abbiamo condotto uno studio osservazionale che ha interessato i 4 Centri di Diabetologia dell’ASL Torino 5. I partecipanti allo studio, età minima 18 anni, avevano ricevuto una diagnosi di diabete (di qualsiasi tipo, escluso quello gestazionale), ed erano stati sottoposti allo screening della retinopatia in occasione della visita periodica per il controllo del diabete”, spiega Piatti.

Lo studio ha utilizzato una procedura di screening tramite l’impiego sistematico di DAIRET®(Diabetes Artificial Intelligence for RETinopathy), algoritmo diIntelligenza Artificiale per lo screening di primo livello della retinopatia diabetica. L’apprendimento della macchina è stato allenato nella valutazione della RD nel 2015 e nel 2018 su oltre 55 mila pazienti e 245 mila immagini.

Ma come funziona? “L’intelligenza artificiale di DAIRET® lavora all’interno di una cartella clinica digitale, un software di cui quasi tutti i reparti di diabetologia italiana dispongono – precisa Piatti –. Non è quindi necessario fornire dati a un ente esterno. Come tutte le cartelle, ha anagrafica, anamnesi e dashboard, una sorta di lavagna con diario delle visite con una parte che va compilata dall’oculista dove appuntare tutte le complicanze che il diabete può dare”.

È un digital folder, cioè una cartella digitale che raccoglie i dati dei pazienti visitati nei centri di diabetologia e degli oculisti che seguono le complicanze del diabete.

“Sono stati considerati 637 pazienti. Le immagini retiniche erano ottenute adoperando un sistema di immagini del fondo dell’occhio non midriatico (true color, confocale) – precisa Piatti –. Veniva fotografata la retina e le immagini ricavate venivano esaminate dall’intelligenza artificiale che forniva un referto. Per cui tutti i pazienti hanno ricevuto il referto sperimentale dell’AI e quello del medico, e i due risultati sono stati comparati per verificare se la diagnosi dell’intelligenza artificiale era corretta. L’AI ha individuato al 100%  i pazienti con una retinopatia molto alta, da dover trattare, e il 70%  delle forme più lievi, dove la retinopatia diabetica non era da trattare. Tutti i pazienti che avevano bisogno di cure, quindi, sono stati individuati”.

I dati dello studio hanno anche evidenziato un’accurata sensibilità dell’algoritmo nel rilevare i casi lievi e moderati, con rilevante specificità.

DAIRET®, il sistema di Intelligenza Artificiale per la valutazione automatizzata della retinopatia diabetica, ha dimostrato quindi di essere un ottimo strumento per accelerare il percorso diagnostico e ridurre il tempo di attesa per i pazienti. “I risultati sono stati molto buoni. Il tempo di esecuzione di uno screening con DAIRET®è di 2 minuti a persona. Il grande vantaggio dell’AI è che fa grandi numeri e non si stanca mai. Normalmente i diabetologi visitano una ventina di pazienti al giorno, noi in un mese abbiamo raggiunto 637 pazienti, un numero sufficiente per avere una significatività statistica”.

L’Intelligenza Artificiale permette uno screening rapido, individuando precocemente i pazienti che necessitano di un approfondimento da parte dell’oculista. La classificazione, poi, è affidata all’oculista che diagnosticherà se la RD è lieve (R1), moderata (R2) e grave o pre-proliferante (R3), o se si tratta di retinopatia proliferante (RP).

