CUCINA ITALIANA CREATIVA TRA FIORI E DESIGN

CUCINA ITALIANA CREATIVA TRA FIORI E DESIGN

Amaryllis, tulipani, calle per adornare i tavoli. Poi le composizioni con le magnolie che Stefano crea insieme al suo papà che gli ha trasmesso la passione per fiori e piante. Le decorazioni mutano in base alle stagioni, da Nosh, il ristorante in stile modern urban, progettato dall’architetto e artista lombardo Vincenzo de Cotiis citato nelle liste AD100 di Architectural Digest. Pareti scure, luci soffuse, un lunghissimo bancone sopra il quale giace uno scenografico specchio obliquo.

Il locale, a Treviglio, è stato creato 20 anni fa, e il passaggio di consegna ai fratelli Stefano e Luca Rivoltella è avvenuto nel 2021. In cucina: lo chef Michael Zambetti, con esperienze lavorative decennali in Italia e Svizzera. “Michael è in linea con la nostra idea di ristorazione: una grande passione che si riscontra nei piatti – spiega Stefano Rivoltella –. La passione ti porta a impegnarti, a mettere sul piatto prodotti di altissimo livello senza guardare cosa ti rientra nel portafoglio. Per esempio acquistiamo la carne anche dall’Australia, dall’America e dai Paesi del Nord, dove gli animali crescono allo stato brado in grandi distese di terreni”.

E cosa ne pensi della carne sintetica?

“È chimica e in quanto tale non deve essere chiamata ‘carne’. Noi compriamo materie prime selezionate, di alto profilo e fresche, pertanto non è un prodotto che potrebbe essere mai utilizzato nel mio ristorante”, risponde il ristoratore.

Cucina italiana creativa è la definizione perfetta per le creazioni di Nosh. Cos’è per voi il Made in Italy?

“Il turista che viene in Italia deve poter mangiare la vera cucina italiana fatta bene. È nostra responsabilità offrire il made in Italy. Per quanto riguarda i prodotti italiani, è giusto che vengano tutelati. E poi quando arrivano al tavolo, sta anche a noi valorizzarli, spiegandoli”, precisa Rivoltella.

Da Nosh nulla è lasciato al caso. “La ristorazione è ospitalità. È fatta di cucina, sala e ambiente circostante. La sintonia tra cucina e sala rende un posto speciale, crea il cosiddetto posto del cuore. La cucina, poi, da noi è un incontro di menti che inventano dei piatti. Ognuno porta il suo bagaglio di conoscenze professionali, ed è grazie al gruppo e alla collaborazione che nascono i piatti di Nosh”, sottolinea Stefano Rivoltella.

Il re dei piatti? “La Calamarata, mezzi paccheri con una salsa di peperone giallo e pomodoro napoletano che viene cotta per lungo tempo, filtrata 2 volte, e finita con una riduzione di gambero rosso. Il gambero rosso sopra, e poi la spolverata di aglio nero”. Un piatto che i fratelli Rivoltella hanno dedicato alla loro mamma, presente in carta da quando hanno aperto il locale, così come la ‘costoletta’ alla milanese, battuta e panata al momento con diverse consistenze di pane 100% segale e poi rosolata nel burro chiarificato.

A sorprenderci?  Il polipo, che viene prima bollito e poi arrostito con paprika, miele e peperoncino.

Anche i dolci sono tutti realizzati in casa: dal Tiramisù versione Nosh, proposto in bicchiere, alla Tarte Tatin di mele e cannella con gelato alla vaniglia. Prima del dessert vengono serviti degli sfiziosi sorbettini alla frutta, presentati come fossero gelati con lo stecco.

Guarda il video https://www.instagram.com/reel/C4-UYH0I4Xg/?igsh=bXJ2M2UydjV6NHkx

Clementina Speranza

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TOSCANA IN TAVOLA

TOSCANA IN TAVOLA

Grandi tele dell’artista toscano Marco Boni e candele accese anche di giorno per creare una calda accoglienza, sui tavoli ricavati da fasciami affondati sulla costa toscana arriva lei, succosa, tenera, cotta alla perfezione: La Fiorentina.