Dallo studio sono emersi anche i seguenti dati: l’età media dei partecipanti (18-92 anni) era 65 anni, il che riflette l’età avanzata della popolazione che in Italia frequenta i Centri per il diabete.   61 pazienti (9%) avevano il diabete tipo 1 e 555 (82%) tipo 2.  Il 43% dei partecipanti erano donne e il 57% uomini. Come ci si aspettava, i soggetti col tipo 1 erano più giovani ma con una durata della malattia più lunga rispetto ai pazienti col tipo 2. “La Retinopatia Diabetica è responsabile di cecità nelle persone giovani (40/50 anni) in piena età lavorativa. Il diabete di tipo 1 inizia spesso anche a 10-12 anni di età e dopo circa 20 anni può comportare danni alla vista. Per cui è un grosso problema sociale e anche lavorativo”, sottolinea il dottor Piatti che, prima di intraprendere lo studio sull’AI, era stato premiato a Varsavia, da ESASO (European School for Advanced Studies in Ophthalmology), Associazione che insegna ai giovani oculisti le tecniche oftalmologiche più innovative sia in ambito chirurgico che in ambito clinico, presentando un percorso di diagnosi e cura dei pazienti con Retinopatia Diabetica.

Identificare le lesioni precoci, ancora suscettibili di trattamento risolutivo, assume enorme rilevanza nella prevenzione della cecità dovuta al diabete. Infatti, se eseguita prima della comparsa di sintomi visivi, la fotocoagulazione laser previene la perdita della vista in oltre il 95% dei casi di retinopatia proliferante. Le persone con diabete, anche in assenza di una sintomatologia specifica e soprattutto dopo i 40 anni, dovrebbero sottoporsi periodicamente all’esame del fondo oculare in modo da poter identificare precocemente la comparsa di lesioni alla retina prima dello sviluppo di ulteriori complicanze. Nelle forme di edema maculare diabetico, oggi causa principale di danno visivo nel diabete, è efficace l’intervento mediante iniezione intravitreale di farmaci biologici e/o steroidi.

Ci sono stati pazienti a cui non è stato possibile effettuare l’esame? “Lo screening viene fatto con la retinografia in via prioritaria, non in via assoluta, e ci sono dei casi in cui non è stato possibile effettuarlo, per esempio in presenza della cataratta, o nel caso di una pupilla molto stretta in alcune persone anziane perché la macchina fotografica del retinografo non riesce a passare attraverso pupille molto piccole”, precisa Piatti.

È uno studio in prospettiva futura perché al momento la normativa non consente l’uso dell’AI. “Nella pratica clinica non ci serviamo dell’intelligenza artificiale in modo autonomo – sottolinea Piatti –, si può utilizzarla solo come supporto perché non è ammessa in Italia una diagnosi da macchina. Abbiamo usato l’AI nello studio per verificare i suoi dati di sensibilità e specificità. La nostra indagine ha dimostrato che la sensibilità è molto elevata, e il giorno in cui sarà approvata a livello europeo la normativa per utilizzare l’intelligenza artificiale in autonomia, senza che il medico riverifichi ogni volta l’esame, si potrà farlo.

L’AI nel campo medico, specialmente nello screening della RD, rappresenta una eccitante frontiera nella Medicina. Screening guidati dall’AI possono abbassare significativamente i costi per la salute riducendo la necessità di rivolgersi a personale specializzato e rendendo più efficaci i processi di analisi. È essenziale notare che questi sistemi debbono essere visti come strumenti per aiutare, non per sostituire, l’intervento del personale sanitario umano. Combinando le forze dell’AI e dell’esperienza umana possiamo sperare di ottenere per il futuro delle cure precise, accessibili ed efficaci.

Le evidenze emerse dallo studio offrono alle società scientifiche diabetologiche spunti di riflessione circa la possibilità di applicare questa nuova metodica di screening nella pratica clinica quotidiana. L’AI, sono in molti a criticarla… ma come spesso succede il segreto è tutto nel come viene utilizzata. Il problema non è l’intelligenza artificiale, ma chi la usa.

Clementina Speranza

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PRIMO CONGRESSO DELL’ESTETICA MEDITERRANEA: I SEGRETI DELLA LONGEVITÀ

PRIMO CONGRESSO DELL’ESTETICA MEDITERRANEA: I SEGRETI DELLA LONGEVITÀ

Si è celebrato con successo il Primo Congresso dell’Estetica Mediterranea svoltosi alle Antiche Terme di Sardara, in occasione dei 18 anni di attività di Fitomediterranea, azienda di fitoceutica, regalando una giornata di illuminanti discussioni e approfondimenti sulla salute e la longevità umana. In un mondo sempre più interessato alla ricerca della fonte della giovinezza, questo incontro ha illuminato una strada promettente verso una vita sana e appagante.