“Siamo celebri per l’iconica Bistecca alla fiorentina, e anche per tartare, hamburger, filetto, controfiletto, costata e altri piatti di carne. Qui, tutto Made in Tuscany. Siamo orgogliosi di essere in Toscana, regione celebre nel mondo per le bellezze artistiche, paesaggistiche e per l’enogastronomia, ecco perché abbiamo scelto il nome ‘i Tuscani’. Fin dal principio abbiamo deciso di offrire ai nostri clienti prodotti regionali –  precisa Enrico Burberi, titolare del ristorante -. Svolgiamo un approfondito lavoro di ricerca nel territorio, proponiamo formaggi, salumi e altri alimenti riconosciuti come PAT (Patrimoni Agroalimentari Tradizionali), sono 456, che oltre al gusto eccellente esprimono la storia e la cultura di queste zone”. Alla bistecca è abbinato ‘Tenuta Campo al Mare’ un taglio bordolese classico, rotondo e di ottima struttura, che si muove verso un sapore ricco e intenso, ma ben equilibrato.  È uno dei vini rappresentativi e conosciuti della zona di Bolgari, della cantina Ambrogio e Giovanni Folonari, nasce dall’assemblaggio di quattro nobili vitigni francesi: Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot. Il sorso morbido, aromi intensi di amarena, piccoli frutti di bosco e sfumature speziate. Il vino si sposa anche con il ricco tagliere che comprende i crostini di fegatini di pollo, la finocchiona, il Capocollo di cinghiale, il prosciutto di grigio, la salsiccia di cervo, i salumi del mugello e un formaggio di mucca stagionato 24 mesi da accompagnare con la mostarda.

“Lavoriamo con fornitori che condividono la nostra filosofia, che si prendono cura con passione degli animali allevati e si interrogano sull’impatto ambientale. Ciò che facciamo celebra il meglio del loro lavoro, frutto di colture consapevoli e sostenibili: per questo motivo, quando ti serviamo le bistecche alla fiorentina e gli altri nostri piatti te li presentiamo con tutta la passione possibile”, spiega Burberi, Ma qual è l’iter e a cosa serve la frollatura? “Da noi arriva la lombata, lo chef la porziona, generalmente 1 kg, 1,3 kg., dipende dalla razza e dalle dimensioni, poi si passa alla frollatura (meat aging, in inglese) il processo chimico-fisico naturale di maturazione della carne che ha l’obbiettivo di rilassare le fibre così da fargli acquistare maggiore morbidezza, gusto e digeribilità.

Frolliamo le nostre carni dai 45 ai 50 gg, ma anche 75 gg, dipende sempre dal tipo di carne. Viene fatta scegliere al cliente. È tutto molto semplice.”

E la cottura? “A i Tuscani sono 10 anni che prepariamo bistecche, e da noi le si mangia solo al sangue!”

Cosa ne pensa della carne sintetica? “Di carne coltivata in laboratorio se ne parlerà sempre più, ovviamente. Noi portiamo sulla tavola ‘la Toscana più vera e genuina’ e l’approccio che abbiamo è di rispetto estremo verso l’animale, di cui nobilitiamo ogni parte. Dobbiamo poi considerare altri aspetti: in primis, la carne artificiale non costituisce la risposta alle problematiche etiche, di sostenibilità e di salute derivanti dall’intensificazione degli allevamenti, e poi non possiamo sapere adesso gli effetti che potrà portare a medio e lungo termine sulla salute delle persone”, risponde Enrico Burbieri.

Al termine di ogni pranzo e cena: Amaro Ipa, un fernet che ricorda il profumo intenso delle birre artigianali di stile IPA, con sentori di genziana e un retrogusto al luppolo; grappa monovitigno di Brunello di Montalcino della Distilleria Urbana Italia (Route 222 Argento), Route 222 è la via Chiantigiana, la strada che da un quartiere di Firenze si inerpica verso le colline del Chianti, per proseguire poi sotto Siena; Liquore Ratafia di Amarene – DU:IT dove le ciliegie vengono sciroppate, infuse nell’alcool e nel vino rosso di Montepulciano d’Abruzzo. E, della stessa distilleria, la Grappa della Felicità. Sambuca alle erbe aromatiche, grappa Maremmana, grappa Tiburzi, di Cipriani Liquori, una piccola azienda artigianale di liquori e grappe, di Capalbio. Tutte bottiglie lasciate sul tavolo al cliente.

Guarda il video: https://www.instagram.com/reel/C3n_XCXIR9j/?igsh=NzBjbXI1a21sMWhv

Clementina Speranza

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LUXURY CATERING BIO E MADE IN ITALY

LUXURY CATERING BIO E MADE IN ITALY

Tutto è nato da un’esigenza e dalla mente di Mauro Benincasa, il Ceo di HQ Food & Beverage, che si occupa da oltre 20 anni di catering nel settore luxury. Un’unica azienda, quattro brand specializzati in diversi settori del lusso, tutti accumunati da un servizio sartoriale, flessibilità e rapidità dell’offerta. “Con il mio socio, Maurizio Locatelli, organizzavamo voli privati e dovevamo dare a bordo servizi di qualità. Così nel 1999 lanciamo Hi Fly Catering che si occupa di riforniture di bordo dei jet privati – racconta Mauro Benincasa -. Nel 2005 apriamo la nostra cucina e ci attrezziamo per tutte le certificazioni aeroportuali”.

Da quest’esperienza nasce Dream-Eat, che si rivolge prevalentemente all’alta moda, alle produzioni cinematografiche e pubblicitarie. “Nel 2012 sondiamo nuovi terreni e creiamo brand dedicati ai catering di terra, e programmiamo l’apertura del nostro showroom a Milano: HangarQ, che si concretizza nel 2018. Una location arredata con parti di aeroplani dove abbiamo spostato le cucine di produzione. Facendo sposare ciò che facciamo con la sostenibilità, nel 2020, nasce BioQitchen”, riferisce Mauro Benincasa.

Cos’è per voi la sostenibilità? “Per noi non deve essere solo ambientale, ma anche economica per l’azienda, affinché possiamo destinare dei fondi per fare ricerca e innovazione. Abbiamo ideato, infatti, un comitato tecnico scientifico esterno alla nostra struttura composto da una designer svedese che collabora con una delle più grandi aziende di packaging sostenibile, c’è un professore di food design dell’Università di Roma ISIA, c’è Raffaele Lupoli, direttore generale di www.economiacircolare.com, a loro portiamo le nostre procedure e chiediamo di darci consigli e un indirizzo su come poterle migliorare. Da qui una ricerca ragionata del packaging innovativo, non vogliamo escludere la plastica a priori, nel momento della ristorazione ci sono casi in cui può essere efficace avere una plastica riutilizzabile, oppure utilizzare il vetro o la ceramica. Ci sono dei parametri che teniamo in considerazione. Ad es. quanto pesa il prodotto, per quanto tempo dobbiamo trasportarlo, come possiamo riutilizzarlo, quanto costa lo smaltimento in termini economici e ambientali. Quando abbiamo calcolato il nostro scarto alimentare tra bucce, ecc, eravamo intorno al 2% e oggi siamo a meno di questa percentuale. E con l’aiuto del comitato tecnico scientifico saremo in grado di dare un report di sostenibilità a fine di ogni evento”, precisa Mauro Benincasa.

Nel 2022 BioQitchen ha preparato 69710 primi piatti, 106516 secondi piatti, 94132 contorni e 96996 dessert, numeri importanti che, se misurati con l’acquisto di materie prime biologiche (100% acquisti di filiera controllata e 92% prodotti alimentari biologici), danno il senso della crescita esponenziale di questo catering nato solo nel 2020.

Il brand del Gruppo HQ Food & Beverage è green nei fatti, limitando al massimo gli sprechi, a partire dal territorio circostante la sede di via Tertulliano n. 68, dove si svolgono tutte le preparazioni, con un impatto minimo sull’emissione di inquinamento acustico e dei fumi provenienti dalle cappe della cucina. Anche l’inquinamento è ridotto con l’utilizzo del veicolo full electric Toyota Proace City, che riduce ogni mese 180.000 g di CO2, immessi da veicoli convenzionali.

Tutti i packaging scelti da BioQitchen sono green, a partire dalla scelta della polpa di cellulosa, della carta, delle ceramiche e del bamboo per i piatti e vassoio.

Non solo la produzione alimentare, ma anche l’amministrazione è inserita in un virtuoso processo di sostenibilità, tanto che non si stampa più carta per gli ordini, grazie a un software di condivisione aziendale: 52 risme di carta risparmiate all’anno, equivalenti a – 130 kg di carta.

BioQitchen vanta oggi prestigiosi partner dall’anima sostenibile e biologica: Alce Nero,  Pastificio FelicettiL’AgricologicaAmatrice Terra, VivaCarioni BioPrimaVera, CerettoMia KombuchaWamiCaffè delle Donne (Torrefazione El Miguel), Agricooltur e Legù.