Il palcoscenico ha visto la partecipazione di eminenti esperti, tra cui Grazia Fenu Pintori, Anatomopatologa; Anna Cantagallo, Neurologa; Renato Begotti, ricercatore in fotobiologia; Ivano Burello, podologo; Pio Polimeni, Osteopata e operatore olistico; Fausto Bombardelli, direttore Metodo Benessere e docente di massoterapia /Psicosomatica

Il cuore dell’evento è stato il riconoscimento della Blue Zone di Ogliastra, in Sardegna, dove la peculiarità genetica della popolazione ha catturato l’attenzione del mondo scientifico, considerato l’alto numero di centenari.

La scoperta di geni, come quello presente sul Cromosoma X che è responsabile della produzione dell’enzima G6PD nei globuli rossi, ha svelato il segreto di una difesa efficace contro lo stress ossidativo, fattore causa nell’invecchiamento. In particolare, gli studi di epigenetica hanno sottolineato come la comprensione dei legami tra geni e longevità possa aprirsi a nuovi orizzonti nella ricerca sulla salute. La scoperta che le scelte quotidiane individuali possano influire sulla lunghezza dei telomeri, le estremità dei cromosomi, offre un suggestivo spunto di riflessione sulla capacità di ciascun individuo di plasmare il proprio destino biologico. Il ruolo chiave nel modellare l’espressione genetica risiede negli stili di vita, inclusi alimentazione e attività fisica.

I contributi dei diversi esperti hanno arricchito ulteriormente il dibattito, portando al congresso una prospettiva che collega estetica, benessere e longevità. L’interconnessione tra scelte di vita e il mantenimento della salute e della bellezza nel tempo infatti, si è rivelato un aspetto cruciale nel rallentare i processi di invecchiamento.

Tra le tematiche di rilievo che sono emerse vi sono stati inoltre l’importanza determinante del benessere mentale come base per instaurare la longevità individuale. 

Studi di psicosomatica e di neuroscienza hanno appurato che un cervello allenato a restare giovane e attivo, che fugge dalle negatività ma che abbraccia le emozioni positive ha un potenziale cognitivo in grado di apportare un beneficio fisico globale, contrastando in modo significativo anche situazioni avverse come le malattie.

Rientrano così pure le discipline olistiche che basandosi sulla naturale capacità del corpo di auto-rigenerarsi, concorrono a creare un sano equilibrio mente, corpo e spirito finalizzato al benessere della persona nella sua totalità.

Tra le terapie innovative su cui si sta ponendo l’attenzione è la fotoceutica basata sulla luce come moderatrice dei fenomeni di stress e invecchiamento cellulare. Avvalersi della luce come integratore biologico fa della fotoceutica un elemento indispensabile per il corpo per riequilibrare le funzioni cellulari determinate da stili di vita errati, farmaci ed emozioni negative.

Il tema centrale che ha permeato il congresso è stato quindi il riconoscimento di un modello di longevità intrinsecamente legato ai comportamenti individuali e alle scelte di vita. 

Il Primo Congresso dell’Estetica Mediterranea si è concluso con l’idea che l’aspettativa di vita non è solo un dato biologico ma una sfida aperta a chi desidera modellarla attivamente. Questo importante evento ha offerto un invito a esplorare le potenzialità della connessione tra geni, stili di vita e longevità. 

Linda Pili

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LA LOTTA CONTRO IL TUMORE PASSA ANCHE DALLA TAVOLA

LA LOTTA CONTRO IL TUMORE PASSA ANCHE DALLA TAVOLA

“È ormai risaputo che la prevenzione inizia dalla tavola – Commenta Francesco Schittulli, presidente di LILT -. Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica a un’alimentazione varia ed equilibrata, evidenziando che le errate abitudini alimentari possono essere responsabili di più di 3 casi di tumore su 10, come emerso da una ricerca dell’American Institute for Cancer Reasearch. Per questo motivo la LILT si fa da sempre promotrice di una dieta sana, ispirata a quella Mediterranea, nella quale prediligere cereali integrali, frutta, verdura e legumi. Il cavolfiore rientra appieno tra gli alimenti consigliati perché grazie alle sue proprietà nutritive svolge un ruolo prezioso nella prevenzione delle malattie tumorali”.