La cucina è internazionale. “I nostri chef spaziano dalla cucina sudamericana, a quella del farest, dalla cucina mediorientale a quella mediterranea. I nostri clienti possono chiederci qualsiasi cosa (quasi)”, precisa Benincasa. Un esempio? “Polpettine chef made per il cagnolino. Un allestimento di Alice nel paese delle meraviglie per una bimba. E siamo riusciti anche a recuperare 7 filetti di orata ordinati alle 10 di sera di domenica, per una consegna in aeroporto l’indomani alle 7. Cerchiamo sempre di soddisfare i clienti”, ricorda sorridendo Benincasa.

E per il futuro? Un nuovo laboratorio di produzione dedicato a piatti semilavorati o pronti sostenibili gourmet e salutari da distribuire nel mondo dell’hôtellerie. Un luxury catering Made in Italy”. Cos’è per voi il made in Italy? “È ciò che quotidianamente cerchiamo di raggiungere: gusto, bellezza, stile ed eleganza”.

Guarda il video di EMME22 sull’evento BioQitchen

https://www.instagram.com/reel/C3xPviJoXq7/?igsh=MWxsbjhnMXp1cm85cA==

Clementina Speranza

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A FIRENZE L’ABBINAMENTO PERFETTO

A FIRENZE L’ABBINAMENTO PERFETTO

Siamo a Firenze, città storica rinomata per le sue chiese, i palazzi rinascimentali, i marmi e gli affreschi, ma anche per il suo artigianato Made in Italy e per la storia e la tradizione di molti suoi negozi glamour e iconici. Nella città medicea è bello perdersi tra mercati, pelletterie e botteghe orafe, o tra le strade che costeggiano il corso del fiume, i famosi “lungarni.

Nel cuore dello shopping di lusso del centro storico, all’inizio della celebre via della Vigna Nuova, ideale per una sosta è Enoteca Vigna Nuova, una dimensione unica di ristorante-enoteca, nato per rilassarsi gustando vino e cibo, che qui hanno la stessa importanza.

Ed è qui che viene proposto l’abbinamento perfetto grazie all’esperienza di Giacomo Nucci. Alcuni esempi? La terrina di fegatini di pollo alla Vigna Nuova con schiacciata calda è fegato di pollo fatto alla toscana con riduzione di vino rosso e miele, Invece che tagliato al coltello, viene lavorato con un 30% di burro per farlo solidificare ed è accompagnato da una focaccia. Un abbinamento per regione con Castello del Trebbio, brut metodo classico.

Le fettuccine al tartufo bianco di San Miniato accompagnate da un flut con blanc de blancs Montellori pas dosè.

Le tartare con carne delle colline toscane con maionese al limone e giardiniera con pepe Sichuan, (dove è consigliato far cadere un paio di gocce di aceto balsamico di Modena Giuseppe Giusti) accostate al Trento doc, Piancastello Zero riserva millesimato 2018 di Endrizzi.

I cantucci della vigna con Vin Santo della Signora DOC (Vin Santo del Chianti Fattoria Montellori 2018).

In cucina lo Chef Valentino Masi, forte di un’esperienza pluriennale nella ristorazione sempre come chef: la sua cucina tipica della tradizione italiana delle varie regioni, parte da materie prime di assoluta qualità per giungere a un risultato godibile, gustoso e bilaciato. Lo Chef Valentino conduce le cooking class a cui partecipano molti turisti sia italiani che stranieri (con parecchi bambini), mentre i wine tasting sono condotti da Gabriele e Giacomo, i sommelier che sono i riferimenti in sala.

L’apertura di Enoteca Vigna Nuova, datata 2017, ha rappresentato il coronamento di un sogno di tre amici che desideravano creare a Firenze un locale dal concept non ancora presente in città. Nel 2019 è divenuta un’azienda familiare, costituita da Giacomo Nucci (uno dei tre soci originari) e da sua moglie Sofia Totti.

Guarda il video di EMME22 sull’enoteca 

https://www.instagram.com/reel/C1FflAdtQ0N/?igsh=MWdqbG1jOWZzeHh3Zw==

Clementina Speranza

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L’EVOLUZIONE DEL FOOD AND BEVERAGE

L’EVOLUZIONE DEL FOOD AND BEVERAGE

Nell’era moderna, che si tratti di moda, motori, food o mixology si avverte una percezione nostalgica verso il passato.

L’ ambiente della cucina non è più semplicemente il luogo dove si preparano i pasti, è diventato anche il cuore pulsante di una rivoluzione culinaria dove il controllo sulla gestione è fondamentale.

In un mondo sempre più attento all’ecologia e all’etica alimentare, la cucina si evolve non solo nella preparazione dei piatti, ma anche con i valori che abbraccia.