Ecco perché in occasione della Campagna Nastro Rosa 2023, il cavolfiore, eccellenza della Piana del Sele supporta la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori per la prevenzione e la diagnosi precoce della neoplasia più diffusa in Italia. A sud della provincia di Salerno si estende una ricca e fertile. pianura: la piana del Sele. Il luogo unico che, grazie al clima ideale mitigato anche dalla morfologia del paesaggio, esprime il meglio di sé attraverso produzioni di eccellenza, come il Cavolfiore della Piana del Sele. Si tratta di una cultura tra le più rappresentative di tutta l’area, caratterizzata da un colore bianco brillante, dalla croccantezza del suo fiore, da un bassissimo contenuto di sale e da un alto contenuto proteico. Un alimento prezioso, anche in virtù delle concentrazioni considerevoli di elementi minerali fondamentali per il nostro metabolismo come fosforo, calcio, potassio, magnesio e ferro, oltre che per il suo alto contenuto di vitamina C, che è davvero un valido alleato della salute in tavola. 

Oggi, il Cavolfiore della Piana del Sele sostiene la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) in occasione della Campagna Nastro Rosa 2023: iniziativa che ha come obiettivo quello di sensibilizzare tutte le donne sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori del seno. Dal 26 ottobre al 10 novembre, sarà infatti possibile acquistare uno dei 40.000 pack del Cavolfiore della Salute nelle principali insegne della GDO in Lombardia, Esselunga e Bennet, contribuendo così alle tante iniziative volte alla prevenzione e alla diagnosi precoce che LILT Milano sviluppa sul territorio. E per gustarlo al meglio, lo chef Davide Oldani, testimonial dell’iniziativa, ha creato la ricettaspeciale “Cavolfiore della Piana del Sele al cucchiaio con giardiniera e uovo affogato” che ne valorizza il sapore unico, mantenendo intatte tutte le sue qualità organolettiche così importanti per la nostra salute: https://www.youtube.com/watch?v=uFiT41ozmCs

Il progetto “Il Cavolfiore della Salute”, presentato a Milano presso il Foody Business Center con la partecipazione anche di Cesare Ferreo, Presidente So. GE.M.I, è un’iniziativa della Moccaldi Raffaele Srl, azienda giovane e dinamica impegnata nella distribuzione di frutta everdura alle principali catene della GDO del Nord Italia. Siamo già alla seconda edizione del Cavolfiore della Salute – spiega Gerardo Moccaldi, Direttore Commerciale dell’Azienda – un’iniziativa che si sviluppa come progetto di co-marketing con finalità di CSR a favore di LILT, l’eccellenza della lotta contro i tumori in Italia, grazie al coinvolgimento diretto dell’organizzazione dei produttori del Cavolfiore della Piana del Sele. Quest’anno destineremo a LILT il trenta per cento del ricavato della vendita dei pack con il cavolfiore alla GDO, contribuendo a supportare le tante iniziative sul territorio dedicate alla prevenzione dei tumori. Siamo, inoltre, particolarmente orgogliosi di avere ottenuto il patrocinio del Comune di Milano, oltre al supporto di un testimonial come Davide Oldani, tra i grandi chef della cucina italiana e inventore della ‘cucina POP’. Una cucina leggera ma gustosa, sana ma varia, semplice ma sorprendente che ben si sposa con i corretti stili di vita alimentari che sono alla base della prevenzione delle patologie oncologiche”.

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UNA CAMPAGNA PER PRESERVARE LA CAPACITÀ VISIVA

UNA CAMPAGNA PER PRESERVARE LA CAPACITÀ VISIVA

Il tuo punto di vista conta – non lasciare che le maculopatie ti fermino è una campagna di sensibilizzazione sulle maculopatie, in particolare Degenerazione Maculare legata all’età Umida (nAMD) ed Edema Maculare Diabetico (DME).

La prima tappa della campagna coinvolgerà Milano: il 17 giugno presso il Teatro Manzoni (Via Alessandro Manzoni, 40) e giorno 1 luglio presso la Bocciofila Caccialanza (Via Padova, 91) messa a disposizione dalla FIB – Federazione Italiana di Bocce. Durante queste due giornate, saranno effettuate visite della vista di primo livello gratuite alla popolazione maggiormente a rischio per età  (oltre i 50 anni) per la prevenzione delle maculopatie.

“Per rendere più semplice, aderente, vantaggiosa la terapia è bene individuare la patologia nella fase iniziale, afferma il Professor Francesco Viola, Direttore Struttura Complessa Oculistica della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Professore all’Università degli Studi di Milano.

Le maculopatie sono patologie oculari che interessano l’area che si trova al centro della retina, ovvero la macula. Le più diffuse sono la degenerazione maculare legata all’età e l’edema maculare diabetico, che colpiscono principalmente le persone con più di 50 anni, la fascia di età più rappresentativa della popolazione italiana con una piena vita sociale e spesso anche lavorativa. 

La degenerazione maculare legata all’età colpisce la parte della retina deputata alla visione centrale nitida e dettagliata e, a seconda di come la macula viene danneggiata, ne esistono due tipi: ‘AMD secca’ e ‘AMD neovascolare o umida’. La AMD neovascolare o umida (nAMD) è la forma più avanzata e si caratterizza per la crescita incontrollata di nuovi vasi sanguigni anomali sotto la retina. Se non trattata, può provocare una perdita rapida e grave della vista. Circa 20 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di nAMD, che è la causa principale di perdita della vista negli ultrasessantenni. In Italia, colpisce prevalentemente la fascia d’età 65-69 anni e over 85 con un’incidenza rispettivamente del 2,1%  e del 3,7% .

Anche l’edema maculare diabetico (DME) è una grave patologia della vista, una complicanza del diabete (tipo 1 e tipo 2). Nel mondo sono circa 21 milioni le persone che ne soffrono. Gli alti livelli di glucosio deteriorano i piccoli vasi sanguigni della retina che, una volta danneggiati, iniziano a sanguinare e riversare liquidi nella macula. L’accumulo di liquidi provoca quindi un edema. Se non trattato adeguatamente può portare a un’importante ipovisione e peggioramento della qualità di vita dei pazienti che ne sono affetti.

I sintomi dell’AMD secca possono manifestarsi quando ormai la patologia è in stato avanzato. L’AMD non influenza la “visione periferica” anche se l’area sfocata al centro del campo visivo del paziente può espandersi, influenzando attività quotidiane come il riconoscimento dei volti, la lettura e guida.

Visione di punti scuri, distorsione delle forme e colori sbiaditi, scomparsa delle parole durante la lettura, sensazione di abbagliamento e fastidio da luce intensa sono i sintomi sintomi dell’AMD. Il DME possono presentarsi con visione offuscata, difficoltà a distinguere tra tonalità chiare e scure, scotomi (macchie cieche).

L’AMD e il DME causano al paziente una rapida perdita dell’autonomia, per la progressiva riduzione della visione centrale e dettagliata. Questo ha un impatto notevole sia sulla quotidianità sia sulla psiche della persona e dell’intero nucleo familiare. Ad esempio, l’edema maculare diabetico, essendo associato al diabete e non all’età, può colpire anche pazienti più giovani che all’improvviso non possono più lavorare. Al contrario, la degenerazione maculare neovascolare colpisce prevalentemente le persone oltre i sessant’anni, che si trovano a vivere il profondo disagio di non essere autonomi, di non poter vedere bene, di non poter andare da soli a fare le visite e a farsi somministrare la terapia. Diventa fondamentale quindi una presa in carico del paziente tempestiva e adeguata”, spiega il Professor Francesco Bandello, Direttore dell’Unità di Oculistica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e Presidente Associazione Pazienti Malattie Oculari.