Nell’attuale scenario post pandemia, il Food&Beverage ha reimpostato molte regole e abitudini esistenti da tempo, che sembra abbiano fatto ingranare il “turbo” al settore. Il comparto, infatti, è al 2° posto nell’ industria manifatturiera italiana. È fiore all’occhiello della nostra economia e sta attraversando una fase di profonda trasformazione sotto l’impulso inarrestabile dell’innovazione digitale.

I nuovi paradigmi dell’Industria 4.0 permettono al settore di rispondere con efficacia alle attuali sfide di sicurezza, tracciabilità e qualità. Da qui l’inevitabile creazione di nuove figure professionali, che spesso pur nascendo nella ristorazione evolvono le loro cariche e mansioni, che si avvicinano sempre più a quel mix tra food&beverage e imprenditoria.

A metà novembre, in Versilia, si è tenuta una convention della durata di due giorni  presieduta da Emiliano Citi.

La sua aura carismatica cattura l’attenzione in sala.

Un taglio di capelli moderno, una lunga barba e il tutto ben curato aggiungono anche un tocco di fascino, ma è la sua abilità nel presentare idee innovative che davvero colpisce.

Lo abbiamo incontrato giorni dopo per un’intervista nel suo nuovo ufficio, una struttura molto bella e dal gusto ricercato, che trasmette l’essenza di questo innovatore.

La stretta di mano decisa, infonde da subito la sua sicurezza e Citi irradia l’ambiente con la sua personalità. “Sin da giovane mi sono dato molto da fare cercando di fare carriera e ho cercato di migliorarmi. Ognuno di noi si ispira a qualcuno/qualcosa, e grazie al film Cocktail, io ho capito che il mio settore era quello del Food&Beverage”, racconta Citi. Cocktail è un film del 1988 diretto da Roger Donaldson, con protagonista Tom Cruise. Narra la storia di un giovane barman (Tom Cruise), che con la sua professione si divide tra serate, divertimento e gentil sesso.

Ispirato dalla produzione hollywoodiana, Citi, originario di Pisa, cresciuto a Viareggio, parte come cameriere in un bar della città del Carnevale. Poi entra in Polizia, perché fin da piccolo era il suo sogno, ma purtroppo o per fortuna, ha un brutto incidente, che lo fa riformare, e quindi torna alla sua prima passione, ovvero lavorare come Barman. È il 1994, e inizia a dividersi tra i molti locali della Versilia, vivendo la notte come il giorno. 

Inizia a viaggiare intorno al globo, rinunciando ad alcune offerte di lavoro più cospicue in Italia, per andare circa 4 mesi al Club Med al Resort Alpe d’Huez, per riuscire a imparare il francese, appassionandosi così di lingue. “Sono un curioso della vita, ma soprattutto delle lingue, le ho imparate attraverso viaggi, ma anche con l’utilizzo dei mass media”, racconta l’imprenditore.

Una carriera in crescita quella di Citi, che lo porta a diventare food&beverage Manager di importanti realtà, ma anche a lavorare sulle navi da crociera. Un affamato di esperienze, che fanno in modo che il suo curriculum cresca. “Uno dei miei mantra è ‘si fa quello che si dice’, facendo sempre attenzione al dettaglio”, precisa Citi.

Nella nostra chiacchierata, Citi, spiega che imparare dal fallimento è diventato un luogo comune nel mondo del Business. Infatti lui stesso, trae insegnamento da un fallimento lavorativo.

Nel 2015 inizia a lavorare come insegnate all’Alma, la scuola di alta formazione per la cucina. “Ma è nel 2016 che dopo un malessere, che risvegliatomi in ospedale, a Bologna, ho capito che dovevo cambiare qualcosa nella mia vita, anche per il figlio che in quell’anno aveva appena 4 anni”, rievoca Citi.

Inizia, così,  a fare consulenze rimanendo incredulo lui stesso: “questo mondo nuovo pendeva dalle mie labbra!”.

Inizia a capire che grazie a dei metodi di gestione imparati negli Stati Uniti, era bravo sui costi di gestione.

Ristobusiness è oggi la sua azienda, offre analisi strategica ed economica, consulenze private, qui Citi è socio unico, con 25 collaboratori all’attivo e ha chiuso il 2023 con un fatturato che supera 1 milione di euro.

“Il 2023 è stato l’anno del mio cambiamento aziendale, ho reimpostato la struttura del mio Brand principale, e a questo si è aggiunto un restyling dell’altra società chiamata Tomato, specializzata in software gestionali della ristorazione”, precisa Citi, il visionario con la capacità di semplificare tutto puntando unicamente verso l’obbiettivo finale.

Cristiano Gassani

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VINITALY IN UDIENZA DAL SANTO PADRE

VINITALY IN UDIENZA DAL SANTO PADRE

Il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza privata, presso il Palazzo Apostolico Vaticano, oltre 100 produttori vinicoli,  soci, rappresentanti delle associazioni di settore e Veronafiere al Convegno organizzato da Vinitaly sul tema L’economia di Francesco e il mondo del vino italiano” e ha rivolto loro il saluto che pubblichiamo di seguito:

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Vi do il benvenuto, saluto Mons. Pompili e ciascuno di voi. Siete qui in occasione del

Convegno che Vinitaly ha organizzato sul tema “L’economia di Francesco e il mondo del vino italiano”. Per numero di aziende coinvolte, qualità di produzione e impatto occupazionale, la vostra è certamente una realtà significativa, sia sulla scena vinicola italiana che internazionale, ed è dunque bene che vi ritroviate a riflettere insieme sugli aspetti etici e sulle responsabilità morali che tutto ciò comporta, e che in questo traiate ispirazione dal Poverello di Assisi.

Le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi – attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo – indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro, è certamente fondamentale: per un prodotto di qualità, infatti, non basta l’applicazione di tecniche industriali e di logiche commerciali; la terra, la vite, i processi di coltivazione, fermentazione e stagionatura richiedono costanza, richiedono attenzione e richiedono pazienza.

La sacra Scrittura stessa parla di questi temi. Viene in mente la Lettera di Giacomo, che dice: “Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge” (Gc 5,7). E penso soprattutto a Gesù, il quale, nell’ultima immagine che lascia ai suoi discepoli, parla del Padre come di un agricoltore, che si prende cura della vite, potandola e facendo così in modo che porti buon frutto” (cfr Gv 15,1-6)

Rispetto, costanza, capacità di potare per portare frutto: sono messaggi preziosi per l’anima, che ben si apprendono dai ritmi della natura, dai vitigni e dalla lavorazione. Essa comporta un’infinità di competenze, solo in parte trasmissibili in modo tecnico, “scolastico”, spesso invece legate alla condivisione di una sapienza pratica, di vita, a un’esperienza specifica da acquisire sul campo, in modo tanto più proficuo, quanto più ci si lascia coinvolgere dalla dimensione umana di ciò che si fa.

E se il rispetto e l’umanità valgono nell’uso della terra, sono ancora più decisivi nella gestione del lavoro, nella tutela delle persone e nel consumo dei prodotti, per far maturare, a livello di singoli e di aziende, quella capacità di “auto-trascendersi, infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità”, che “rende possibile ogni cura per gli altri e per l’ambiente”, considerando “l’impatto provocato da ogni azione e da ogni decisione personale al di fuori di sé” (Lett. enc. Laudato si’, 208). Infatti, la «cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri” (ivi, 70).

Cari amici, il vino, la terra, l’abilità agricola e l’attività imprenditoriale sono doni di Dio, ma non dimentichiamo che il Creatore li ha affidati a noi, alla nostra sensibilità e alla nostra onestà, perché ne facciamo, come dice la Scrittura, una vera fonte di gioia per “il cuore dell’uomo” (cfr Sal 104,15), e di ogni uomo, non solo di quelli che hanno più possibilità. Grazie allora per aver scelto di ispirare la vostra attività a sentimenti di concordia, aiuto ai più deboli e rispetto per il creato, sull’esempio di Francesco di Assisi. In lui vi benedico e vi auguro, nel suo stile, “pace e bene”. Grazie.

“L’Udienza, a cui abbiamo partecipato grazie al sostegno della Diocesi di Verona e in particolare del vescovo Monsignor Domenico Pompili, rappresenta un evento di straordinaria rilevanza per Veronafiere che, attraverso Vinitaly, coinvolge i principali protagonisti di un comparto che più di altri esprime un forte legame con le nostre origini culturali – afferma Federico Bricolo, presidente di Veronafiere -. Come ci ha ricordato Papa Francesco rendiamo omaggio al vino come dono di Dio, simbolo di tradizione e di un sistema economico sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Ribadiamo il nostro impegno con Vinitaly a preservare e valorizzare il patrimonio enologico della nostra comunità, affinché il vino continui a essere un elemento di coesione sociale e di apertura al dialogo, ispirando una convivialità che unisce”.