Ad oggi, il trattamento principale per le maculopatie prevede l’utilizzo di inibitori del VEGF (fattore di crescita dell’endotelio vascolare), una proteina che stimola la crescita di nuovi vasi sanguigni. Nella maggior parte dei pazienti, gli inibitori del VEGF, somministrati attraverso iniezioni intravitreali, possono migliorare la visione se la diagnosi è stata precoce e il trattamento tempestivo e se eseguito a cicli regolari nel tempo.

“Bisogna spiegare al paziente che esiste la terapia e che non si deve rinunciare. La rassegnazione del paziente anziano è spesso un grosso problema, bisogna spiegare che è un loro dovere curarsi. Manca l’informazione sui percorsi terapeutici e sul fatto che la perdita di autonomia, dovuta alla riduzione della capacità visiva, sia un problema reale che impedisce spesso a questi pazienti di prendersi cura di loro stessi”, commenta Assia Andrao, Presidente Retina Italia OdV.

“Noi siamo malati cronici. Siamo casi che non guariremo mai. Anche la nostra è una disabilità”, afferma Massimo Ligustro, Presidente di Comitato Macula.

E ciò  che spaventa il paziente è che molti trattamenti per la maculopatia dovranno essere ripetuti per il resto della vita. “Questo, unito al fatto che molti pazienti non sono autonomi, contribuisce ad una riduzione dell’aderenza terapeutica, con conseguente peggioramento della malattia. E questo è esattamente ciò che non vogliamo che accada. Grazie alla continua ricerca nel segmento delle patologie oculari, i pazienti avranno a disposizione nuovi trattamenti che li faciliteranno sempre di più nella corretta compliance della terapia, fondamentale per un importante e significativo recupero della visione e di una vita sociale e quotidiana attiva”, spiega il Professor Francesco Viola, Direttore Struttura Complessa Oculistica della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Professore all’Università degli Studi di Milano.

L’iniziativa Il tuo punto di vista conta – Non lasciare che le maculopatie ti fermino” vuole sensibilizzare la popolazione sulle maculopatie e far emergere i bisogni dei pazienti, sottolineando l’importanza della prevenzione. Con questi obiettivi, oltre a momenti di informazione attraverso conferenze stampa, verranno effettuati screening della vista gratuiti sul territorio nazionale, facendo tappa in diverse città italiane come Milano, Roma, Genova. Durante le giornate dedicate, le visite oculistiche di primo livello, effettuate da uno specialista, includeranno una scansione precisa della retina attraverso la tomografia a coerenza ottica (OCT). 

“Fondamentalmente siamo un’azienda biotecnologica – precisa Anna Maria Porrini, Medical Affairs&Clinical Operations Head di Roche SpA -. La filosofia di Roche è fare oggi ciò di cui i pazienti hanno bisogno domani e il nostro filo conduttore sono ricerca e innovazione. I prodotti che stiamo seguendo in tutte le fasi di sviluppo spaziano da anticorpi monoclonali fino alla terapia genica. Lo scorso anno abbiamo investito 14 miliardi di franchi svizzeri in attività di ricerca e sviluppo e ci rende un’azienda tra le prime 10 tra tutti i settori industriali.

Le aree sulle quali siamo focalizzati sono l’oncologia, la neurologia, le malattie rare, ma negli ultimi 10 anni ci siamo impegnati  nell’area oftalmologica. E abbiamo un obiettivo che ci guida in oftalmologia: fare in modo di preservare la vista in quei pazienti che sono affetti da patologie che tolgono la vista e quindi iniziative che favoriscono screenning  e volte a sensibilizzare la diagnosi precoce sono per noi di primaria importanza”.

La campagna è promossa da Roche Italia con il patrocinio di Associazione Pazienti Malattie Oculari (APMO), Comitato Macula, Retina Italia ODV e Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO).

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